Stavolta i servizi segreti erano presenti nell’aula “Giovanni Falcone” del Palazzo di Giustizia di Trapani dove da oltre due anni e da 53 udienze la Corte di Assise, presieduta dal giudice Angelo Pellino, sta processando per l’assassinio di Mauro Rostagno due conclamati mafiosi, Vincenzo Virga, capo di Cosa nostra a Trapani, e Vito Mazzara, che andava ad ammazzare assieme a Matteo Messina Denaro. All’ultima udienza, citati dai giudici, sono arrivati in aula due funzionari dei servizi segreti, uno dell’Aise e l’altro dell’Aisi, eredi dei disciolti Sisde e Sismi.
Udienza a porte chiuse, solo le parti, senza pubblico e giornalisti. Testi protetti da un paravento alla vista di pm e avvocati. Segretezza che però in parte è venuta meno, l’audio dell’udienza è finito su Radio radicale. Circostanza che viola, per un disguido certamente, l’ordinanza della Corte ma non ci sono segreti da ascoltare, perché su Mauro Rostagno e sul suo omicidio “i servizi segreti non hanno nulla”. Più volte nel corso del processo e su iniziativa delle difese degli imputati, sono stati introdotti temi per portare l’omicidio, avvenuto a Trapani 25 anni fa, su matrici diverse da quelle mafiose, sfruttando circostanze vere come la presenza di Gladio a Trapani e traffici di armi passati per questa provincia. E che possono avere riguardato, ma negli anni 90, gli interessi illeciti in Somalia coperti da apparati anche dei servizi, come da anni raccontano i giornalisti Andrea Palladino e Luciano Scalettari (la trama è quella dei delitti Alpi e Hrovatin).
Le difese hanno sovrapposto fatti accertati con altri non fondati, citando in aula una serie di soggetti venuti a dire di misteriosi voli e atterraggi sulla pista di un aeroporto ufficialmente chiuso, quello di Chinisia, poco fuori Trapani. Rostagno a Trapani lavorando da giornalista in una tv privata, Rtc, si sarebbe imbattuto in questi misteriosi voli e avrebbe custodito gelosamente una cassetta. Una “leggenda” venuta fuori tantissimi anni dopo il delitto. I due 007 hanno smentito molte circostanze presentate come vere da sedicenti presunti informatori dei servizi e appartenenti a Gladio, hanno negato l’esistenza di documenti prodotti in aula come originali. Smentita l’appartenenza ai servizi segreti di Giuseppe Cammisa, detto Yupiter, un ex ospite della Saman, la comunità fondata da Rostagno e da Francesco Cardella. Di quest’ultimo Cammisa è stato per decenni fidato braccio destro.
Smentita l’originalità di messaggi in codice riguardanti Cammisa risalenti al 1991 e al 1994. Unico segreto svelato quello di una nota interna ai “servizi” del 1992 che aveva come oggetto “criminalità organizzata, Francesco Cardella”. La nota su Cardella è una novità, intanto Cardella è uscito di scena, morto d’infarto due anni fa. Insomma l’udienza sta tutta qui. Gli 007 hanno anche negato collegamenti tra i servizi e la mafia di fronte al pm Del Bene, che è anche uno dei magistrati dell’indagine sulla “trattativa”. Ma per quel che interessa il processo su Rostagno e sul suo assassinio non c’è nemmeno un foglietto classificato come riservato, né un appunto in chiaro. Resta evidente nel processo quello che hanno raccontato molti pentiti, ed il fatto è stato riscontrato, “Rostagno era una camurria per la mafia”. E la mafia lo ha fatto ammazzare perché lui faceva il giornalista con la G maiuscola.