James Gandolfini, il Tony Soprano della celebre serie tv Hbo The Sopranos, è morto la scorsa notte a Roma a 51 anni per un infarto. L’attore era giunto in Italia per partecipare come ospite al TaorminaFilmFest, dove sabato prossimo, insieme a Gabriele Muccino, avrebbe dovuto incontrare il pubblico per poi ricevere il premio 2013 dello storico festival dei ragazzi. La notizia è rimbalzata sui siti web di tutto il mondo grazie alla popolarità che Gandolfini, di origini italiane (il padre proveniva dal parmense, la madre da Napoli, ndr) aveva acquisito grazie ad una delle più seguite e apprezzate serie per la tv americana e di mezzo mondo: I Soprano. 86 episodi per otto stagioni consecutive (1999-2007) dove l’omone nato a Westwood interpretava il ruolo del boss mafioso dalla personalità fragile e dai frequenti attacchi di panico che ricorre alle cure di una psicanalista.

Gli ultimi 5 minuti della serie Soprano 

Celebre il suo primo sogno che apre la serie sul lettino della psicanalisi, quando in vestaglia vede uno stormo di anatre che spiccano il volo dalla sua piscina nel New Jersey. Così la spietatezza dei Corleone nella saga del Padrino di Coppola, o l’ilarità consumata del boss interpretato da De Niro nel film Terapia e Pallottole, diventano carta, anzi pellicola straccia di fronte alla straordinaria complessità di Tony: capo banda dall’anima fragile e con una vita interiore continuamente da ricostruire. I Soprano, insieme a ER–Medici in Prima Linea, sono i primissimi esempi della serialità televisiva per le tv statunitensi. Da David Chase – autore de I Soprano – e Michael Crichton – di ER – nasce il nuovo corso del piccolo schermo a stelle e strisce sul finire degli anni Novanta. Elemento limitante, però, per un attore delicato e multiforme come Gandolfini, spesso relegato nel personaggio di Tony Soprano e parecchio dimenticato dal cinema mainstream.

La prima seduta nella puntata pilota 

Lo ricordiamo comunque in parti secondarie in Un’estranea tra noi di Sidney Lumet (1992), dove interpreta un italoamericano, passando da commedie nere come Get Shorty con John Travolta (1995), The mexican con Brad Pitt e L’uomo che non c’era dei Coen (entrambi nel 2001), fino ad un capolavoro come Tutti gli uomini del re (2006) con Sean Penn e il recente Zero Dark Thirty di Kathrin Bigelow, dove interpreta niente meno che l’ex capo della Cia Leon Panetta.

Ruoli sempre troppo stretti per un caratterista di livello, uomo timido e riservato, a cui nessuno ha mai donato una parte principale per un film di primo piano. Gandolfini è stato anche produttore di documentari come Alive Day Memories: Home From Iraq Wartorn: 1861-2010, sulla storia dello stress post traumatico nei militari statunitensiIn queste ore il web gli sta dedicando un infinito tributo tra incredulità e commossi apprezzamenti. Gandolfini lascia due figli: Micheal e Liliana, nata l’anno scorso dalla seconda moglie Marcella Wudarski.

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