E’ un piccolo esercito, invisibile ma agguerrito. Intasca migliaia di euro pubblici per qualche paginetta di report, che la Corte dei conti non esita a definire generico. Ama i temi alti, come la crisi globale o le ecomafie. Massimi sistemi che – grazie ai ricchi contratti firmati dal consiglio regionale del Lazio nel 2011 – hanno trovato un inaspettato posto in prima fila, mentre le casse si riempivano di debiti, raggiungendo la cifra record di 11,6 miliardi di euro. Sono di tutti i colori politici e di professione fanno i consulenti, forma surrogata dell’agognato posto pubblico, in grado di saltare concorsi e prove di selezione.
La radiografia che i giudici contabili hanno tracciato dei conti del penultimo anno del governo Polverini è impietosa. Il faro è per ora puntato al 2011, quando mancavano pochi mesi all’esplosione dello scandalo dei fondi dei gruppi al palazzo della Pisana. Nessuno ancora immaginava che da lì a poco sarebbero scattate le manette per Franco Fiorito, Pdl, e Vincenzo Maruccio, Idv. E nei corridoi dei palazzi regionali era un fiorire di incarichi sui temi più disparati.
I giudici contabili hanno analizzato una per una le relazioni finali prodotte dai consulenti, per capire la congruità delle cifre pagate e la sostanza del lavoro finale. I risultati sono stati disarmanti. L’incarico per elaborare un report su “Processi decisionali multilivello: la politica di coesione e la partecipazione regionale alla produzione normativa Ue” ad esempio non ha prodotto una sola pagina di relazione, con un costo di 15mila euro pagate ad Antonio Tiseo. Un fascicolo privo di lavoro finale – con una relazione su un altro argomento non attinente con l’incarico – era anche quello intestato a Claudio Lena, altro consulente del consiglio regionale del Lazio, retribuito 33mila euro. Cecilia Rosica – retribuita 33mila euro nel 2010 e 16.500 euro nel 2011 – ha preferito presentare una “autorelazione” di 10 pagine. Nessun lavoro finale è stato poi riscontrato dalla Corte dei Conti nel fascicolo di Alessia Albani, costata 22 mila euro al consiglio regionale.
I magistrati contabili elencano poi i pochi lavori presentati, che molto spesso risultano generici e decisamente costosi. E’ il caso, ad esempio, dell’ex assessore della giunta Marrazzo Alessandra Tibaldi, che ha presentato una relazione di 9 pagine sulla “Fenomenologia locale di una crisi globale”. Il tutto al costo di 33mila euro di consulenza. O ancora Fabrizio Dani che ha incassato 33mila euro nel 2010 e altri 33mila euro nel 2011: “La relazione rinvenuta nel fascicolo dell’amministrazione – scrive la Corte dei conti – consta di 3 pagine, con elementi generali di inquadramento dell’argomento”, con un allegato di sei pagine “in cui sono riprodotti stralci degli statuti della regione Veneto, Piemonte e Umbria”. In ogni caso difficilmente le relazioni dei consulenti superavano la decina di pagine, salvo in un caso.
Tanti i dubbi anche sull’affidamento dei servizi a società esterne, con costi spropositati spesso spropositati. A colpire l’attenzione della Corte dei conti, ad esempio, è l’incarico alla B&B consulting – costato 62mila 400 euro – per la rielaborazione delle voci delle entrate di bilancio: “dati che dovrebbero, per attività istituzionale, essere già disponibili presso la Direzione regionale del Bilancio e comunque, agevolmente ricavabili dai Certificati di Conto Consuntivo degli enti locali”. O come la cura dei giardini della sede del consiglio regionale, costata – nel solo 2011 – quasi 700mila euro.