“Tu elimina le analisi”. A imporre l’ordine nel corso di un incontro con alcuni allevatori il presidente di Cospalat, Renato Zampa. Sì perché nel latte friuliano – tossico e cancerogeno distribuito Veneto, Toscana, Umbria, Campania e Puglia – c’era secondo il Nas il 30% di aflatossine. Zampa è in carcere, ma sono sette le misure cautelari eseguite dai carabinieri su ordine dell’autorità giudiziaria di Udine per commercio appunto di alimenti cancerogeni, nocivi e adulterati. Gli indagati, invece, sono 26, di cui 17 allevatori del consorzio. Secondo l’accusa Zampa, di 52 anni, di Pagnacco (Udine), presidente del consiglio direttivo e legale rappresentante del consorzio Cospalat del Friuli Venezia Giulia, era il capo di una vera e propria associazione a delinquere. Il latte finiva anche a casefici che producevano formaggio a marchio dop.

A dare avvio alle indagini, a maggio 2012, era stato un autotrasportatore il quale aveva spiegato al Nas di essere stato costretto a consegnare ai caseifici produttori di Montasio dop anche latte non proveniente dagli accertamenti certificati. Le partite viaggiavano accompagnate da documenti di trasporto in cui si attestava falsamente l’idoneità del latte alla produzione di Dop locale. Nel corso delle indagini i Nas, coordinati dal pm di Udine Marco Panzeri, hanno scoperto che da alcuni allevamenti Cospalat partiva anche latte contenente aflatossine, una muffa che intacca i fusti del mais usato come alimentazione per le mucche, e che assimilata in valori elevati rischia di produrre effetti cancerogeni e causare disturbi alla crescita nei bambini. Il latte, destinato ad altri caseifici per produrre formaggi non dop o latte Omega 3, veniva diluito con prodotto non contaminato per renderlo idoneo ai controlli analitici effettuati dagli acquirenti. Secondo gli inquirenti, che hanno sequestrato 1.063 forme di formaggio potenzialmente nocivo, gli indagati avrebbero anche falsificato le analisi del prodotto. Il consorzio frodava caseifici e distributori, ma a sua volta, in una filiera di violazioni, sarebbe stato vittima di furto da parte di due autotrasportatori. Questi rubavano 2 o 3 quintali di latte nel corso di ogni viaggio verso Toscana e Umbria, per rivenderlo a un soggetto non identificato. Sottratto il latte, lo sostituivano con acqua.

Ai domiciliari su ordine del gip Roberto Venditti la segretaria amministrativa e il responsabile degli autisti del consorzio, una consulente esterna, che ha aiutato non solo a nascondere e distruggere documenti ma anche a sostituire i campioni di latte destinati a essere analizzati dalle autorità veterinarie e sanitarie. Agli arresti domiciliari sono finite anche le due socie del laboratorio di analisi Microlab snc di Amaro che dovevano monitorare costantemente i livelli di contaminazione da aflatossine del latte ma in in realtà nascondevano e distruggevano i referti. Diposto l’obbligo di dimora per due autisti per furto: truffavano a loro volta i frodatori rubando il latte contaminato. Tra gli indagati figurano anche le due società Cospalat e Microlab, chiamate a rispondere in base alle norme sulla responsabilità amministrativa degli enti. La presenza di aflatossine “è causa di una giusta preoccupazione”, ma allo stesso tempo “non deve causare allarmismi”dice all’Ansa il neonatologo dell’istituto pediatrico Burlo Garofolo di Trieste, Riccardo D’Avanzo.

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