L’Occidente che passa in Oriente e viceversa, viaggiatori, letteratura, cinema… Al tramonto diventa spettacolare. Una leggera brezza proveniente dal mar di Marmara increspa le acque, scompiglia il fumo nero dei traghetti, spande dovunque l’odore di caldarroste (!) e sgombri cotti sulla graticola e rinfresca le migliaia di persone che bazzicano freneticamente la fermata Eminönü del tram n. 1. I venditori di carabattole sono l’unico punto fermo in questo flusso colorato.
Prima di partire mi hanno messo tutti in guardia sui rischi di venire qui proprio in un periodo così “caldo”: le ultime cariche della polizia sono terminate da un paio di giorni, eppure un passante anche attento non riesce a rendersi conto di ciò che è successo. Idranti, lacrimogeni, manganelli, sangue. La metropoli ha già fagocitato e digerito tutto, sono tornati i giardinieri, i turisti, i pescatori sul ponte (ma quelli non se ne erano mai andati).
Guardo l’Italia da lontano, tutto sembra più chiaro e facile da comprendere: il nostro Paese, sempre più “per vecchi”, non è riuscito a tenere il passo con i tempi e, pur con le dovute eccezioni, sta scivolando in un distratto qualunquismo pecoreccio e dunque molto facile da “gestire”. Purtroppo abbiamo quasi completamente dimenticato l’ipotesi “di una possibilità” e forse questo venticello fresco non è soltanto l’effetto degli sbalzi della pressione atmosferica. Chi volesse tenersi aggiornato può visitare il prezioso profilo di Fb Scoprire Istanbul.