La Procura di Salerno indaga per riciclaggio: l'alto prelato scambiava i contanti con assegni circolari da 5mila e 10mila euro. E, oltre a una casa da sogno, aveva anche un conto allo Ior
Per qualche giorno hanno abitato sotto lo stesso tetto, ma non c’è un prelato più lontano dall’ideale di povertà di Papa Francesco di monsignore Nunzio Scarano, indagato per riciclaggio dalla Procura di Salerno. Il monsignore è nato nel 1952 a Salerno in una famiglia che occupava una casa dell’Istituto Case Popolari ma ora vive in una magione di lusso piena di mobili e quadri di valore. A Roma è conosciuto nel jet set ed è stimato anche da show girl come Michelle Hunziker. Da tempo vive a Roma nella Domus Internationalis Paulus VI, nella centralissima via della Scrofa, tra il Tevere e piazza Navona. In quella pensione da 85 euro a notte, a due passi dal Parlamento, ha alloggiato prima di essere nominato dal Conclave anche Papa Bergoglio.
Chissà se il Papa povero ha mai scambiato due chiacchiere con questo monsignore che anni fa aveva chiesto di cambiare ufficio per avvicinarsi allo Ior, la banca del Vaticano. Scarano, prima di prendere i voti 26 anni fa era un funzionario di banca, ma in Vaticano non lavorava nel mondo della finanza bensì in quello immobiliare. Rivestiva (o meglio riveste) l’importante carica di responsabile del servizio di contabilità analitica dell’Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, l’ente della Santa Sede – meno noto ma non meno potente dello Ior – che possiede migliaia di immobili di grande pregio concentrati a Roma e depositi per centinaia di milioni di euro in contante. Questo monsignore indagato con l’accusa di riciclaggio, era il capo del servizio contabilità dell’Apsa. Non proprio l’uomo giusto al posto giusto nella Chiesa di Francesco.
Le accuse che gli sono costate la sospensione dall’incarico in Vaticano
Lo chiamavano ‘monsignor 500‘. Nunzio Scarano infatti aveva una grande disponibilità di banconote da 500 euro. Il prelato salernitano proponeva agli imprenditori amici, tutti della sua zona, di scambiare blocchi di dieci-venti banconote da 500 con assegni circolari da 5mila-10mila euro. Nelle carte della Procura di Salerno per ora la contestazione totale del presunto riciclaggio si ferma a 580 mila euro di provenienza poco chiara che avevano seguito questo strano itinerario. Scarano disponeva di un conto allo Ior e al Fatto risulta che gli investigatori si stiano interessando di questo versante della sua attività finanziaria. Anche perché le somme movimentate dal monsignore sono superiori a quelle finora contestate, si parla di milioni di euro.
Per ironia della sorte l’indagine parte da una denuncia del prelato. Scarano subisce un furto nella sua magione salernitana. Spariscono quadri e gioielli, denaro e mobili per alcuni milioni di euro. L’appartamento da fuori non desta sospetti su tanta opulenza. Ma non bisogna farsi ingannare dall’aspetto dimesso e trascurato del portone d’ingresso. Siamo nel centro storico di Salerno. L’appartamento si compone di due unità per complessivi 25 vani catastali e un’estensione che dovrebbe superare i 400 metri quadrati. In città si dice che Scarano abbia messo in vendita il tutto per quattro milioni di euro. Il complesso ha una storia interessante: apparteneva alle Suore piccole operaie dei Sacri Cuori, un istituto di religiose con sede centrale a Roma che nel 2001 ha venduto al monsignore i suoi appartamenti nel centro di Salerno per poi aprire una nuova sede in zona più periferica, a Pastena il 7 maggio 2011. Quel giorno era presente all’inaugurazione anche il sindaco Vincenzo De Luca, in ottimi rapporti con monsignor Scarano. Gli appartamenti nel centro con terrazza sul Duomo sono stati riuniti e ristrutturati qualche anno fa e abbelliti con quadri antichi alle pareti in tinte pastello, gessolini, parquet, filodiffusione.
Il senso del monsignore per il mercato immobiliare
D’altro canto Scarano è un monsignore con il pallino dell’immobiliare. E’ intestatario del 90 per cento del capitale della NUEN srl, una società con sede a Salerno che dall’ottobre del 2012 esercita l’attività di costruzione di edifici residenziali. L’altro socio, con il 10 per cento, è l’amministratore Enrico Vallese, un costruttore di Alba Adriatica. Lo abbiamo contattato telefonicamente per chiedergli cosa facesse in società con un monsignore in una immobiliare a Salerno, ma Vallese non ha risposto. La questione si fa ancora più misteriosa se si dà un’occhiata alle vecchie partecipazioni societarie di Scarano. Il monsignore è stato intestatario di quote in altre due immobiliari, la Prima Luce Srl e la Effegi Gnm, create nel 2006-2007 con Giovanni Fiorillo di Baronissi, in provincia di Salerno, nelle quali ora è socio Domenico Scarano, 46 anni, probabilmente un parente del monsignore. Gli uomini della Guardia di finanza, guidati dal Comandante del Nucleo Tributario Antonio Mancazzo, stano ricostruendo gli affari immobiliari di Scarano. Il pm Elena Guarino, titolare dell’indagine, ha ascoltato nei giorni scorsi gli imprenditori che hanno scambiato assegni con banconote.
Il monsignore, difeso dall’avvocato Silverio Sica, ha rivendicato la provenienza lecita di quei soldi. Secondo lui sarebbero serviti per uscire da una società immobiliare estinguendo un’ipoteca. E le finte donazioni che servivano a coprire lo scambio di assegni da 10mila euro subito rimborsati in contanti? Scarano, intervistato dal quotidiano La Città di Salerno, si è difeso così: “Io non ho rubato niente e non ho mai riciclato denaro sporco. La mia ex commercialista mi ha consigliato malissimo. Quel denaro era tutto pulito”.
di Vincenzo Iurillo e Marco Lillo
da Il Fatto Quotidiano del 16 giugno 2013