L'attaccante salentino del Palermo è indagato per estorsione: avrebbe dato mandato ad un suo amico, Mauro Lauricella (figlio di Antonino, capomafia della Kalsa) di recuperare alcuni crediti vantati da alcuni suoi amici. E dalle intercettazioni telefoniche emergono gli insulti alla memoria del magistrato
Non andrà a giocare in Qatar ma rimarrà probabilmente a Palermo, dove i guai giudiziari iniziano ad offuscare definitivamente la sua maglia rosanero con il numero dieci. Alla fine è arrivato l’avviso di garanzia per Fabrizio Miccoli, fantasista del Palermo calcio, finito più volte sui giornali per le sue relazioni pericolose nel capoluogo siciliano. Come rivela Repubblica, il calciatore salentino è accusato di estorsione: avrebbe dato mandato ad un suo amico, Mauro Lauricella, di recuperare alcuni crediti vantati da alcuni suoi amici. Una sorta di recupero di somme di denaro che sarebbe appunto sfociato nell’estorsione. La vicenda è resa ancora più imbarazzante se si pensa che Mauro Lauricella è figlio di Antonino Lauricella, detto ‘u scintilluni, boss mafioso del rione Kalsa arrestato l’anno scorso.
Il dato inquietante è rappresentato però da alcune intercettazioni telefoniche tra lo stesso Lauricella Junior e Miccoli, ‘beccati’ in auto mentre rivolgono frasi ingiuriose nei confronti del magistrato Giovanni Falcone. “Quel fango di Falcone, quel fango di Falcone” canticchiano allegramente i due. Ma sproloquiare sulla memoria del magistrato assassinato da Cosa Nostra nella strage di Capaci sembra essere uno degli hobby preferiti della coppia Miccoli – Lauricella, che in un’altra occasione è intercettata mentre dà appuntamento ad un amico con queste parole: “Ci vediamo davanti all’albero di quel fango di Falcone” dicono i due, riferendosi all’albero che sorge in via Notarbartolo, dove appunto abitava il magistrato palermitano.
Un vero e proprio chiodo fisso quello per il magistrato assassinato nella strage di Capaci, parole agghiaccianti, che diventano ancora più inquietanti se si pensa come, appena un anno fa, lo stesso Miccoli partecipasse alla partita del cuore in occasione del ventennale delle stragi di Capaci e via d’Amelio. Miccoli però non è un nome nuove agli atti dei magistrati palermitani. L’indagine per estorsione si affianca ad un’altra inchiesta, che vede il Romario del Salento indagato dalla procura di Palermo per accesso abusivo a sistema informatico. Miccoli sarebbe stato in possesso di schede telefoniche contraffatte, intestate ad altre persone. Le stesse schede telefoniche che avrebbe poi prestato a Lauricella Junior, suo intimo amico, come dimostrano anche le numerose foto dei due pubblicate su Facebook.
Dopo le prime vicende giudiziarie Miccoli era stato messo sul mercato dal presidente Maurizio Zamparini, ma è possibile che il calciatore salentino alla fine rimanga a giocare nel Palermo, retrocesso proprio quest’anno in Serie B. La voce di Miccoli era stata intercettata già un’altra volta dagli inquirenti, e anche in quel caso il fantasista si era fatto segnalare per aver rivolto frasi ambigue ai suoi interlocutori. “Non venire al campo, ci sono gli sbirri nuovi” diceva Miccoli al telefono ad un altro rampollo di Cosa Nostra: si tratta di Francesco Guttadauro, incensurato nipote del super boss Matteo Messina Denaro, ancora oggi latitante.
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