Chi era mio padre? Per trovare una risposta a questa domanda, Laurentina si mette in viaggio alla ricerca delle proprie radici. Da Luanda fino alla Zambesia, passando per le ferite ancora aperte del Sudafrica, un viaggio scandito dalle rivelazioni delle tante donne amate da Faustino Manso e da incontri indimenticabili: pianisti senza mani e vendicatori insonni, contrabbandieri di diamanti ed eroi dimenticati, un contrabbasso stregato e il più bel film della storia del cinema. “Le donne di mio padre”, dello scrittore angolano José Eduardo Agualusa, edito da La Nuova Frontiera, è un romanzo che attraversa l’Africa come un oceano notturno alla ricerca di una risposta, pur sapendo che la verità, in fondo, è solo l’unica risorsa di chi non ha immaginazione.
Ma chi era Faustino Manso? “E’ stato uno straordinario musicista. È stato soprattutto un uomo buono. Nei nostri paesi, in queste zone dell’Africa, sempre così convulse, la memoria non è un bene di prima necessità, non si mangia, non possiamo usarla per proteggerci dal freddo e neanche dalle malattie e dalle calamità. La disprezziamo. Eppure, non è possibile costruire un paese senza investire nella memoria“. Road Movie africano, romanzo cinematografico, riflessione su di quante verità sono fatte le bugie, chi sono i padri e le madri, cosa rimane del passato torbido delle colonie portoghesi e del passato coloniale in generale, identità africana o identità portoghese.
José Eduardo Agualusa è un grande romanziere. Noto per il suo nomadismo reale e culturale (vive tra Luanda, Lisbona e Rio de Janeiro), riversa nella sua opera tutta la frammentarietà della sua parabola esistenziale. Lo spazio culturale in cui si muove la sua opera non è solo quello dell’Angola post-indipendenza: forse siamo davanti a uno dei primi autori autenticamente ‘lusofoni’. Agualusa, pur appartenendo alla letteratura angolana, non ha infatti molto di nazionale e tanto meno di nazionalista, proiettando il lettore in uno scandaglio più ampio che abbraccia, a pieno titolo, il Portogallo, il Brasile, gli altri paesi dell’Africa lusofona e i luoghi di presenza portoghese in Asia (Goa, ad esempio, è il set di uno dei suoi romanzi). Capace di autentiche poesie di letteratura cinematografica: ‘Se io fossi una città sarei così, nel romanzo “Le donne di mio padre” sono presenti forti riflessioni sull’identità etnica e culturale di uomini e donne che vivono fra due nazioni e due continenti: ‘Accettare di non poter criticare qualcuno per il solo fatto che questo qualcuno è nero, questo si chiama paternalismo. Il paternalismo è il razzismo elegante dei codardi’.
E sempre per La Nuova Frontiera è uscito un altro romanzo che affronta le due identità, quella portoghese e quella delle sue colonie africane, o meglio, il ricordo malinconico e drammatico di quello che erano le colonie. Si tratta de “Il mare di Casablanca” di Francisco José Viegas. Dove si nascondono le persone che non vogliono essere viste e dove vanno a finire quelle che attraversano la notte su strade secondarie, allontanandosi senza lasciare tracce? È un’indagine complessa, questa, e non è solo un omicidio. È una storia d’amore e di rivoluzioni fallite, una storia piena di ombre e fantasmi, incubi e vendette che costringeranno Jaime Ramos a cercare gli indizi tra le macerie del suo passato in cui tutto, ormai, sembra irrimediabilmente lontano, estraneo e invisibile. Un po’ come il mare nel film “Casablanca”, che dovrebbe essere da qualche parte ma non si vede mai. Un noir malinconico e affascinante in cui il più celebre ispettore portoghese dovrà ricostruire le biografie straziate di vittime e carnefici della sua generazione per trovare, sparsi tra Porto e Luanda, i tasselli perduti di un mosaico incompleto e molto personale.
