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Per uscire dalla crisi serve una rivoluzione non violenta

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La situazione del paese, a causa delle politiche economiche praticate dal governo italiano su indicazione dell’Europa, è semplicemente drammatica. Disoccupazione crescente, precarietà dilagante, la gente che non arriva a fine mese. Monti prima e Letta poi ci avevano spiegato che questa situazione era passeggera in quanto ‘il risanamento dei conti pubblici’ avrebbe largamente compensato questi sacrifici. La dimostrazione era data dall’abbassamento dello spread, cioè degli interessi che l’Italia paga sul debito pubblico.

In questi giorni sta cadendo anche questa giustificazione. Lo spread sta risalendo e le borse stanno crollando. Questo perché la discesa dello spread non ha mai avuto nulla a che vedere con l’azione del governo quanto piuttosto con l’acquisto da parte della Bce dei titoli di stato e l’immissione sul mercato di enormi quantità di denaro a basso costo da parte degli Usa e del Giappone. Si dà il caso però che in questi giorni la Federal Reserve degli Usa dica che stringerà i cordoni della borsa e questo ha fatto schizzare in alto i tassi di interesse e ha fatto crollare le borse.

Visto che nulla è stato fatto in questi anni per mettere sotto controllo la speculazione, è molto probabile che nei prossimi mesi riprenderà la speculazione e ci chiederanno altri sacrifici. Parallelamente il governo ci spiegherà che dobbiamo fare altri sacrifici, che ci vuole più Europa e che deve convincere la Merkel a fare politiche a favore dell’occupazione.

È del tutto evidente che si tratta di balle spaziali che daranno modo  agli speculatori di continuare a rubare soldi dalle tasche dei lavoratori e dei pensionati per trasferirle nelle loro, attraverso alti tassi di interesse.

Penso che bisogna smetterla di aspettare Godot: occorre fare una rivoluzione non violenta per uscire dalle politiche di austerità. Questo e non altro è l’unico obiettivo sensato in questa fase. Per questo è necessario disobbedire ai trattati europei e fare immediatamente un piano per il lavoro in Italia. Non possiamo continuare ad impiccarci con le nostre stesse mani per far piacere alla Merkel: disobbedire ai trattati e mettere al centro dell’azione politica la costruzione di due milioni di posti di lavoro è un obiettivo necessario e realizzabile. Non si può continuare ad aspettare che l’Europa cambi: questa Europa a trazione tedesca, costruita attorno ai trattati neoliberisti di Maastricht e Lisbona, è tutt’uno con le politiche di austerità che distruggono diritti e la democrazia. Per questo l’obiettivo dei comunisti oggi non può essere altro che l’uscita dalle politiche di austerità, la piena occupazione da realizzarsi attraverso l’intervento pubblico e la riduzione dell’orario di lavoro, la  riconversione ambientale dell’economia e delle produzioni.

In altre parole: la piena sovranità del popolo italiano sulle condizioni della propria esistenza.

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