Eroi e non più vigliacchi
Sartre una volta disse: “Sarebbe facile crederci vigliacchi, deboli, mentitori, libertini, egoisti, così come altri nascerebbero santi, eroi, generosi. Ma cerchiamo di essere franchi con noi stessi e riconosciamo pure che c’è sempre una possibilità per un vigliacco di non essere più vigliacco e per un eroe di non essere più eroe.”
Crescendo con due genitori onesti, come ho avuto la fortuna di avere io, è quasi automatico diventare una persona perbene. Immagino quanto possa essere più difficile quando, al contrario, si nasce in una famiglia che delinque o che comunque educa i propri figli all’esercizio dell’espediente, dell’illegalità e della sopraffazione. Posso solo immaginare la forza di volontà che serve per allontanarsi consapevolmente dal proprio ambiente familiare e dalle abitudini imparate sin da piccoli; forza di volontà e l’umiltà per ammettere di stare dalla parte sbagliata, per arrivare a dire “non voglio che mio figlio si debba vergognare del cognome che porta, come ho dovuto fare io.”
Per questo considero così importante la figura di Massimo Ciancimino, nonostante gli errori che può aver commesso nel passato e che forse commetterà nel futuro, perché sono anche consapevole di come l’evoluzione avvenga per tentativi ed errori, di come il passato non si cancelli in un istante, solo perché lo desideriamo, ma di come ci voglia impegno e frustrazioni, cadute e risalite.
Ho sempre pensato che ogni essere umano si definisca anche e soprattutto per le scelte che fa e per come riesca a riconoscere e poi riparare gli errori commessi. Per dirla con le parole di Sartre, quando sceglie di “non essere più vigliacco”.
Ho deciso di scrivere queste riflessioni oggi, nel giorno in cui è stato
rigettato il ricorso al Tribunale del Riesame per ottenere la sospensione della custodia cautelare di Ciancimino Jr.
Massimo è in carcere, in isolamento, da più di tre settimane. E’ uno dei primi uomini, se non proprio il primo, a finire dentro per
evasione fiscale. Anzi, scusate, non per evasione fiscale, ma per *sospetta* evasione fiscale, perché ancora non è nemmeno iniziata l’udienza preliminare. Nemmeno fossimo gli Stati Uniti d’America (e non lo siamo, sicuramente non dopo i casi di Valentino Rossi e Dolce&Gabbana, tanto per citare i più noti).
Se Massimo Ciancimino ha commesso degli errori è giusto che ne paghi le conseguenze. Ma che queste siano effettivamente conseguenti a sue colpe e non siano, invece, collegate all'”errore” di aver collaborato con la giustizia e di aver denunciato persone troppo potenti. E’ normale finire in carcere per una calunnia o per un’ipotesi di evasione fiscale? E’ normale venire svegliato due o tre volte ogni notte, tutte le notti, per i controlli notturni? E mi fermo qui, ma potrei continuare.
Oggi ho chiesto ad una mia amica, mamma di due splendidi ragazzi, uno dei quali ucciso probabilmente per ordine di Provenzano, per quale motivo sostenesse e difendesse Massimo Ciancimino, un uomo autoaccusatosi di concorso esterno in associazione mafiosa e di aver portato i “pizzini” da e per il presunto mandante dell’assassino di suo figlio. Mi ha risposto dicendomi che, secondo lei, se in quel momento era addirittura lo Stato a trattare con Provenzano, a chi avrebbe potuto denunciarlo? Ai carabinieri con cui parlava il padre? E ci ha tenuto a sottolineare l’importanza del dare sostegno a chi sceglie di stare dalla parte della giustizia, nel momento in cui lo si sceglie sinceramente, e del difendere coloro che subiscono vessazioni a causa di questa scelta.
Non conosco tutti gli errori di Massimo Ciancimino. Come non conosco tutte le buone azioni che avrà fatto nella sua vita. Ma credo fermamente che una società abbia bisogno degli eroi quanto delle persone che decidono di “non essere più vigliacchi”. E credo che sia anche mio compito fare tutto quello che è nelle mie possibilità perché sempre più persone scelgano la strada della giustizia ed abbiano il sostengo necessario per continuare a seguirla. Lascio ad altri il giudicare chi sia eroe, non più eroe, vigliacco e non più vigliacco, io, personalmente, faccio già fatica a capire i miei, di errori.
di Federica Fabbretti