Oggi è prevista la sentenza per l'ex premier imputato per concussione e prostituzione minorile. La richiesta dei pm è di sei anni di reclusione. Dalle intercettazioni alle testimonianze in aula, ecco i punti di forza e di debolezza della Procura e dei legali del leader Pdl
Le tesi dell’accusa e quelle della difesa. Ma sono le prove raccolte durante il processo Ruby che i giudici di Milano, presieduti da Giulia Turri, dovranno considerare per riconoscere oltre ogni ragionevole dubbio la colpevolezza di Silvio Berlusconi. Non c’è un solo punto di accordo tra la procura di Milano e i legali del Cavaliere. I nodi principali della dialettica processuale risiedono nella descrizione delle serate che venivano organizzate ad Arcore: “Cena, bunga bunga e sesso con Berlusconi per i pm, solo “cene eleganti” e “spettacoli di burlesque” per l’imputato; e nelle telefonate che l’allora presidente del Consiglio fece al funzionario della Questura di Milano la notte tra il 27 e il 28 maggio del 2010: una indebita pressione che permise il rilascio di una minorenne marocchina denunciata per furto, sospettata di essere una prostituta e scappata da una comunità; solo l’interessamento per evitare un incidente diplomatico con l’Egitto visto che il premier credeva fosse parente di Mubarak. Ecco i punti a favore dell’accusa e quelli a favore della difesa.
La prostituzione minorile. Il procuratore aggiunto Ilda Boccassini e il pm Antonio Sangermano sostengono che Villa San Martino era una sorta di bordello e che esisteva un ”sistema prostitutivo organizzato” da Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti per soddisfare il ”piacere sessuale” dell’ex premier. Gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo e il leader del Pdl affermano che nella residenza andavano in scena ”cene eleganti e normali”, dove si parlava anche di politica, e non c’erano ”toccamenti o spogliarelli”, ma al limite spettacoli di burlesque. Ma i testi cosa dicono?
Per l’accusa ci sono le dichirazioni di Chiara Danese e Ambra Battilana, le due ex miss piemontesi, che sono anche parti civili nel processo bis. La serata del 22 agosto 2010 hanno dichiarato di aver lasciato la serata “scioccate” dopo aver visto le ospiti baciare il pene di una statuetta di Priapo. Ai racconti boccacceschi delle due ragazze si aggiunge quello di Melania Tumini, un’amica di Nicole Minetti, la ex consigliera regionale, già fiamma di Berlusconi, che rispondendo all’accusa aveva definito il dopocena come un “puttanaio”. Nessun teste dell’accusa ha però visto Karima El Mahroug in atteggiamenti intimi con il Cavaliere tranne Imane Fadil (parte civile nel processo bis) che ha dato risposte vaghe sugli atteggiamenti di Ruby con l’ex premier. Certo, la ragazza è stata ospite anche solitaria nella residenza brianzola, ma le eventuali notti di sesso sarebbero solo una deduzione.
Una teste però, Caterina Pasquino ex coinquilina della giovane marocchina, ha raccontato che l’amica le aveva detto al telefono che era a casa di Berlusconi e si stava spogliando, salvo aggiungere che stava scherzando. La Pasquino però ha anche affermato di non aver mai creduto alle parole della ex conquilina con cui aveva litigato per soldi e per una borsa. Dall’altra parte c’è l’esercito di Olgettine – tuttora stipendiate da Berlusconi – che negano che ad Arcore ci fossero orge o altro; anzi Marystelle Polanco ha testimoniato che per divertire il presidente si travestiva da Obama o Boccassini. Certo è che Giuseppe Spinelli, contabile di fiducia dell’ex presidente del Consiglio e anche l’ufficiale pagatore delle ragazze, ha portato circa 20 milioni di euro ad Arcore tra il 2009 e il 201o. Come hanno raccontato tanti testimoni al termine delle “cene eleganti” Berlusconi consegnava regali, cd e soprattutto buste con denaro contante alle ragazze che avevano partecipato alle serate del “Bunga Bunga”.