Un ispettore, degli omicidi, amore, nostalgia, mal d’Africa, ricordi di una rivoluzione fallita, pioggia oceanica, mari che non si vedono, dialoghi frammentati, facce e personaggi che emergono dal passato e si fanno prepotentemente attuali. Moltissimi gli elementi di questo ottimo libro che lo fanno sconfinare dal genere noir e lo trasportano verso una letteratura d’insieme, leggera, struggente e felicemente piena: “Povero paese che si interessa al suo passato, e vive appeso a un muro come un quadro vecchio e ignorato che gli ospiti devono vedere. Angola, Mozambico, Guinea, Capo Verde, Sao Tomé e Prìncipe, Timor, Macau, povera memoria, povero paese che vive in attesa dell’approvazione degli altri, con la paura di aver sbagliato dove ha sbagliato. L’impero, il cuore dell’impero. Ogni indagine ti perseguita con l’odore dell’Africa. E quasi quarant’anni dopo sei in ospedale, seduto di fronte alla vita, e ti appare di nuovo l’Angola, e altri veterani, e l’odore dell’Africa, la litania del colonizzatore e del colonizzato, di tutta l’Africa, nonostante l’Africa non sia la terra promessa”.
Lorenzo Mazzoni
Scrittore
Emilia Romagna - 26 Giugno 2013
Angola, un luogo nella mente
Chi era mio padre? Per trovare una risposta a questa domanda, Laurentina si mette in viaggio alla ricerca delle proprie radici. Da Luanda fino alla Zambesia, passando per le ferite ancora aperte del Sudafrica, un viaggio scandito dalle rivelazioni delle tante donne amate da Faustino Manso e da incontri indimenticabili: pianisti senza mani e vendicatori insonni, contrabbandieri di diamanti ed eroi dimenticati, un contrabbasso stregato e il più bel film della storia del cinema. “Le donne di mio padre”, dello scrittore angolano José Eduardo Agualusa, edito da La Nuova Frontiera, è un romanzo che attraversa l’Africa come un oceano notturno alla ricerca di una risposta, pur sapendo che la verità, in fondo, è solo l’unica risorsa di chi non ha immaginazione.
Ma chi era Faustino Manso? “E’ stato uno straordinario musicista. È stato soprattutto un uomo buono. Nei nostri paesi, in queste zone dell’Africa, sempre così convulse, la memoria non è un bene di prima necessità, non si mangia, non possiamo usarla per proteggerci dal freddo e neanche dalle malattie e dalle calamità. La disprezziamo. Eppure, non è possibile costruire un paese senza investire nella memoria“. Road Movie africano, romanzo cinematografico, riflessione su di quante verità sono fatte le bugie, chi sono i padri e le madri, cosa rimane del passato torbido delle colonie portoghesi e del passato coloniale in generale, identità africana o identità portoghese.
José Eduardo Agualusa è un grande romanziere. Noto per il suo nomadismo reale e culturale (vive tra Luanda, Lisbona e Rio de Janeiro), riversa nella sua opera tutta la frammentarietà della sua parabola esistenziale. Lo spazio culturale in cui si muove la sua opera non è solo quello dell’Angola post-indipendenza: forse siamo davanti a uno dei primi autori autenticamente ‘lusofoni’. Agualusa, pur appartenendo alla letteratura angolana, non ha infatti molto di nazionale e tanto meno di nazionalista, proiettando il lettore in uno scandaglio più ampio che abbraccia, a pieno titolo, il Portogallo, il Brasile, gli altri paesi dell’Africa lusofona e i luoghi di presenza portoghese in Asia (Goa, ad esempio, è il set di uno dei suoi romanzi). Capace di autentiche poesie di letteratura cinematografica: ‘Se io fossi una città sarei così, nel romanzo “Le donne di mio padre” sono presenti forti riflessioni sull’identità etnica e culturale di uomini e donne che vivono fra due nazioni e due continenti: ‘Accettare di non poter criticare qualcuno per il solo fatto che questo qualcuno è nero, questo si chiama paternalismo. Il paternalismo è il razzismo elegante dei codardi’.
