I primi escursionisti a perdere la vita erano originati di Parma e di Novara. Erano a quota 3.500 metri I tre - di 45, 55 e 22 anni - erano partiti alle 4 dal rifugio Pizzinini per raggiungere la vetta. Successivamente il soccorso alpino ha recuperato altre tre salme
Sei morti tutti sulla stessa montagna. Ai tre escursionisti, due di Parma e uno di Novara, che hanno perso questa mattina la vita sul Gran Zebrù (3.859 m), nel gruppo dell’Ortles, a quota 3.500 metri, in Alto Adige, se ne devono aggiungere altri tre i cui corpi sono stati recuperati dal soccorso alpino. I primi tre deceduti – di 45, 55 e 22 anni – erano partiti alle 4 dal rifugio Pizzinini per raggiungere la vetta del Gran Zebrù. Come spiegano i Carabinieri, i tre procedevano legati. Molto probabilmente sono stati traditi dal cedimento del ghiaccio. L’incidente si è verificato alle 8.30, a 350 metri dalla vetta. Gli escursionisti sono precipitati insieme per 500 metri. Le salme sono state recuperate e quindi trasportate nella camera mortuario a Solda, dove sono attesi i parenti. I Carabinieri stanno indagando per stabilire l’esatta dinamica di una delle peggiore tragedie di quest’estate in Alto Adige.
Successivamente i soccorritori hanno recuperato altre tre salme. Si tratta di tre alpinisti altoatesini deceduti probabilmente scendendo dalla cima sulla via normale. Verso le ore 14 il gestore del rifugio Casati (3269m) ha dato l’allarme non vedendo rientrare i tre alpinisti che erano partiti la mattina per affrontare la scalata. Poi la triste scoperta dei soccorritori. A distanza di 50 metri dal posto in cui si era verificata la prima tragedia sono stati trovati morti i tre altoatesini. Il 5 agosto 1997 sulla stessa montagna morirono sette persone. Quel giorno i primi a morire furono quattro escursionisti di Reggio Emilia e qualche ora dopo una guida alpina venostana e due turisti tedeschi.