Favori e mazzette per non pagare le tasse, allungate a un funzionario dell’Agenzia delle Entrate e a un ufficiale esattoriale di Equitalia, che proponevano a imprenditori in difficoltà un “pacchetto” per eludere i pagamenti allo Stato in cambio di soldi che si intascavano insieme ai loro complici.
Nel mirino della Guardia di finanza di Parma sono finiti Mario Ferrante e Pio Pirozzi, i due dipendenti infedeli, arrestati insieme ai loro collaboratori. In tutto cinque persone, tra cui anche Alberto Pangrazi Liberati, noto avvocato che in passato è stato amministratore unico nella società partecipata del Comune di Parma Spip e anche membro del consiglio di amministrazione di Stt. Insieme a lui a finire in manette anche Patrizia Fazio, che esercitava abusivamente l’attività di commercialista, e l’imprenditore reggiano Luigi Tronci. Per altri due imprenditori è scattato invece l’obbligo di firma.
Corruzione, peculato, tentata concussione, falso ideologico, truffa ed esercizio abusivo della professione le accuse che pendono sulle persone arrestate all’alba dalle Fiamme Gialle nell’indagine chiamata “Stolen Tax” (tassa rubata), coordinata dal pm Paola Dal Monte. “Ancora una volta parliamo di arresti per i reati contro l’amministrazione pubblica – ha dichiarato il procuratore capo Gerardo Lagurdia, che ha illustrato l’operazione insieme al comandante provinciale della Guardia di Finanza Guido Mario Geremia e al comandante del Nucleo di Polizia Tributaria di Parma Luca Albanese – Non si potrà dire che in questi anni la Procura di Parma non si è data da fare per combattere la corruzione e la concussione, che tra l’altro io considero tra i reati più gravi, anche per gli effetti economici che hanno”. Dopo le inchieste Green Money e Public Money che avevano fatto crollare pezzo per pezzo la giunta dell’ex sindaco Pietro Vignali (poi arrestato a gennaio), la nuova operazione coinvolge dipendenti della pubblica amministrazione che per anni hanno agito contro l’interesse degli enti per cui lavoravano.
A fare scattare le indagini è stato un cittadino che ha denunciato al Nucleo di Polizia tributaria il tentativo di concussione perpetrato nei suoi confronti dal funzionario dell’Agenzia delle Entrate che poi è stato arrestato. La proposta per l’uomo era di risolvere le proprie controversie con il fisco in cambio di una mazzetta da 6mila euro.
Intercettazioni telefoniche, pedinamenti e indagini durate circa un anno hanno fatto emergere un modus operandi portato avanti in parallelo da almeno due anni dai due dipendenti infedeli, per un danno erariale stimato in diverse centinaia di migliaia di euro. Mario Ferrante, 56enne originario di Cosenza, da dipendente dell’Agenzia delle Entrate riusciva ad accedere abusivamente alla banca dati e provvedeva alla cancellazione di crediti erariali già iscritti a ruolo o attestava l’esistenza di debiti erariali per permettere ai contribuenti di non versare le somme dovute, riuscendo perfino a trasformare soggetti da debitori a creditori. Occupandosi di pratiche da discutere in Commissione tributaria inoltre, aiutava la falsa commercialista Patrizia Fazio e l’avvocato Alberto Pangrazi Liberati nella difesa dei clienti che avevano contenziosi tributari. Erano gli stessi professionisti a individuare contribuenti con contenzioni in corso, in modo da indirizzarli alla collaborazione con il funzionario, che li aiutava in cambio di mazzette che potevano andare dai 6mila ai 20mila euro, ma anche promesse in denaro da 120mila euro o in alcuni casi vestiario.
Le indagini hanno poi portato a scoprire anche un altro dipendente infedele, Pio Pirozzi. Il 48enne originario di Latina, avvalendosi del suo incarico di ufficiale di riscossione per Equitalia, in cambio di mazzette da parte degli imprenditori in difficoltà, non dava seguito ai provvedimenti di iscrizione a ruolo e ai pignoramenti. Era lui stesso, con l’aiuto del faccendiere reggiano Luigi Tronci, a proporre ai destinatari dei pignoramenti il pacchetto con cui, in cambio di denaro, proponeva di risolvere i loro problemi con Equitalia. Il sistema era semplice: attraverso dei prestanome e avvalendosi della consulenza della commercialista abusiva Fazio, i debiti delle società in crisi venivano trasferiti a nuove società con sede all’estero, come per esempio in Lettonia, i cui titolari risultavano nullatenenti e quindi impossibilitati a saldare il debito.
In merito alla vicenda, Equitalia Centro ha dichiarato di avere “già avviato le misure disciplinari previste dal contratto nei confronti del proprio dipendente coinvolto nella vicenda”. Equitalia, si legge nella nota, “è certa che sarà fatta piena luce sulla vicenda e, a tal fine, rimarrà a disposizione degli inquirenti. Adotterà nei confronti del dipendente sottoposto a misura cautelare le iniziative più opportune a propria tutela”.
Dalle indagini degli inquirenti, risulta che i due gruppi di azione agissero in modo indipendente, anche se a collegarli è la conoscenza della commercialista Fazio. Coinvolte decine di persone, tra cui molti imprenditori che sono risultati concussi. Per tutti e cinque sono scattati i domiciliari, anche se per i due dipendenti la Procura aveva chiesto la detenzione in carcere. Denunciato anche un maresciallo dei carabinieri di Parma accusato di falso ideologico. Il militare aveva il compito di seguire le intercettazioni della commercialista, con cui aveva un rapporto di amicizia, ma nel redigere l’informativa agli inquirenti non aveva riportato la verità, accusando una persona diversa.