E sempre per La Nuova Frontiera è uscito un altro romanzo che affronta le due identità, quella portoghese e quella delle sue colonie africane, o meglio, il ricordo malinconico e drammatico di quello che erano le colonie. Si tratta de “Il mare di Casablanca” di Francisco José Viegas. Dove si nascondono le persone che non vogliono essere viste e dove vanno a finire quelle che attraversano la notte su strade secondarie, allontanandosi senza lasciare tracce? È un’indagine complessa, questa, e non è solo un omicidio. È una storia d’amore e di rivoluzioni fallite, una storia piena di ombre e fantasmi, incubi e vendette che costringeranno Jaime Ramos a cercare gli indizi tra le macerie del suo passato in cui tutto, ormai, sembra irrimediabilmente lontano, estraneo e invisibile. Un po’ come il mare nel film “Casablanca”, che dovrebbe essere da qualche parte ma non si vede mai. Un noir malinconico e affascinante in cui il più celebre ispettore portoghese dovrà ricostruire le biografie straziate di vittime e carnefici della sua generazione per trovare, sparsi tra Porto e Luanda, i tasselli perduti di un mosaico incompleto e molto personale.
Un ispettore, degli omicidi, amore, nostalgia, mal d’Africa, ricordi di una rivoluzione fallita, pioggia oceanica, mari che non si vedono, dialoghi frammentati, facce e personaggi che emergono dal passato e si fanno prepotentemente attuali. Moltissimi gli elementi di questo ottimo libro che lo fanno sconfinare dal genere noir e lo trasportano verso una letteratura d’insieme, leggera, struggente e felicemente piena: “Povero paese che si interessa al suo passato, e vive appeso a un muro come un quadro vecchio e ignorato che gli ospiti devono vedere. Angola, Mozambico, Guinea, Capo Verde, Sao Tomé e Prìncipe, Timor, Macau, povera memoria, povero paese che vive in attesa dell’approvazione degli altri, con la paura di aver sbagliato dove ha sbagliato. L’impero, il cuore dell’impero. Ogni indagine ti perseguita con l’odore dell’Africa. E quasi quarant’anni dopo sei in ospedale, seduto di fronte alla vita, e ti appare di nuovo l’Angola, e altri veterani, e l’odore dell’Africa, la litania del colonizzatore e del colonizzato, di tutta l’Africa, nonostante l’Africa non sia la terra promessa”.
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Milano, 20 dic. - (Adnkronos) - “Il private equity svolge un ruolo cruciale nel panorama economico nazionale. Secondo le stime di EY, il numero di operazioni in Italia è cresciuto di circa il 20% rispetto al 2023. Tuttavia, le transazioni hanno avuto una dimensione media inferiore, circa 50 milioni di euro rispetto ai circa 80 dello scorso anno, il che ha portato a un volume totale investito inferiore del 25% rispetto all'anno precedente. Le attività di investimento si sono concentrate principalmente nei settori Industrial & chemicals (25%), Consumer (17%) e Technology (16%), che insieme rappresentano il 58% del totale”. Lo afferma Umberto Nobile, private equity leader di EY Italia, commentando i principali trend e sviluppi nel settore del private equity nei primi undici mesi del 2024 in occasione della cerimonia di premiazione della XXI edizione del Premio Claudio Dematté Private Equity of the Year. EY ha consegnato i premi per la categoria Buy Out a Fondo Italiano d'Investimento, per l’operazione Gruppo Florence, un progetto di build-up specializzato nella produzione di abbigliamento per i grandi brand del lusso e a Quadrivio Group per l’operazione Autry International, società che produce e distribuisce sneakers nel segmento del lusso accessibile.
"Come EY siamo fieri di contribuire a questa importante iniziativa che da anni valorizza e promuove il ruolo del Private Equity a supporto della crescita e della competitività delle imprese italiane. Questa sera vogliamo dunque confermare il nostro costante impegno nel supportare le aziende in questo percorso e celebrare i loro successi nell'ambito del private equity - spiega il private equity leader di EY Italia - Grazie al Premio Claudio Dematté, che da anni valorizza le migliori operazioni di private equity e Venture Capital, sono stati premiati i progetti che si sono distinti per la loro crescita, internazionalizzazione e l'implementazione di principi ESG, contribuendo significativamente al successo delle aziende in cui hanno investito".
