Due toghe “big” di Milano puntano a guidare la Procura di Firenze. Ilda Boccassini e Armando Spataro hanno presentato al Csm la domanda per sostituire l’uscente Giuseppe Quattrocchi, che lascerà a ottobre per raggiunti limiti di età. Il procuratore aggiunto Ilda Boccassini, 63 anni, guida attualmente la Direzione distrettuale antimafia del capoluogo lombardo e ha messo la “firma”, tra l’altro, sulla grande operazione “Crimine Infinito”, scattata all’alba del 13 luglio 2010, che ha restituito all’opinione pubblica un po’ assopita una fotografia impietosa del sistema ‘ndrangheta in Lombardia. Ma Ilda Boccassini, nota per la sua allergia ai giornalisti e per incontenibili sfuriate con i colleghi, rappresenta anche l’accusa contro Silvio Berlusconi nel processo Ruby. E’ lei che ha messo sotto accusa l’allora premier per prostituzione minorile e concussione, cosa che ha attirato sul di lei pesanti “attenzioni” da parte della stampa fedele al Cavaliere.

Antimafia e inchieste sgradite al potere fanno parte anche del dna di Armando Spataro, 64 anni, anche lui Procuratore aggiunto. Che all’inizio degli anni Novanta, nella prima stagione dell’antimafia milanese, nella neonata Dda curò importanti inchieste anti-‘ndrangheta, come quella che smantellò il clan Coco Trovato, egemone nel lecchese, e quella che portò all’arresto del boss Domenico Paviglianiti. Passato all’antiterrorismo, ha coordinato l’inchiesta sul sequstro dell’imam Abu Omar, prelevato dai servizi segreti Usa in una via della periferia milanese ed “esfiltrato” in un’operazione illegale di rendition. Il successivo processo ha portato a pesanti condanne in appello per gli ex vertici del Sismi Niccolò Pollari e Marco Mancini, e a condanne definitive – davvero senza precedenti – per i 23 agenti della Cia coinvolti, nel frattempo resisi irreperibili. A differenza di Ilda Boccassini, Armando Spataro non sfugge all’impegno pubblico e a prese di posizione forti in materia di politica e giustizia. Una “summa” della sua carriera e delle sue idee è contenuta nel libro “Ne valeva la pena”, pubblicato nel 2010. 

Boccassini e Spataro, comunque, non avranno vita facile nella corsa verso Firenze. Sarebbero in tutto una cinquantina i colleghi che aspirano alla guida della Procura del capoluogo toscano. 

llda Boccassini, secondo l’ordine delle domande presentate al Csm, è al diciottesimo posto nella lista e non è tra i magistrati con maggiore anzianità di servizio. L’elenco, secondo quanto si apprende, è aperto dal procuratore aggiunto di Genova Vincenzo Scolastico, in magistratura dal 1969, oggetto di polemiche nel capoluogo ligure perché presunti ‘ndranghetisti lasciavano intendere stretti rapporti con lui in conversazioni intercettate. Rapporti che il magistrato ha sempre negato. E’ seguito dai colleghi in sevizio a Roma Alberto Cozzella e Giancarlo Capaldo. Tra gli altri candidati il procuratore di Livorno Francesco De Leo, quello di Rimini Paolo Giovagnoli, quello di Perugia Giacomo Fumu, l’aggiunto di Torino Sandro Ausiello.

Al Csm sono arrivate anche le domande anche di toghe in servizio alla stessa procura di Firenze fra cui gli attuali aggiunti di Quattrocchi, Giuliano Giambartolomei e Francesco Pappalardo, e il sostituto Pietro Suchan, da poco in ruolo a Eurojust, ma per tanti anni inquirente a Firenze. Candidati anche alcuni specialisti antimafia come Pierluigi Maria Dell’Osso e Roberto Pennisi, della direzione nazionale antimafia. Mentre dal Sud hanno chiesto di capeggiare la procura di Firenze anche il procuratore di Agrigento Renato Di Natale, quello di Termini Imerese Alfredo Morvillo, il capo di Santa Maria Capua Vetere Corrado Lembo, e Antonella Giannelli, sostituto procuratore generale presso la corte d’appello di Salerno.

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