Tra le urne semi deserte lasciate vuote da elettori che hanno preferito il mare alle solite facce, dalla Sicilia arriva un segnale chiaro in direzione di Roma: le ammucchiate portano male. Lo dice l’isola degli alambicchi e dei laboratori politici, la stessa Regione un tempo berlusconiana senza se e senza ma, che oggi ha messo in crisi Angelino Alfano. Dopo vent’anni di Eldorado, il Pdl in Sicilia non solo non vince più, ma fa perdere gli alleati.

Tanto si è parlato di una grande vittoria del centro sinistra al primo turno. Poco si è detto (o hanno detto) sul fatto che il Pd da queste parti vince solo quando mantiene la sua coalizione nell’ambito della sinistra e presenta soltanto facce decenti. In caso contrario (vedi Ragusa o Messina) è destinato a soccombere.

Perchè c’è una Sicilia che ripugna le larghe intese, le chiama al massimo grandi ammucchiate, e manda un grillino dalla faccia pulita sostenuto da Sel a fare il sindaco di una città splendida come Ragusa.

C’è una Sicilia che se ne fotte dei posti di lavoro a tempo di Francantonio Genovese ed elegge l’attivista No Ponte Renato Accorinti sindaco di Messina. C’è una Sicilia per bene, che vuole essere rappresentata da persone per bene.

E il governatore Rosario Crocetta, un giorno dialogante con il Movimento Cinque Stelle, con Sel e con Ingroia, l’altro immortalato sorridente con Berlusconi mentre a Ragusa il suo Megafono candida un ex sodale di Totò Cuffaro, dovrebbe decidere definitivamente da che parte stare. Una volta e per tutte.  

 

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