Dopo il Datagate e lo scandalo sul furto e l’utilizzo delle nostre informazioni online da parte delle agenzie per la sicurezza, un altro caso parte dal Regno Unito e tocca il mondo anglosassone. Secondo il quotidiano britannico The Independent, alcune delle aziende “più rispettate” del mondo impiegano senza remore e pure con una certa frequenza criminali di ogni tipo, per hackerare, intercettare e rubare dati relativi a concorrenti e persino a gente comune. Nel Regno Unito c’è un’agenzia pubblica che si occupa di crimine organizzato, la Serious organised crime agency (Soca), che già sei anni fa, in un report, aveva lanciato l’allarme. Studi di avvocati, società di assicurazioni e giganti delle telecomunicazioni facevano ricorso a investigatori privati e, dice l’Independent, la pratica non è assolutamente cessata. L’inchiesta Leveson, che ha indagato stampa e televisioni dopo lo scandalo intercettazioni da parte dei media di Rupert Murdoch, aveva già individuato nei mezzi di comunicazione dei potenziali “corruttori” e agenti di malaffare. Ma ora anche altri tipi di aziende vengono tirati in ballo dall’Independent, che riporta interviste anonime ad alcuni hacker molto attivi, molti dei quali sostengono che fra la loro clientela ci sono soprattutto studi legali e assicurazioni, ma anche milionari e miliardari che vogliono spiare persone ritenute pericolose.
Ma ora il quotidiano britannico fa di più e accusa l’agenzia sul crimine organizzato di non aver fatto nulla o abbastanza per risolvere il problema, nonostante il report fosse noto anche agli inquirenti. Intervistato dall’Independent, un parlamentare laburista, Tom Watson, ha detto: “Quello che è assolutamente incredibile in questo affare fangoso è che l’agenzia era a conoscenza dell’illegalità e ora anche la Metropolitan Police – la polizia metropolitana dell’area di Londra, ndr – dovrebbe fare qualcosa e indagare di più”. Sono emerse anche vere e proprie intercettazioni dal vivo, con apparecchiature che potevano captare in tempo reale le telefonate, così come furti di dati informatici, e-mail e chattate. A essere hackerati anche il fisco britannico, alcuni Comuni, il Servizio sanitario nazionale (Nhs), banche e fornitori di utility. Sarebbero implicati nella vicenda anche alcuni giornalisti ed editori, imprenditori, alcune star televisive e celebrità, che per ogni hackeraggio pagavano anche decine di migliaia di sterline. A prevalere nel traffico illecito di informazioni, comunque, soprattutto gli studi legali.
Ora, associazioni di consumatori e anche giornalisti chiedono: “Perché l’inchiesta Leveson ha agito solo sulle intercettazioni da parte dei media, occupandosi solo di un 20% del totale del malaffare?”. Come spesso avviene nel Regno Unito, comunque, la stampa dice il peccato ma non il peccatore. Le inchieste sono ancora in corso – sostiene l’Independent – e svelare nomi e identità in questa fase sarebbe deleterio. Una cosa è certa, però: sarebbe implicata anche la massoneria. Il report dell’agenzia riportava l’esistenza di un vero e proprio manuale per ladri di identità che consigliava caldamente di entrare in una loggia per poter venire in contatto con personalità importanti, uomini delle forze dell’ordine, politici e ricchi imprenditori. Interpellata dall’Independent, l’agenzia sul crimine organizzato ha detto: “Questo report rimane confidenziale e non commentiamo su documenti e segreti rivelati alla stampa o su particolari inchieste criminali”. Anche Scotland Yard non ha commentato, ma il quotidiano promette “nuove rivelazioni”.