Brunetta e Capezzone chiedono provvedimenti su un tema discusso già dal 2011, indicando allo Stato la restituzione entro dicembre di tutti i 40 miliardi dovuti alle aziende. Il capogruppo Pdl alla Camera attacca poi il ministro Saccomanni, accusandolo di non essere abbastanza trasparente
Non solo pressioni sul governo per eliminare l’Imu. Il Pdl torna alla carica chiedendo provvedimenti su un tema discusso già dal 2011: la restituzione dei debiti della pubblica amministrzione alle imprese. Una mozione firmata dal capogruppo alla Camera del Pdl, Renato Brunetta, e dal presidente della commissione Finanze di Montecitorio, Daniele Capezzone, indica all’esecutivo di pagare entro il 2013 tutti i 40 miliardi di debiti della pubblica amministrazione, anziché spalmarli anche sul 2014.
La mozione, ha spiegato Capezzone, “impegna il Governo a valutare tutte le possibili misure per massimizzare e accelerare gli effetti positivi sul Pil determinati dalle norme in materia di pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni contenute nel decreto-legge n. 35 del 2013”, quello cioè varato dall’ex premier Mario Monti e approvato dalle Camere che prevede il pagamento di 20 miliardi nel 2013 e 20 miliardi nel 2014.
Secondo la mozione, “occorre procedere a concentrare nel secondo semestre 2013 tutte le risorse disponibili a tal fine stanziate anche per il 2014, fino ad esaurimento dello stock di debiti, accelerazione che non incide sul quadro di medio termine di finanza pubblica concordato in sede europea, ma determina un positivo effetto sugli andamenti dell’economia reale, in modo da rendere meno stringente lo stesso vincolo finanziario”.
Brunetta, capogruppo Pdl alla Camera, ha chiamato in causa direttamente il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, accusandolo di non essere abbastanza trasparente. “Sull’argomento abbiamo presentato un’interrogazione urgente”, ha detto, “nella speranza di ottenere una risposta informata ed esauriente sullo stato dell’arte. Speriamo che il ministro Saccomanni sia in grado di rispondere. Soprattutto di rassicurare”.
E ha infine ricordato che “lunedì prossimo le aziende dovrebbero conoscere il loro destino. Dovrebbero: ma due soli giorni, peraltro festivi, non inducono all’ottimismo. Speriamo di sbagliare. Nel frattempo continueremo a insistere sul conto alla rovescia, anche a rischio di sembrare petulanti, perché l’argomento è talmente importante da richiedere una pressione continua e costante”.