Una delle strade per sconfiggere il cancro passa dallo studio dell’ossigenazione dei pesci. E’ quanto emerge da una ricerca internazionale da poco pubblicata su Science a cui ha partecipato il team di Claudio Supuran, ricercatore del Dipartimento di neuroscienze, psicologia, area del farmaco e salute del bambino dell’Università di Firenze.
La ricerca, cha ha coinvolto università canadesi, francesi e australiane, ha esaminato l’effetto Root, meccanismo per cui il pH influenza la capacità dell’emoglobina di trasportare o rilasciare ossigeno nei tessuti. “Si è finora creduto – spiega Supuran – che questa dinamica fosse localizzata nei pesci nella vescica natatoria e nel nervo ottico, quasi un fenomeno evolutivo che servisse a costituire una riserva di ossigeno in punti cruciali di questi animali. Nel nostro studio abbiamo approfondito il ruolo, in questo processo, dell’anidrasi carbonica, un enzima catalizzatore che agisce come un ‘semaforo’ dell’effetto Root, agendo sul diossido di carbonio e trasformandolo in bicarbonato e in acido”. L’anidrasi carbonica regola, dunque, l’ambiente acido o basico e quindi permette la ritenzione o il rilascio dell’ossigeno nei vari tessuti.
“Bloccando l’attività dell’enzima attraverso degli inibitori, agenti farmacologici in utilizzo clinico – spiega Supuran – abbiamo scoperto che l’effetto Root vale anche per i muscoli del pesce, in cui c’è la possibilità di rilasciare una grande quantità di ossigeno. Gli inibitori che abbiamo usato sono riusciti ad individuare l’enzima fuori dalla cellula e ne hanno fermato la funzionalità. Questo aspetto è molto importante, perché se si fosse trattato di una anidrasi carbonica intracellulare, l’inibizione avrebbe riguardato tutta l’attività della cellula e non ci avrebbe permesso di capire il funzionamento dell’enzima”.
Ma lo studio dell’anidrasi carbonica non serve solo per capire processi fisiologici come l’effetto Root ma, si spiega, è anche di grande interesse se si pensa che anche nei tumori l’anidrasi carbonica si trova fuori dalla cellula ed ha un ruolo determinante nel rendere acido l’ambiente extracellulare del tumore favorendone la crescita, a dispetto delle cellule normali che invece non sopravvivono. “Le nostre ricerche – conclude Supuran – mirano anche a scoprire nuovi farmaci anticancro che impediscano l’acidificazione, riportando il pH del tumore a valori fisiologici, il che equivale alla sua sconfitta”.