Il decreto legge contenente disposizioni urgenti in materia di esecuzioni delle pene, appena licenziato dal Consiglio dei Ministri, è un provvedimento certamente incoraggiante.
E’ incoraggiante perché anzitutto corregge alcuni gravissimi squilibri in tema di recidiva prodotti da una legge ingiusta come la cd ex Cirielli (legge 251/2005), che precludeva in modo irrazionale e generalizzato l’accesso ai benefici per una parte consistente della popolazione carceraria e, di conseguenza, ogni effettiva possibilità di recupero e di reinserimento.
E’ incoraggiante perché interviene sull’emergenza del sovraffollamento, seppure parzialmente, valorizza percorsi alternativi alla detenzione, amplia le maglie dell’accesso alla detenzione domiciliare e della liberazione anticipata, presta attenzione a particolari categorie di detenuti, come le madri ed i malati gravi.
E’ incoraggiante perché recepisce alcune delle indicazioni contenute nella seconda delle tre leggi di iniziativa popolare, sulle quali decine di associazioni come la nostra, stanno raccogliendo le firme in tutta Italia con la campagna “tre leggi per la giustizia e i diritti”.
E’ un inizio.
Restano aperti ancora tanti nodi critici, sui quali occorrerebbe intervenire: dall’abuso della custodia cautelare, che finisce troppo spesso col tradursi in un’anticipazione della pena, all’impatto penale della normativa in materia di stupefacenti (cd legge Fini-Giovanardi).
In generale, occorrerebbe modificare l’approccio stesso al concetto stesso di pena, recuperandone la funzione costituzionale, della riabilitazione e rieducazione, perché la questione non è soltanto meramente numerica, di posti letto nelle celle.
Alla urgenza di ripristinare la dignità umana nelle carceri si affianca la necessità di investire seriamente a sostegno di programmi di reinserimento sociale e lavorativo che accompagnino le riforme e diano loro gambe. A queste condizioni, un eventuale provvedimento di clemenza, ventilato dalla Ministra della Giustizia, non sarebbe soltanto una mera risposta emergenziale al problema del sovraffollamento carcerario.