Il repubblicano Giannantonio Mingozzi ha scritto una lettera al rettore dell'Alma Mater Ivano Dionigi per chiedere di omaggiare l'imprenditore italiano in vista del 23 luglio prossimo, ventennale della sua morte. La decisione ha scatenato le critiche dei consiglieri di Sel: "Ci sembra inopportuno e discutibile dedicare la sede di un'istituzione a un personaggio con molte luci, ma anche molte ombre"
Ravenna, oggi, è spaccata su Raul Gardini. La città al suo “condottiero” ha già dedicato il 4 ottobre del 2003- era sindaco Vidmer Mercatali, allora Ds oggi Pd- una strada: la centralissima via Romolo Gessi dove ha sede proprio palazzo Ferruzzi, a lungo sede dell’omonimo gruppo.
A quanto pare, al vice sindaco Giannantonio Mingozzi, orgoglioso repubblicano, non è bastato: in vista del ventennale della morte di Gardini, il prossimo 23 luglio, Mingozzi ha scritto al rettore dell’Alma Mater Ivano Dionigi suggerendogli di intitolare al finanziere della prima Repubblica pure una sede del campus universitario locale. “Mi sembra doveroso – ha scritto il vice sindaco a Dionigi, al presidente del campus Unibo ravennate Giorgio Gruppioni e al presidente della Fondazione Flaminia Lanfranco Gualtieri – che una sede degli insediamenti universitari che via via si sono sviluppati nella nostra città in linea con gli auspici e con l’impegno di Gardini sia dedicata alla sua memoria a vent’anni dalla scomparsa. Ne parlerò anche con la famiglia, che sono certo apprezzerà tale idea”.
Apriti cielo. Il gruppo consiliare di Sel, nella stessa maggioranza di Mingozzi, ha spedito subito un’interrogazione al sindaco Fabrizio Matteucci (Pd). “Rispettando il cordoglio dei famigliari, ci appare inopportuno e quanto meno discutibile dedicare la sede di un’istituzione, fondamentale per il nostro territorio, a un imprenditore con un passato con molte luci, ma anche molte ombre. L’opportunità di un’intitolazione non può prescindere da un’utile riflessione partecipata sulla nostra realtà universitaria, su come abbia contribuito alla crescita culturale, sociale e civile della nostra città”, ha chiarito la capogruppo vendoliana Sarah Ricci. Mingozzi ha subito chiamato rinforzi, garantiti dai consiglieri Pri Alberto Fussi e Roberto Ravaioli i quali hanno avvisato che “altre Università italiane stanno pensando a questo grande imprenditore per ricordarne la memoria e sarebbe sbagliato se Ravenna, città alla quale è legato da un vincolo indissolubile, non facesse altrettanto”. Non poteva mancare la bandierina del Pdl, che ha mobilitato il suo consigliere regionale Gianguido Bazzoni per ricordare che Gardini “credeva fortemente nella necessità di legare l’istruzione all’impresa”, e dunque onorare di nuovo la sua memoria “significa valorizzare le imprese dell’uomo e spiegare ai giovani che è importante mettersi in gioco”.
Dunque, Gardini come esempio per i giovani: la pensano così anche Dionigi e Matteucci? Se il rettore tace per ora fa altrettanto anche il sindaco, riservandosi di rispondere all’interrogazione di Sel in aula. Di certo non sarebbe la prima volta che Mingozzi, titolare della delega all’Università, diffonde annunci senza condividerli in toto col suo numero uno: non a caso Sel si chiede se il percorso istituzionale intrapreso sia “corretto”, ma tant’è.
Se proprio in città si ritiene che vada organizzato un nuovo omaggio, vale la pena ricordare che 10 anni fa la cerimonia voluta dall’ex senatore Mercatali non passò di certo inosservata, anzi. Al convegno al teatro Alighieri, moderato da Giovanni Minoli, si raccolse qualche centinaio di persone. C’erano Idina Ferruzzi, moglie di Gardini, e i tre figli, Eleonora, Ivan e Maria Speranza; non c’erano – perché non erano stati invitati per via delle note divisioni di famiglia – gli altri Ferruzzi, ovvero il fratello di Idina, Arturo, le sorelle Franca e Alessandra, moglie di Carlo Sama, uno degli intermediari (nel gruppo c’era anche Luigi Bisignani) della maxi tangente Enimont. Proprio Sama in quei giorni, reagendo al mancato invito, fece pubblicare una lettera su alcuni quotidiani da cui spediva “Un affettuoso ricordo a Raul Gardini”.
Alla cerimonia dell’ottobre 2003 c’era però Sergio Cusani, altro protagonista dell’affaire Enimont e dirigente del gruppo Ferruzzi. Inviò una lettera l’allora presidente della Commissione Ue Romano Prodi, che conosceva bene Gardini e che, rivolgendosi a Idina, ne enfatizzava le “visioni solitarie” diventate nel tempo “programmi condivisi” e base di “progetti ambiziosi dei Paesi avanzati” come quello sui “carburanti alternativi”.
Ma tanti furono gli attestati di stima – in diretta e a vario titolo – verso l’uomo che, morto ufficialmente per suicidio poco più di 10 anni prima e ormai 20 fa, era riuscito a conquistare la Montedison ma era caduto nello scandalo Enimont: Cesare Romiti, il “risanatore” di Fs Giancarlo Cimoli, Gae Aulenti, il compagno di vela Paul Cayard, l’ex ministro dell’Agricoltura Filippo Maria Pandolfi, l’ex vertice di Eridania Renato Picco, Cristina Muti, Sergio Zavoli che sulla vita di Gardini auspicava un film.
Mercatali sentenziò: “Non so se la città sia unita o divisa, so che i ravennati vogliono bene a Raul e stiamo facendo una cosa giusta che resterà nel tempo”. Ecco, chissà se i ravennati, oggi, riterrebbero “una cosa giusta” un nuovo omaggio all’illustre concittadino: forse sarebbero divisi, almeno quanto la giunta che li governa.