Organizzazione mondiale della sanità con la London school of hygiene&tropical medicine e South African medical research council hanno stilato un report pubblicato sulla rivista inglese 'The lancet' nel quale si analizzano 492.340 casi di omicidio attraverso 118 studi condotti in 66 Paesi. Ma avvertono gli autori "la vera dimensione del problema è sottostimata"
I nuovi dati pubblicati su ‘The lancet‘ e inclusi in un report – ‘La prevalenza e gli effetti sulla salute della violenza domestica‘ – dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in associazione con la London school of hygiene&tropical medicine e con il South African medical research council evidenziano come almeno un omicidio ogni sette nel mondo (13,5%) sia commesso fra le mura di casa per mano del partner. Questi ultimi sono ritenuti responsabili di una quota tra un terzo e la metà di tutti i femminicidi, mentre solo il 6,3% degli omicidi maschili avviene per mano della compagna. almeno un omicidio su sette avviene tra le mura domestiche.
Il Paese dove le donne sono più a rischio è il Sud-est asiatico, dove più della metà (58,8%) degli omicidi avviene per mano del partner. A seguire ci sono i Paesi ad elevato reddito (41,2%), tra i quali è presente anche l’Italia; le Americhe (40,5%) e l’Africa (40,1%). Nei Paesi a medio e basso reddito europei e del Pacifico occidentale i femminicidi ad opera del partner sono molto meno frequenti, circa un caso su 5, e nelle regioni del Mediterraneo orientale ancora meno (14,4%).
Dopo i recenti fatti di cronaca che hanno visto come protagonista la violenza sulle donne in Italia, lo studio inglese conferma il dramma della vulnerabilità del sesso femminile proprio in ambiente domestico. Donne “le cui necessità sono state trascurate per troppo tempo”, sottolinea Heidi Stockl, autrice dello studio i cui dati sono stati inclusi nel report che evidenzia come il 38,6% dei femminicidi sia imputabile ai partner.
Molto difficile è invece che l’omicidio di un uomo sia imputabile alla compagna: questo tipo di delitto ha un incidenza molto bassa (tra il 6,3% a meno del 2%) nei diversi Paesi. Stockl e colleghi della London school of hygiene&tropical medicine, ai fini dello studio hanno raccolto, in maniera sistematica i dati relativi a 169 Paesi negli ultimi 20 anni. In particolare hanno analizzato 492.340 casi di omicidio, da 118 studi condotti in 66 Paesi. E secondo gli autori, la vera dimensione del problema è sottostimata a causa della mancanza di dati. In particolare, si stima che in almeno in un caso di femminicidio su 5 non siano stati riportati legami, pur esistenti, tra assassino e vittima.
Stockl punta il dito contro le istituzioni, ritenendo questi omicidi “il risultato finale di un mancato intervento da parte della giustizia contro la violenza domestica. C’è ancora molto da fare – aggiunge l’esperta – in particolare per aumentare gli investimenti nella prevenzione di questo tipo di violenza, per sostenere le donne coinvolte in questi episodi, e per controllare il possesso di armi per persone con una storia di violenza alle spalle”.
In un commento al report dell’Oms, Rosana Norman del Queensland children’s medical research institute della University of Queensland in Australia, scrive che “questi risultati hanno implicazioni importanti per la prevenzione dei femminicidi per mano del partner, e indicano la necessità di ulteriori indagini. E le ricerche sulle complesse questioni relative alle relazioni intime, possono essere intraprese solo se i dati sono raccolti in maniera sistematica”.