“Abbiamo dimostrato che è possibile bloccare la produzione”. Così Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, a margine del secondo giorno di sciopero indetto a Pomigliano d’Arco dai metalmeccanici della Cgil e dallo Slai-Cobas contro la decisione della Fiat di ricorrere a due sabati di straordinario per far fronte a un picco di produzione invece che riportare al lavoro chi da tre anni è cassintegrato. A differenza dello scorso sabato, quando i presidi agli ingressi dello stabilimento automobilistico campano non evitarono agli operai di turno di entrare in fabbrica, questa volta dalle 3.00 del mattino alle 6.15 (il turno iniziava alle 6.00), gli accessi alla Fiat sono stati di fatto interdetti: molti metalmeccanici sono tornati a casa solidarizzando con i cassintegrati, gli altri hanno dovuto aspettare la fine dello sciopero per entrare. Merito anche delle decine di tute blu della Fiom arrivate in Campania da tutta Italia per dare manforte ai loro colleghi, ma anche di un atteggiamento molto più morbido da parte delle forze dell’ordine, inflessibili (in qualche caso violente) nei confronti degli scioperanti sette giorni fa. “Abbiamo dimostrato che la nostra controparte non sono i lavoratori, ma la Fiat, che sta tentando di dividere i lavoratori e di contrapporli – ha dichiarato il segretario Fiom -. Il messaggio di oggi è preciso e dice anche ai lavoratori che sono dentro che riorganizzandosi si può mettere in discussione le scelte della Fiat e si può diventare liberi senza chinare il capo”. Quanto alle polemiche con i Cobas, che hanno contestato alla Fiom la scelta di sospendere la protesta troppo presto, per Landini “la manifestazione è stata un atto di responsabilità e intelligenza: si è forti quando si è in grado di decidere cosa fare e di cogliere il risultato che si è ottenuto” di Andrea Postiglione
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