Andrea Viola, del Pd, ha denunciato la presenza di un imprenditore arrestato per 416bis nell'elenco delle ditte da invitare agli appalti comunali. Sindaco e maggioranza lo hanno querelato e paragonato in modo sprezzante all'autore di Gomorra. Ma le denunce appaiono tutt'altro che infondate
Denuncia la mafia e finisce in tribunale. In più lo “accusano” di essere come Roberto Saviano. È accaduto a un giovane consigliere comunale di Golfo Aranci, località turistica della Costa Smeralda, paradiso di terra e mare ad una manciata di chilometri dalla residenza sarda di Silvio Berlusconi. Andrea Viola, avvocato e consigliere Pd, ha denunciato il rischio di infiltrazioni mafiose nel suo Comune e per questo è stato querelato dalla maggioranza guidata dal sindaco Giuseppe Fasolino. Per gli amministratori locali Viola è solo un “piccolo Saviano sardo” e le sue accuse del tutto infondate: a Golfo Aranci non c’è mafia.
Non la pensa così il consigliere. Il 30 maggio 2012 Viola scrive al Ministro dell’Interno per segnalare delle anomalie nei lavori pubblici del Comune. Il consigliere ne ipotizza addirittura lo scioglimento. L’imprenditore Salvatore Costanza, siciliano della provincia di Agrigento, arrestato dalla Procura di Palermo con l’accusa di associazione mafiosa nel 2011, all’inizio del 2012 continua a figurare nell’elenco degli operatori economici da invitare per lavori comunali che non richiedono certificati antimafia. Il costruttore è molto conosciuto in zona perché da dieci anni si aggiudica appalti, subappalti e lavori a chiamata diretta attraverso la sua ditta e la cooperativa Speedy a lui riconducibile. Per il Ministero però, che risponde per voce del sottosegretario Carlo De Stefano, non ci sono irregolarità perché le informative antimafia che sanciscono l’interdittiva per le ditte di Costanza arrivano a Golfo Aranci diversi mesi dopo le notizie di stampa e l’arresto: i lavori sono già assegnati e il permanere del nome nell’elenco è solo la conseguenza di ritardi burocratici.
Costanza ha buone entrature in quello spicchio di Sardegna. E fa la bella vita. Nel 2006 viene fermato ad un posto di blocco, a due passi da porto Rotondo, mentre viaggia sulla sua Bmw con due ragazze dell’est e un assessore comunale. Anche il pentito Giuseppe Vaccaro racconta ai giudici siciliani che Costanza gli diceva “che là, in Sardegna, è tipo come la Sicilia… che i lavori si prendevano facilmente”. Tutte coincidenze? No, secondo Andrea Viola, che non molla la sua battaglia e non ha timore a parlare di “mafia a Golfo Aranci”.
Del resto la sua preoccupazione non è affatto gratuita. Che la criminalità organizzata concluda affari anche in Costa Smeralda non è neppure una notizia. Gli investimenti immobiliari di Cosa nostra nel nord della Sardegna sono noti alla magistratura da più di un decennio. Gli ultimi sequestri di beni, a Porto Cervo, risalgono al 22 maggio scorso. Appartamenti intestati alle eredi di un funzionario della regione Sicilia diventato ricco grazie al colossale affare della metanizzazione della Sicilia. Un’operazione da 400 miliardi delle vecchie lire gestita – secondo i pm – in accordo con il sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino e l’interessamento diretto dei boss corleonesi. Anche la Direzione Nazionale Antimafia scrive nella sua ultima relazione che “sono in corso accertamenti” proprio sulle “possibili infiltrazioni di soggetti mafiosi in appalti pubblici gestiti nell’area di Golfo Aranci”.
Intanto però Viola viene querelato per diffamazione perché le sue preoccupazioni ledono l’onore e la rispettabilità dell’amministrazione locale. Di più, viene irriso come “piccolo Saviano”. Sindaco e maggioranza si dicono certi della “totale assenza della mafia a Golfo Aranci” e decidono di non lasciare impunita tanta sollecitudine: dopo la querela si oppongono anche alla richiesta di archiviazione avanzata dal pm Angelo Beccu. La palla passa al giudice, che decide il 20 giugno.