Dal 23 giugno alle 22.30 su DMax, canale 52 del digitale terrestre e sul canale 28 di Tivùsat, va in onda la serie con protagonisti Gabriele Rubini e il cibo di strada. Ogni volta un duello on the road per preparare la miglior versione del piatto. E sulla pagina Facebook è possibile trovare le regole del contest al quale si partecipa componendo virtualmente il panino dei propri sogni
E’ la cucina stellata, ricercata, presentata come un’opera d’arte e declamata a mo’ di poesia da chef sempre più rock star a monopolizzare l’immaginario enogastromico. Poi, c’è Gabriele Rubini. Trent’anni, faccia da pellicola americana, tatuaggi su tutto il corpo e baffi a manubrio, Gabriele, alias Chef Rubio, è uno che di cucina se ne intende e che ha scelto una strada piuttosto lontana da quella dei ristoranti stellati e della rivoluzione culinaria ad ogni costo. Una strada che Rubini porta su DMax, canale 52 del digitale terrestre e sul canale 28 di Tivùsat (22:30 – 22:05) dal 23 giugno nel suo nuovo programma, “Unti e Bisunti“.
Una sfida ai migliori cuochi italiani di street food, la sua: Rubio individua i posti migliori dove mangiare cibi di strada tipici del luogo che visita e sfida in un duello on the road i più rinomati ristoratori su piazza, in materia di panino con la milza a Catania, marenna a Napoli, cacciucco a Livorno, rane fritte a Bologna e così via. Vince chi prepara la miglior versione del piatto, secondo una giuria popolare. E la sfida è lanciata anche agli spettatori del programma: su dmax.it e sulla pagina Facebook, è possibile trovare le regole del contest “Unti e Bisunti”, al quale si partecipa componendo virtualmente il panino dei propri sogni.
Ma chi è Chef Rubio? Rugbista all’Overmatch di Parma e al Rugby Roma, a 22 anni si trasferisce a Wellington, per giocare nel Poneke: è lì che inizia ad avvicinarsi alla cucina, lavorando in due ristoranti. “Ho iniziato dicendo che avevo già esperienza, ma non era assolutamente vero. Tra l’altro, non parlavo inglese”, racconta Chef Rubio. Eppure “la cosa della menzogna”, come la chiama lui, gli porta fortuna: scopre di avere talento e attitudine per la cucina.
Dopo essere tornato in Italia lascia il rugby e inizia a girare il mondo, mosso dalla curiosità per il cosiddetto “street food”, il cibo di strada, visto come forma d’espressione di una comunità e come chiave di lettura del suo modo di vivere: Europa, Argentina, Canada, Usa, Norvegia, Finlandia, Svezia, Corea, Giappone, insomma il mondo intero.
E non poteva scegliere momento migliore, Chef Rubio: lo street food piace e i venditori ambulanti di cibarie e piatti tipici registrano il tutto esaurito, trovando soluzioni sempre più innovative per offrire on the road una cucina semplice e tradizionale. Chef Rubio, attraverso i suoi spostamenti da un punto all’altro della penisola, secondo il suo itinerario gastronomico “street style”, dà un’idea dell’incredibile varietà dell’offerta italiana di cibo di strada e della grande tradizione che si lega a questo modo di mangiare.
E d’altra parte, non è detto che si tratti necessariamente di una cucina killer per il beneamato colesterolo: certo, molti piatti hanno una resa saporita, unta e bisunta per l’appunto, che fa parte, per altro, del segreto della loro squisitezza. Ma si possono anche scegliere soluzioni più sane: “la trippa è magrissima. Ipocalorica”, afferma Gabriele. E le porte di un improbabile mondo dove “trippa in umido” sostituisce “fesa di tacchino” nelle diete più spietate si aprono per noi.