Guardando al 2025, Nobile aggiunge: “I dati appena citati, e non solo, confermano che il private equity può rappresentare per il business un motore di crescita e innovazione, e grazie al suo supporto, si possono innestare processi virtuosi per rendere le aziende più resilienti, innovative, competitive e orientate ad una crescita sostenibile. Per il 2025 - conclude Nobile - ci aspettiamo una ripresa dell’investimento da parte dei fondi di private equity, frenati nel corso degli ultimi 18 mesi da incertezza geoeconomica e dagli alti costi del denaro, con la tipologia dei fondi cosiddetti di Special Situation che torneranno ad avere un’importante operatività in Italia”.
Palermo, 20 dic. (Adnkronos) - "Sono assolutamente orgoglioso di quello che ho fatto, ho mantenuto le promesse fatte, ho contrastato le immigrazioni di massa e qualunque sia la sentenza, per me oggi è una bella giornata perché sono fiero di aver difeso il mio Paese. Rifarei tutto quello che ho fatto e entro in questa aula orgoglioso del mio lavoro". Così il leader dell Lega e vicepremier, Matteo Salvini, prima di entrare all'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, dove oggi sarà emessa la sentenza del processo Open Arms che lo vede imputato con l'accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per aver impedito lo sbarco di 147 migranti soccorso dalla ong spagnola nell'agosto 2019.
Milano, 20 dic. - (Adnkronos) - “Questa cerimonia di premiazione non solo è l’occasione per celebrare le bellissime operazioni che si sono svolte nel corso del 2024, ma è anche un momento di bilanci, legati soprattutto all'importanza che i fondi hanno sull'economia italiana. Se guardiamo le nostre statistiche, infatti, nel 2024 oltre il 40% delle operazioni M&a sono state guidate dai fondi e questo fa capire l'importanza dei fondi di private equity all'interno del comparto economico italiano”. Così Marco Ginnasi, strategy and transactions Private equity leader di EY Italia, parlando del significato del Premio Claudio Dematté Private Equity of the Year. L’edizione 2024 del premio è stata organizzata dall'Aifi - Associazione italiana del private equity, con il supporto di EY.
“I premi dimostrano l’evoluzione degli operatori nel corso degli anni: oggi sono dei partner che accelerano la trasformazione delle aziende. I premiati che ci saranno questa sera sono diversi - illustra - La categoria venture capital è molto importante per il comparto italiano anche se è ancora in fase di consolidamento. Però, ci sono nuovi operatori che stanno entrando sul mercato e le operazioni che sono state premiate sono l'esempio di come l'ingegno italiano si possa trasformare in impresa”.
EY ha consegnato i premi per la categoria Buy Out a Fondo Italiano d'Investimento, per l’operazione Gruppo Florence, un progetto di build-up specializzato nella produzione di abbigliamento per i grandi brand del lusso e a Quadrivio Group per l’operazione Autry International, società che produce e distribuisce sneakers nel segmento del lusso accessibile. “Gli altri premi sono legati alle expansion, quindi al growth capital, il capitale messo a disposizione insieme alle competenze dei fondi per fare una transizione delle aziende da aziende familiari ad aziende managerianalizzate. Inoltre, c’è la grande categoria dei buyout: gli operatori sono diversi, con caratteristiche diverse, in quanto alcuni di essi utilizzano il buyout come strumento per creare piattaforma - spiega - E quelle premiate in questo campo sono appunto bellissime operazioni di piattaforma. Ci sono poi i grandi buy out, ovvero i fondi che assistono le società per diventare leader di mercato e ad esportare tutto quello che è l'Italia”.
“Infine, da non dimenticare, la parte del restructuring, dove ci sono fondi specializzati che intervengono in aziende con sottostanti molto solidi, ma con crisi finanziarie, aiutando le aziende a essere rilanciate sul mercato. Un’ultima menzione al premio Esg, che è molto importante. Oggi l’Esg è trasversale nelle strategie aziendali e questo premio valorizza la misurabilità degli impatti”, conclude.