“Facevo tutto su disposizione di Silvio Berlusconi, non ho mai preso una mia iniziativa… Abbiamo aiutato e stiamo aiutando tante persone… In settimana le ragazze mi telefonavano con le loro richieste e al lunedì, quando avevo l’incontro ad Arcore, lui mi diceva cosa fare e io dovevo solo preparare le buste in contanti”, ha spiegato ai giudici il ragioniere. E come altre Ruby ha ricevuto da Berlusconi e da Spinelli. In alcuni appunti la ragazza aveva scritto di una serie somme che aveva ricevuto e avrebbe dovuto ricevere: compresi 4 milioni e mezzo dal Cavaliere. Soldi però, a parte quelli sequestrati quando era stata fermata, mai trovati.
Le intercettazioni. La Procura ha un vantaggio non di poco conto: le intercettazioni. Nel mare magnum delle conversazioni captate dagli uomini della polizia ce ne sono tante che possono conferire una luce diversa alle dichiarazioni dei testimoni: ne citiamo solo alcune. Nelle prime due è Ruby che parla. “Noemi è la pupilla, io sono il culo” dice parlando con un amico e in un’altra conversazione dichiara: “Silvio è pazzo di me, mi dà 47mila euro a settimana“. E tutte le volte che la marocchina è stata fermata aveva sempre grosse somme di denaro. C’è poi una intercettazione tra Berlusconi e Minetti in cui è lo stesso Berlusconi che parla di un “guaio” e di Ruby dice “così si dà la patente di puttana”. Per i pm la marocchina sarebbe stata una delle ragazze che si prostituivano con Berlusconi, e l’avrebbe fatto quando era minorenne. E della sua minore età, secondo la Procura, erano a conoscenza Emilio Fede, che la selezionò a un concorso di bellezza in Sicilia e la portò ad Arcore, ma anche la Minetti e altre persone ”dell’entourage di Berlusconi”. E il Cavaliere non poteva non sapere.
Sulla non consapevolezza di Berlusconi dell’età di Ruby ci sono molte testimonianze a favore (“Diceva di avere 24 anni” raccontano molti, ndr), ma c’è ne è una, anche se un po’ confusa, che emerge dal coro dei testi amici, ed è quella del carabiniere Floriano Carrozzo: “Mi disse che all’inizio della sua conoscenza con il presidente del Consiglio nemmeno lui sapeva che era minorenne e che solo dopo lo informò della sua età”. Che Ruby sia rimasta ad Arcore per diverse notti lo raccontano i tabulati dei cellulari, ma allo stato che il Cavaliere fosse consapevole che fosse minorenne sembra una prova per deduzione. Anche perché l’unica vera conferma è stata data da Ruby stessa nel processo bis (“Mai avuti rapporti a pagamento. Le telefonate su B. tutte bugie”) quando ha raccontato di aver chiamato Spinelli per aver soldi perché Berlusconi era “incavolato per le bugie che avevo detto“: era il 26 maggio 2010, un giorno prima che la marocchina fosse fermata e portata in Questura. Nel processo contro Berlusconi sia la difesa che l’accusa hanno rinunciato a sentirla… Certo è che la notte del 27 maggio per liberare la nipote 24enne dell’ex rais egiziano si scatenò una tempesta di telefonate tra i vari protagonisti.
La concussione. Era la sera del 27 maggio quando sia Michelle Conceicao – la brasiliana che nella sua agendina aveva il numero della ragazza sotto il nome di “Rubby troia” – che la soubrette Miriam Loddo avvertirono Silvio Berlusconi, a Parigi per il vertice Ocse, che Karima era stata portata negli uffici della polizia in via Fatebenefratelli a Milano. Il leader del Pdl ha sempre sostenuto che chiamò il capo di gabinetto Pietro Ostuni per evitare un incidente diplomatico coinvinto che Karima fosse imparentata con l’ex presidente dell’Egitto Hosni Mubarak, ma tutta quella agitazione per la Procura non fa che confermare che tutti sapessero che Ruby avrebbe compiuto 18 anni solo il novembre successivo. Alle 22.05 la brasiliana è già in via Fatebenefratelli dopo essere stata avvertita dalla Pasquino, la Minetti si attiva per avvertire Berlusconi: fa i numeri di Arcore e della sede Pdl a Roma, alle 22.48 un poliziotto avverte chi ha fermato la ragazzina che c’è qualcuno che la aspetta al corpo di guardia, alle 23.25 viene avvisato il pm dei minori Anna Maria Fiorillo.
