E' stata una decisione sofferta ma inevitabile: troppi i rischi per la sua salute e così Walter Visigalli si è fatto operare di nuovo, questa volta per rimuovere la mano che gli era stata impiantata con un intervento mai fatto in Italia
E’ stata una decisione sofferta ma inevitabile: troppi i rischi per la sua salute e così Walter Visigalli si è fatto operare di nuovo, questa volta per rimuovere la mano che gli era stata impiantata con un intervento mai fatto in Italia.
Martedì scorso a Visigalli, 48 anni, è stata quindi amputata la mano che gli era stata impiantata dal professor Marco Lanzetta al San Gerardo di Monza, ed è lo stesso chirurgo a spiegare che “dopo due episodi di rigetto molto importanti abbiamo deciso insieme (così come avevamo messo nel conto quando si fece il trapianto) che non era il caso di rischiare la vita”. “Molto serenamente” è stata quindi presa una decisione che non si poteva più rimandare visto che c’era il rischio sia di cancrena che di setticemia, dopo che da marzo le crisi di rigetto si erano fatte più frequenti e il dolore sempre meno sopportabile.
Il cortisone non è stato più sufficiente e si sarebbero dovuti utilizzare farmaci antirigetto ancora più potenti che avrebbero messo a rischio elevato il paziente. “Per questo – ha spiegato Lanzetta – abbiamo attivato il ‘piano B’ che avevamo programmato per non andare oltre un certo limite. Non è stata dunque una scelta improvvisa: con Visigalli ci siamo chiusi in una stanza, ci siamo guardati fissi negli occhi e abbiamo pensato che non era il caso di rischiare oltre e di procedere all’intervento”.
Visigalli è stato quindi operato, in anestesia locale, alla clinica Columbus di Milano, e “subito dopo gli esami sono rientrati nella norma. Inoltre è stato preso in carico dalla stessa psicologa che lo ha seguito prima e dopo il trapianto della mano”, ha spiegato Lanzetta, che studierà ora una nuova protesi da applicargli: “Dopo un po’ di tempo dal trapianto di 13 anni fa, l’area della corteccia cerebrale collegata all’arto si era riattivata riportando segnali della mano nuova. Questo fenomeno potrà essere di grande aiuto per l’impianto di una protesi bionica che potrà essere applicata nei prossimi mesi”.
Lanzetta aveva fatto parte dell’equipe che a Lione nel 1998 fece il primo trapianto di mano a Clint Hallam, personaggio controverso di una storia controversa che si concluse nel 2001 quando l’uomo, dopo aver smesso di prendere i farmaci che gli erano stati prescritti, ottenne l’amputazione da un ospedale inglese, dopo che la stessa struttura di Lione e altre in Australia e Nuova Zelanda gliel’avevano rifiutata.
Dopo che Lanzetta ha lasciato il San Gerardo, il reparto di Chirurgia della mano è passato al dottor Massimo Del Bene, che nel 2010 ha realizzato il primo trapianto bilaterale degli arti superiori in Italia a una donna di 54 anni, utilizzando cellule staminali mesenchimali.