Milano, 20 dic. - (Adnkronos) - “La Value Creation è l'insieme di operazioni che vengono applicate nel momento in cui un private equity prende una portfolio company per aumentare il valore della stessa durante il periodo in cui la detiene. È molto importante perché è in continua evoluzione, soprattutto in quest'ultimo periodo. Se guardiamo agli ultimi due anni, il private equity ha dovuto affrontare molte sfide: la disruption della supply chain, una situazione macroeconomica piuttosto complessa, un costo del debito variabile e in aumento, perlomeno a fino a qualche mese fa, e ha dovuto affrontare dei multipli piuttosto volatili”.
Lo afferma Michele D’Angelo, private equity value creation leader di EY Italia, illustrando il significato di ‘value creation’ e raccontando l’impegno di EY in questo campo, in occasione della cerimonia di premiazione della XXI edizione del Premio Claudio Dematté Private Equity of the Year, tenutasi al Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci di Milano. L’edizione 2024 del riconoscimento è stata organizzata dall'Aifi - Associazione italiana del private equity, con il supporto di EY.
“In questo contesto, il modo stesso di fare Value Creation ha subito gli influssi di questi effetti e di queste trasformazioni. Se fino a due anni fa la creazione di valore veniva fatta principalmente con la leva finanziaria - spiega - oggi la trasformazione operativa diventa sempre più importante. Noi in EY abbiamo visto questo trend di trasformazione”.
“Stiamo accompagnando il portfolio company in modo sempre più innovativo rispetto al passato. Affianchiamo le classiche metodologie delle operations improvement: manufacturing improvement, supply chain, acquisti e pricing, con il mondo della tecnologia e il mondo dell’Artificial Intelligence, che sono sempre più integrati. Il nostro stesso approccio agli Esg è molto cambiato nel tempo, ora è diventato una vera e propria leva di creazione valore applicata quasi a tutti i nostri processi formativi”, conclude.
Palermo, 20 dic. (Adnkronos) - E' arrivato in aula, al bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, Oscar Camps, il fondatore della ong spagnola, che nell'agosto del 2019 soccorse i 147 migranti rimasti a bordo per quasi due settimane dopo il no allo sbarco dell'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini. Il vicepremier è accusato di sequestro di persona e di rifiuto di atti di ufficio. L'accusa ha chiesto 6 anni di carcere per il ministro dei Trasporti.
Palermo, 20 dic. (Adnkronos) - Il vicepremier Matteo Salvini è appena arrivato all'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo per l'ultima udienza del processo Open Arms, in attesa della sentenza prevista per oggi. Salvini, che non ha rilasciato dichiarazioni, è arrivato con l'avvocata Giulia Bongiorno, la sua legale. Gli operatori tv e i fotografi sono stati lasciati fuori dal cancello del bunker.
Palermo, 20 dic. (Adnkronos) - La Polizia di Stato di Catania – su delega di questa Procura Distrettuale della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia, ha eseguito, con l’impiego dei poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Catania e del Commissariato di P.S. Adrano, sotto il coordinamento della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, un’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Catania a carico di 20 destinatari della custodia in carcere in quanto gravemente indiziati, con differenti profili di responsabilità e allo stato degli atti, dei delitti di associazione di tipo mafioso (clan Scalisi di Adrano), estorsione, traffico di sostanze stupefacenti e porto e detenzione illecita di armi da sparo, tutti reati aggravati dalla finalità di agevolare l’associazione mafiosa di appartenenza.
La misura cautelare compendia gli esiti di un’articolata indagine sul clan Scalisi di Adrano (Catania), articolazione territoriale nel predetto Comune del clan Laudani di Catania, che ha documentato il riassetto dei ruoli apicali e l’attuale organigramma del sodalizio mafioso.
Oltre all’organigramma del sodalizio, "l’indagine ha permesso di avere contezza dei delitti posti in essere dagli affiliati al clan Scalisi, tra cui numerose estorsioni, commesse nella tipica forma mafiosa del pizzo, in pregiudizio di commercianti ed imprenditori adraniti costretti a pagare mensilmente somme di denaro agli esattori dell’organizzazione mafiosa". Ulteriori ed inediti dettagli verranno illustrati nel corso di una conferenza stampa prevista per le ore 10:30 presso la sala stampa della Procura della Repubblica presso il Tribunale, viale XX settembre 51, Catania.