Non aveva più neppure i soldi per le spese condominiali. Ha chiuso moglie e figlia di 3 anni in casa, è sceso in cantina e si è tolto la vita. E’ il drammatico epilogo di una esistenza che per lui non aveva più senso. La vita era quella di un 31enne macedone che abitava nei palazzoni popolari di via Penitenti. Straniero, come tanti altri nella zona, che faticano forse più degli italiani a sopportare il periodo di crisi economica. La sua storia ha commosso Piacenza, in particolare il quartiere Farnesiana dove abitava.
La dignità, nonostante avesse perso da sei mesi il lavoro, non gli era mancata fino all’ultimo. “Lunedì scorso alla fine della riunione di condominio – ha raccontato uno dei vicini, che lo conosceva bene – avevamo deciso per alcune importanti ristrutturazioni. Una spesa sostenuta per tutti. E lui aveva votato a favore, senza nascondere alcune difficoltà a reperire la somma”.
Ci aveva sperato di poter pagare quella, come le altre spese. Ha sperato invano. Il 31 enne macedone, descritto da tutti come “un ragazzo buono e sempre disponibile”, lunedì si è chiuso la porta di casa alle spalle, dietro la moglie e la piccola avuta 3 anni fa, è sceso in cantina e si è impiccato.
Sono state le grida della donna a far accorrere i vicini, i quali prontamente hanno chiamato il 118 e la polizia. “La abbiamo sentita urlare: andate in cantina, andate in cantina! Una voce così disperata non l’avevo mai ascoltata” ha detto uno dei primi ad accorrere. “Piangeva moltissimo, chiedeva se il marito fosse morto. Piangeva, urlava e sveniva” ha detto un altro, rimasto scioccato dalla scena. “Poi si è messa a pregare e qualcuno è sceso”.
Così qualcuno si è deciso a a verificare: “Seguendo le indicazioni della donna siamo andati in cantina. Ero con mia figlia maggiore. Ho visto la porta leggermente aperta, ho mandato via mia figlia, ho spalancato la porta e l’ho visto. Si era impiccato”.
Una tragedia non nuova nel quartiere Farnesiana. “All’inizio dell’anno un altro nostro vicino si era tolto la vita – dice un signore che abita in zona -. Si è gettato dalla finestra del nono piano”. Gesti estremi che nella periferia, così come in altri quartieri limitrofi, da qualche anno sono all’ordine del giorno anche se non sempre vengono raccontati. Ma non per questo fanno meno male: “Non sono riuscita a dormire questa notte” ha confessato una signora che abita sullo stesso piano della famiglia macedone. Un altro lo ricorda con affetto: “Abitava nel condominio da più di cinque anni. Era una brava persona. Non ricordo di averlo mai sentito litigare né con la moglie né con la figlia – ha detto la vicina di pianerottolo – Da circa sei mesi aveva perso il lavoro. Lo vedevo la mattina che portava la figlia all’asilo e poi rientrava in casa. La domenica tutta la famiglia andava a messa. Nel condominio scambiava una parola con tutti, era una persona umile”.