La Cia addestra in Giordania gruppi di ribelli siriani a usare armi, di fabbricazione russa e in gran parte provenienti dai magazzini del deposto regime libico di Muammar Gheddafi, giunte in Siria via Turchia con il sostegno finanziario e logistico del Qatar. Sono le convinzioni di fonti di stampa Usa nel giorno in cui nella capitale qatariota è stata ufficializzata la decisione del gruppo degli ‘Amici della Siria’ di inviare ai ribelli “tutto il sostegno materiale e l’equipaggiamento militare necessario”. “Le conferenze di pace sono difficilissime. Primo per la difficoltà di convocarle, poi per quella di farle riuscire – ha detto il ministro degli Esteri Emma Bonino a Doha dove ha partecipato alla conferenza – . Ci sono interessi divergenti, c’è chi spera ancora in una vittoria militare”, ha aggiunto invitando a non essere troppo entusiasti.
In Siria sono proseguiti intanto i combattimenti tra forze fedeli al presidente Bashar al Assad e le brigate della variegata galassia degli insorti. E nella capitale è continuata la controffensiva da parte delle truppe di Assad contro i rioni settentrionali. Almeno tre bambini dell’indomito quartiere di Qabun sono stati uccisi da colpi di carri armati posizionati lungo l’autostrada per Homs. La notizia è riferita da diversi testimoni oculari citati dai Comitati di coordinamento locali, che hanno fornito prove video e le generalità delle vittime.
All’indomani della conferma ufficiale della Casa Bianca del fatto che circa 800 militari Usa rimarranno in Giordania assieme ad alcuni caccia e batterie di missili Patriot dopo aver concluso esercitazioni militari nel regno hascemita, il Los Angeles Times afferma – citando in forma anonima funzionari Usa e comandanti militari ribelli siriani – che agenti della Cia e membri delle forze speciali Usa hanno segretamente addestrato sin dall’anno scorso contingenti di insorti, insegnando loro ad usare armi anticarro e antiaereo. Secondo le fonti, l’addestramento ha avuto luogo in basi in Giordania e Turchia. Non è chiaro quanti ribelli abbiano partecipato all’addestramento nei due Paesi, ma secondo un comandante militare ribelle, in Giordania ad ogni sessione di due settimane erano presenti dai 25 ai 45 ribelli.
La notizia era già comparsa a più riprese nel corso dell’anno scorso e sempre tramite fonti di stampa americane. Il New York Times scriveva nel giugno 2012 che un manipolo di ufficiali della Cia operava segretamente nel sud della Turchia per decidere a quali gruppi di ribelli far arrivare le armi. E anche allora si parlava di razzi anti-carro.
Nel dicembre 2012, altre fonti Usa rivelavano che le autorità giordane, col sostegno di Washington e di Londra, addestravano ribelli all’uso di armi anti-aereo, forse tramite contractor privati, ma comunque sotto la supervisione di ufficiali giordani. Oggi le autorità di Amman hanno smentito con forza ogni loro coinvolgimento, affermando che l’azione della Giordania si limita al sostegno umanitario. Dal canto suo, la Casa Bianca si è limitata a dire che è “stata aumentata la nostra assistenza” ai ribelli. Poche ore dopo le rivelazioni del Los Angeles Times, il New York Times ha pubblicato oggi i dettagli di trasferimenti di quantità di armi dei depositi libici a ribelli siriani. Si tratta secondo diverse fonti americane, siriane e libiche, di armi di fabbricazione sovietica o russa vendute da Mosca sin dagli anni ’80 a Tripoli.
Sfruttando la sua influenza sul nuovo governo libico, il Qatar avrebbe organizzato nei mesi scorsi un vero e proprio ponte aereo, passando per la Turchia, dove hanno base i rappresentanti di diversi gruppi di insorti siriani. Già in passato, altre fonti americane avevano gettato luce su trasferimenti analoghi da depositi di armi di Paesi dei Balcani col sostegno finanziario di Arabia Saudita e Stati Uniti. Un ruolo di primo piano sembra averlo – stando alle fonti – il Supremo consiglio militare, la principale piattaforma degli insorti siriani guidata dal generale disertore Salim Idris, da più parti indicato come l’uomo di Washington nel fronte dei ribelli. Ed è verso il Supremo consiglio che oggi a Doha, gli 11 rappresentanti della coalizione arabo-occidentale anti-Assad hanno deciso di incanalare i nuovi aiuti militari.