Al centro di tutto c’è la voglia matta di calcio. Più che una passione, un amore che lega e, nei casi patologici, dà un senso alla vita di moltissimi popoli dell’orbe terracqueo, non a caso a forma di pallone. Attenzione però: se siete del tutto a digiuno di calci d’angolo e fuorigioco, potrete comunque godere molto leggendo Atletico Minaccia Football Club. Marsullo, infatti, decide di rappresentare questo amore di viscere per il calcio usando l’arma dell’ironia e dell’intelligenza, raccontando un mondo provinciale e obnubilato dalla calcio-dipendenza, corredandolo di tipi umani assolutamente realistici e molto, molto divertenti. Ci narra così le gesta di Vanni Cascione, allenatore quarantenne della provincia campana che ha una sola religione, il calcio appunto, e un unico dio: José Mourinho.
Parentesi per i miei lettori recentemente rapiti dai marziani: Mou è uno dei più prestigiosi commissari tecnici della storia del Calcio, in forza ora al Chelsea dopo tre anni al Real Madrid, ma passato per il campionato italiano come trainer dell’Inter. Ma al di là del curriculum di squadre stellari allenate da questo Ct portoghese, Mourinho grazie alla sua cultura, alla sua superbia e al suo caratterino ha saputo diventare per milioni di persone un essere ontologico, un modello di vita prima ancora che un simbolo professionale.
Vanni Cascione, il protagonista del romanzo, è appunto uno di questi uomini completamente rapiti dal Mourinho-pensiero e dalle sue gesta, che tenta disperatamente di interpretare o addirittura di superare. E finalmente, dopo una valanga di esoneri dalle panchine più scalcagnate dei gironi d’Eccellenza campana, a Cascione si prospetta l’opportunità di una vita: allenare da inizio campionato l’Atletico Minaccia, il cui nome riflette alla perfezione la banda di cocainomani, figli di, clandestini, cuochi, meccanici, ex concorrenti di Sarabanda e altri improbabili calciatori racimolati dal direttore sportivo Lucio Magia, nome omen.
Con questa banda di brocchi in salsa campana, vincere il torneo sembra cosa impossibile. Eppure Vanni Cascione, vero Candido postmoderno, aiutato dalla sua acutissima figlia Chiara-Pangloss, riesce a creare uno spirito di squadra, riesce ad amalgamare questo manipolo di dopolavoristi e riesce a farli diventare una squadra di calcio.
Al di là dell’originalità della trama, che interpreta e attualizza in chiave letteraria l’ispirazione dal cult-movie degli anni Ottanta L’allenatore nel pallone, di Sergio Martino, quello che convince di questo romanzo è che Marsullo è una penna dal talento oggettivo: nessuno dei suoi personaggi, nemmeno quelli minori, è una macchietta. E’ chiaro che l’autore vuole bene ai suoi personaggi e che si è divertito un mondo a crearli, riuscendo nella cosa più difficile per uno scrittore umoristico: trasmettere questo divertimento al lettore. Atletico Minaccia Football Club non è però “soltanto” un romanzo che fa divertire. Ha una sua cifra socio-culturale di tutto rispetto che passa dallo sdoganamento di un linguaggio a metà fra il dialettale e il gergale, con l’inserimento in modo naturale nel racconto di una serie di termini presi in prestito dal campano, dal barese e dal gergo calcistico, a cui si somma una sottile e divertita analisi sociologica sugli stereotipi antropologici del Sud Italia, liberati dalla retorica del lamento consolatorio.
Detto usando il linguaggio di Marsullo: questo scrittore tiene una cazzimma con la penna in mano di cui sentiremo senza dubbio parlare in futuro.