Alle 23.36 Michelle riesce a comunicare con Berlusconi, alle 23.49 Berlusconi (che ricorda di essere stato avvertito dalla Loddo) telefona in Questura e parla con il capo di gabinetto Ostuni. Poi il Cavaliere telefona alla Minetti (ore 23.57). A questo punto Ruby è stata già fotosegnalata e sono state chiamate alcune comunità che però non hanno posto. Si avvia un nuovo vortice di telefonate e Giorgia Iafrate, funzionario di turno, comunica agli agenti che la ragazza deve essere rilasciata perché è la nipote di Mubarak. Viene anche avvertito il questore.
Dopo altre telefonate partite da Parigi – a telefonare dovrebbe essere stato il capo scorta di Berlusconi – all’1.44 Ruby viene affidata alla Minetti che la consegna alla brasiliana. Se Ruby fosse stata almeno maggiorenne perché tutto questo da fare? E’ la domanda degli inquirenti, a cui Berlusconi e i suoi difensori rispondono che si voleva evitare un incidente diplomatico.
Il punto è se le telefonate abbiano esercitato o no una pressione sui poliziotti (che non si sono costituiti parte civile, ndr) inducendoli a rilasciare la ragazza che il pm dei minori aveva deciso andasse in comunità. Anche se la difesa ha prodotto una lunga serie di esempi in cui il pm minorile aveva fatto rilasciare ragazzini e ragazzine fermati senza disporre l’affido in comunità definendo questa procedura “una prassi”. Secondo il procuratore aggiunto Boccassini sono stati “avvilenti le dichiarazioni della Iafrate che afferma che Fiorillo le aveva dato il suo consenso”. Gli uomini della Questura, per l’accusa, avrebbero quindi agito solo “per l’interesse di Berlusconi” e non per salvaguardare i buoni rapporti diplomatici con l’Egitto come sostiene la difesa. Tra l’altro all’epoca erano già note al pubblico le vicende di Noemi Letizia e delle foto delle ragazze a Villa Certosa, che avrebbero potuto far nascere nei poliziotti i sospetti sulla natura dell’interesse del presidente del consiglio verso la ragazza.
La nuova legge sulla corruzione. Le questioni sono due; una è giuridica, l’altra attiene alle procedure di affido. La nuova legge sulla concussione-corruzione – con lo spacchettamento del primo reato – è sotto la lente della Cassazione perché, secondo gli ermellini, la nuova norma fa sparire come parte attiva l’incaricato di pubblico servizio (e Berlusconi essendo premier lo era, ndr), che non è più soggetto attivo nel reato, e perché viene introdotta la punibilità di chi viene indotto a commettere il reato (e i poliziotti che rilasciarono la ragazza sono e non potrebbero essere altrimenti parte lesa, ndr). I giudici dovranno però tenere conto di questo perché l’accusa – che ha chiesto sei anni e l’interdizione perpetua per l’ex premier – ha invocato naturalmente il nuovo articolo di legge. Inoltre le pene per il reato di induzione sono state ridotte. Per quanto riguarda l’affido, secondo gli inquirenti tutto fu stravolto per poter rilasciare Ruby che doveva rimanere in Questura in attesa di un posto disponibile in comunità, per i legali del premier invece il rilascio faceva parte di una prassi ampiamente esercitata dalla Fiorillo.
Un imputato, due reati, un mare magnum di intercettazioni e testimonianze. Ora i giudici, il collegio è composto da tre donne, dovranno stabilire se Ruby ha avuto rapporti sessuali a pagamento e se, per evitare che scoppiasse uno scandalo, Berlusconi indusse una serie di poliziotti a rilasciarla.