Ieri una mamma con il suo passeggino è stata investita a Rimini davanti alla chiesa. Il bambino di 6 mesi è in ospedale, in prognosi riservata.
Due giorni fa un bambino di 10 anni è stato investito a Milano. Grave.
A distanza di poche ore, a Padova un signore disabile di 73 anni è stato investito sulle strisce pedonali mentre cercava di attraversare la strada a bordo della propria carrozzina. Morto.
Domenica a Milano, invece, ad essere investita e uccisa è stata una bambina di 3 anni.

Sono quattro notizie a caso che mi sono capitate sotto gli occhi in questi giorni, senza neanche il bisogno di andarle a cercare. Sconvolgenti nella loro ordinaria banalità.

Mentre il nostro paese è teatro di queste continue “imprevedibili fatalità”, a Parigi dal prossimo settembre correranno ai ripari introducendo il limite di 30 km/h in ben 560 km di strade in tutta l’area urbana. Un po’ come accaduto a Monaco, dove non esistono quartieri sprovvisti di zone 30.

In Italia le cose stanno in modo diverso, soprattutto nelle grandi città. A Torino, per esempio, c’è un solo quartiere slow, Mirafiori, portato come essmpio virtuoso in tutta Europa ma che non si osa replicare. A Milano, invece, si stanno iniziando le prime sperimentazioni in zone simboliche del  centro città.  Roma ha deciso di stare a zero, ma nelle poche strade in cui sono state realizzate misure di mitigazione del traffico, l’incidentalità con morti e feriti è diminuita del 50%, con punte del 90% (fonte Euromobility).

Però a Roma adesso c’è Ignazio Marino, il ciclista, che è arrivato in Campidoglio e che ha l’opportunità di cambiare in modo epocale la capitale trasformandola in un laboratorio continuo di buone pratiche. In un tweet ha fatto sapere: “Il mio impegno per la mobilità sostenibile lo conoscete. Cura del ferro, vere ciclabili. Assessorato in linea con queste priorità”.

Indubbiamente quelle presentate dal primo cittadino dell’Urbe sono ottime idee ma che rischiano di essere solamente un baluardo simbolico che, per esempio, non avrebbe potuto tutelare i tre soggetti sopra citati.

Marino, e con lui l’Italia, deve compiere una scelta: garantire il diritto alla velocità, oppure garantire il diritto alla vita dei propri cittadini. La scelta di Marino dipende da chi sarà chiamato a diventare assessore alla mobilità e trasporti del comune.

La scelta dell’Italia dipende dalle sorti della proposta di legge presentata oggi alla Camera dei Deputati a Roma dalla Rete per la Mobilità Nuova e che, tra l’altro, contiene una modifica del codice della strada per quanto riguarda le velocità massime consentite all’interno delle aree urbane. Noi come cittadini potremo supportarla firmando nei luoghi che saranno preposti alla raccolta firme, offrendo un sostegno al lavoro di coloro che, in parlamento, avranno il compito di far arrivare la legge fino alla pubblicazione sulla gazzetta ufficiale.

Siamo a un bivio: moderazione del traffico o barbarie.

 

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