Via libera alla riforma dell'iter per la nomina dei vertici delle società pubbliche. Che esclude i politici e prevedeprecisi indirizzi per la remunerazione. Ma che non prevede più il tetto dei 3 mandati e dei 70 anni di età inizialmente previsti
Fuori i condannati, coloro che hanno patteggiato per gravi delitti e i politici dai consigli di amministrazione delle società controllate del Tesoro. E’ quanto prevede l’attesa e sofferta direttiva del ministero dell’Economia emanata d’intesa con la presidenza del Consiglio dei ministri, che prevede anche precisi indirizzi per la remunerazione dei vertici aziendali. Ma che non prevede più il tetto dei 3 mandati e dei 70 anni di età per i vertici delle aziende pubbliche che erano stati inizialmente previsti.
La direttiva è stata emanata dal ministro Fabrizio Saccomanni, che ha raccolto la mozione approvata la settimana scorsa dal Senato e, secondo il comunicato che l’ha annunciata, “rafforza i requisiti di onorabilità e di professionalità richiesti agli amministratori e individua le tappe di un processo trasparente ed oggettivo di valutazione di tali requisiti, preliminare alla designazione dei candidati da parte del Ministro, nell’ambito delle sue funzioni di indirizzo politico-amministrativo”.
Si prevede, in particolare, la non inclusione nell’istruttoria di candidati che siano membri delle Camere, del Parlamento europeo, di Consigli regionali e di Consigli di enti locali con popolazione superiore a 15.000 abitanti. Un tema particolarmente dibattuto visto che la proposta originale includeva il termine di un anno per l’eventuale passaggio dalle poltrone del Parlamento a quelle del cda.
E’ inoltre prevista l’ineleggibilità e, nel corso del mandato, la decadenza automatica per giusta causa, senza diritto al risarcimento di danni, in caso di condanna, anche in primo grado, o di patteggiamento per gravi delitti. Sempre con riferimento a gravi fattispecie di reato, si prevede l’ineleggibilità anche a seguito del mero rinvio a giudizio, mentre, qualora il rinvio a giudizio intervenga nel corso del mandato, si attiva un procedimento che vede coinvolta anche l’assemblea della società interessata.
Si introducono, inoltre, specifici parametri per la valutazione della competenza professionale e dell’esperienza dei candidati, con una particolare attenzione ai requisiti richiesti ai fini della nomina come amministratore delegato. Per le società direttamente controllate dal Ministero, l’istruttoria sulle singole candidature sarà svolta dal Dipartimento del Tesoro, che sarà supportato, nel processo di ricerca e valutazione dei candidati, da Spencer Stuart Italia e Korn Ferry, società specializzate nel recruiting di top manager, individuate con una specifica procedura di selezione.
Al fine di assicurare la massima trasparenza dei processi di selezione e di individuazione dei candidati, annuncia il ministero, le posizioni in scadenza e quelle che si renderanno disponibili nel corso dell’anno saranno pubblicate nel sito del ministero dell’economia e delle finanze. Al termine dell’istruttoria, nella quale saranno valutate le candidature pervenute, verrà quindi sottoposta al ministro una lista ristretta di nominativi unitamente ad una relazione di sintesi sui criteri di selezione adottati in relazione alle peculiarità della singola società e sui profili dei candidati proposti.
Il ministro procederà alle designazioni, acquisite le necessarie intese con le Amministrazioni vigilanti, previa acquisizione di un parere favorevole sul rispetto dei requisiti di eleggibilità dei candidati designati e delle procedure seguite per la loro individuazione da parte di un Comitato di garanzia, istituito con apposito decreto ministeriale in attuazione della direttiva stessa.
Il Comitato resterà in carica per due anni, rinnovabili per un solo anno aggiuntivo, ed è composto da “personalità di riconosciuta indipendenza e comprovata esperienza in materia giuridica ed economica”. Cioè il presidente del Comitato sarà il professor Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale, che sarà affiancato dal dottor Vincenzo Desario, a lungo direttore generale e ora direttore generale onorario della Banca d’Italia, e dalla professoressa Maria Teresa Salvemini, Consigliere del Cnel, già professore ordinario di politica economica e finanziaria all’Università di Roma La Sapienza.
Per le società controllate indirettamente dal ministero le procedure saranno analoghe a quelle seguite per le società controllate direttamente e garantiranno il medesimo livello di trasparenza. Per quanto riguarda i compensi degli amministratori, la direttiva reca precisi indirizzi: in particolare, il Dipartimento del Tesoro, nelle assemblee delle società convocate per l’approvazione dei bilanci, raccomanderà agli amministratori di adottare politiche di remunerazione aderenti alle best practices internazionali, ma che tengano conto delle performance aziendali e siano in ogni caso ispirate a criteri di piena trasparenza e di moderazione dei compensi, alla luce delle condizioni economiche generali del Paese, anche prevedendo una correlazione tra il compenso complessivo degli amministratori con deleghe e quello mediano aziendale.
Sono nove le società che“sperimenteranno” dal 28 giugno al 25 luglio, i nuovi criteri: Eur, Fondo Italiano di Investimento, Sogin, Finmeccanica, Anas, Invitalia, Poste Italiane, Anas e Ferrovie dello Stato. La prossima primavera, poi, sono attesi i rinnovi di Enel, Terna e Fintecna. Oltre che dell’Eni di Paolo Scaroni, recentemente incappato nell’inchiesta sulle tangenti algerine della controllata Saipem, per tacere del passato che porta con sè il patteggiamento di 1 anno e quattro mesi nel corso del processo che negli anni novanta lo vide accusato di aver pagato tangenti al Partito Socialista Italiano per la centrale elettrica di Brindisi, per conto della Techint della famiglia Rocca di cui l’attuale numero uno del gruppo petrolifero era presidente e amministratore delegato.