L'ex presidente della Corte costituzionale era stato eletto consigliere di sorveglianza, perdendo la battaglia per la presidenza. E ora annuncia le dimissioni con una lettera al neopresidente, perché gli azionisti-dipendenti hanno dato "una risposta inequivoca che non posso sottovalutare"
Tutto o niente. Giovanni Maria Flick non si accontenta e, dopo avere perso la battaglia per la poltrona da presidente del consiglio di sorveglianza della Banca popolare di Milano, lascia l’incarico da consigliere a una settimana dalla nomina. L’ex presidente della Corte costituzionale e ministro della Giustizia con Prodi ha inviato una lettera al neopresidente del consiglio di sorveglianza, Giuseppe Coppini, annunciando le sue dimissioni, dopo che i soci dell’istituto milanese hanno dato “una risposta inequivoca che non posso sottovalutare”.
E’ infatti in corso da tempo all’interno della banca uno scontro per la trasformazione in società per azioni, su cui punta Andrea Bonomi, presidente del consiglio di gestione, per aumentare il valore della sua partecipazione e il controllo sul gruppo. Ma l’esito dell’assemblea di settimana scorsa ha confermato la contrarietà di una buona parte dei dipendenti-azionisti al progetto Spa. Flick, favorito da Bonomi, è stato infatti sconfitto duramente da Coppini, che ha portato a casa il doppio dei voti.
Flick si congratula con Coppini e spiega di aver accettato di far parte del consiglio in un primo momento “nella speranza di poter contribuire a un’evoluzione dell’assetto della banca e della governance che, sia pure da osservatore esterno, reputo assolutamente necessaria”. Dall’assemblea, secondo Flick, “è giusto trarre, in assoluta serenità, le doverose conseguenze rassegnando le dimissioni dall’incarico di consigliere di sorveglianza”.
L’ex ministro ci tiene a precisare, sempre rivolgendosi a Coppini, che “non la mancata elezione alla presidenza, da lei degnamente ricoperta, mi induce a tale atto, ma la consapevolezza che i soci hanno scelto un percorso diverso per adeguare l’assetto della banca o forse hanno scelto di conservare l’assetto attuale, ritenendo che al futuro della banca possa bastare il miglioramento dei margini di efficienza e produttività, non il cambiamento delle regole. In entrambi i casi – conclude Flick – auguro sinceramente alla banca, ai suoi soci e ai suoi clienti il miglior successo, consapevole di non poter dare, io, giurista e uomo delle regole, un contributo significativo a questo percorso”.