Giugno 2014. L’ora X per Marcello Dell’Utri scatterà esattamente tra dodici mesi. Un anno di tempo, entro il quale la Corte di Cassazione dovrà tornare ad esprimersi sull’ex senatore del Pdl, considerato “l’uomo cerniera” tra Silvio Berlusconi e Cosa Nostra.
Un processo lungo e complesso quello a carico di Dell’Utri, condannato in appello a sette anni di carcere per concorso esterno a Cosa Nostra. Dopo che nel marzo del 2012 la Cassazione aveva parzialmente annullato la prima sentenza di appello ordinando un nuovo processo, il 25 marzo scorso la corte presieduta dal giudice Raimondo Lo Forti aveva nuovamente confermato le accuse della procura. Adesso la palla torna nuovamente alla Cassazione, che ha dodici mesi di tempo prima che il reato contestato all’ex dirigente di Pubblitalia cada in prescrizione. Un’ipotesi paventata alla vigilia del secondo processo d’appello, che adesso sembra materializzarsi con maggior insistenza.
I giudici della terza sezione d’appello di Palermo hanno infatti chiesto una proroga di novanta giorni per depositare le motivazioni della sentenza di condanna, che dovranno poi essere vagliate per la seconda volta dagli ermellini. La notizia dello slittamento del deposito delle motivazioni ha destato particolare curiosità, dato che la sentenza del marzo scorso aveva preso in esame soprattutto il periodo compreso tra il 1977 e il 1992, ovvero quello che la Cassazione non aveva considerato sufficientemente provato: prima del ’77 invece i rapporti tra Cosa Nostra e Dell’Utri erano stati accertarti oltre ogni ragionevole dubbio.
“È comprensibilissimo che la corte abbia chiesto altri 90 giorni per motivare la sentenza- è invece il commento di Giuseppe Di Peri, legale di Dell’Utri – si tratta di un processo complesso, fatto di parecchi faldoni di carte e che copre un arco di tempo molto ampio. Credo comunque che la cassazione fisserà l’udienza prima dell’arrivo della prescrizione, che in ogni caso non si concretizzerà prima della fine dell’anno prossimo”.
Il primo processo contro il braccio destro di B era cominciato il 5 novembre del 1997, ed era durato ben sette anni: l’11 dicembre del 2004 Dell’Utri era stato condannato a nove anni in primo grado. Sentenza “scontata” nel primo processo d’appello, quando l’ex senatore era stato condannato a sette anni. Poi era arrivato il parziale annullamento della Cassazione, e quindi la nuova condanna da parte dai giudici del secondo processo d’appello. Che però non depositeranno le le motivazioni della sentenza prima del prossimo 25 settembre. E solo a partire da quella data la Cassazione potrà prenderle in esame fissando l’udienza che metterà la parola fine alla vicenda Dell’Utri: in caso di condanna per l’ex senatore si aprirebbero le porte del carcere.
I tempi però, come detto, sono strettissimi e l’ora X della prescrizione si avvicina sempre di più. Tra il primo processo d’appello, conclusosi il 29 giugno del 2010, e la prima sentenza della Cassazione, quella del 9 marzo del 2012, passarono quasi due anni. Per evitare il carcere adesso basterebbe appena qualche mese. Il diretto interessato è quindi ottimista. “La prescrizione? Meglio un’assoluzione. Ma in ogni caso sa cosa diceva Andreotti? La prescrizione è meglio di niente”.
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