In che cosa sta la novità del procedimento penale in corso che vede indagati i massimi responsabili della gestione dell’Ilva?
La Procura di Taranto in fondo non aveva già indagato in passato sull’Ilva? Dove è dunque la novità di oggi?
La novità è la diossina.
La novità sono i politici sotto inchiesta.
La novità sono i cittadini che prendono coscienza e sostengono i magistrati.
La novità è il sistema di potere trasversale dei partiti di governo che va in soccorso esplicito ai Riva.
Il re è nudo.
I magistrati hanno in passato già messo sotto accusa e condannato i Riva prima per l’inquinamento delle polveri del parco minerali e poi per l’inquinamento cancerogeno della cokeria.
Ma oggi c’è qualcosa in più, qualcosa di enorme: la diossina. La diossina è un inquinante persistente che ha avvelenato Taranto: il mare, il quartiere Tamburi, i pascoli. Il benzo(a)pirene può sparire dall’aria fermando i camini e chiudendo l’area a caldo, come è accaduto a Genova. Ma la dossina no: rimane. E’ una maledizione che non va via. A meno che non si faccia la bonifica del terreno e dei fondali. E costa moltissimo. I costi dovrebbero essere pagati da chi ha inquinato. Questa della bonifica è la spada di Damocle che pende oggi sui proprietari dell’Ilva. La normativa europea dice chiaro e tondo: chi inquina paga. Ecco perché, dalla scoperta della diossina, l’azione della magistratura ha avuto una pericolosità senza precedenti: deciderà la vita o la morte dell’Ilva, o per lo meno della sua area a caldo.
Ecco anche perché la politica che ha dialogato con i Riva – non ha commissionato quelle indagini tecniche che servirebbero a individuare in modo stringente e inoppugnabile chi ha inquinato i terreni da bonificare.
La diossina è quindi la vera novità che è nei faldoni della Procura.
La novità è soprattutto l’ipotesi di disastro ambientale. C’è una perizia chimica che dimostra la contaminazione del territorio e della catena alimentare. E inoltre c’è la perizia epidemiologica che dimostra l’incompatibilità dell’attuale fabbrica con la tutela della salute e della vita. E c’è infine un incidente probatorio a cui hanno potuto partecipare anche gli esperti dell’Ilva. Quell’incidente probatorio ha formato la prova che sarà portata nel processo vero e proprio. Per questo il futuro processo non sarà come gli altri.
Sarà il processo alla diossina. Il 22 aprile 2005 PeaceLink annunciò pubblicamente che a Taranto c’era diossina: nessun politico raccolse l’allarme. Quello che verrà sarà il processo ai silenzi e alle complicità che hanno consentito per anni di inquinare Taranto senza che nessuno – fino al 22 aprile 2005 – dicesse mai ai tarantini che giorno dopo giorno venivano avvelenati con la diossina.
E’ fallita la politica dei silenzi. E’ franato un sistema di potere. Le vergogne sono visibili al pubblico. Ora grazie alla magistratura sappiamo la verità nascosta.