L'erede di Gianni Agnelli sulle orme del nonno, ma solo per quanto riguarda il primo quotidiano nazionale. E salvo nuovi colpi di scena targati Diego Della Valle
“Si preferisce portare tutto in America e qui la Fiat sta scomparendo”, denunciavano i lavoratori di Pomigliano d’Arco dal corteo Fiom di questa mattina. Forse dalle fabbriche automobilistiche, certamente non dalla carta stampata. Se infatti l’impegno della famiglia Agnelli sulle quattro ruote made in Italy è da tempo appeso a un filo, altrettanto non si può dire per l’editoria, grande passione dell’erede dell’Avvocato, John Elkann, che da un anno a questa parte sta facendo fuoco e fiamme sulla carta stampata. Settore che, nonostante l’evidente scarsità di ritorno economico in moneta sonante, lo vede in grande espansione.
A livello locale, nazionale e anche internazionale, dove le sue poltrone nei grandi gruppi editoriali si stanno moltiplicano a vista d’occhio. La partita che sta facendo più clamore, però, non è quella che poche settimane fa l’ha visto entrare nel consiglio di amministrazione della News Corp di Rupert Murdoch, dove è arrivato quasi in punta di piedi, aggiungendo la prestigiosa polotrona a quelle già occupate nel britannico Economist e nel blasonato quotidiano francese Le Monde. Altrettanto non si può dire per il Corriere della Sera, che lo vede da mesi impegnato in uno scontro senza precedenti con il patron della Tod’s, Diego Della Valle. E che, salvo nuovi colpi di scena da parte dell’imprenditore marchigiano, vedrà la Fiat tornare in testa all’azionariato del primo quotidiano italiano come già accaduto ai tempi del cosiddetto salvataggio seguito all’affaire P2-Banco Ambrosiano, quando alla guida del Lingotto c’era nonno Gianni poi affiancato da Cesare Romiti.
In serata, infatti, Torino ha rotto gli indugi annunciando la decisione di aumentare l’impegno e, quindi, gli investimenti, su Rcs, la scassata editrice del Corriere che proprio in questi giorni sta portando avanti una difficile ricapitalizzazione da 400 milioni di euro, appena sufficiente a tappare la falla del gruppo gravato da un miliardo di debiti. Fino a ieri era previsto che Fiat facesse la sua parte e poco più, per un investimento totale, tra mantenimento della posizione e incremento della quota, di una cinquantina di milioni di euro. E così sarebbe dovuta salire dal 10,49 al 13,4 per cento dell’editrice, arrivando a tallonare Mediobanca (14,6%) e l’eventuale successore della famiglia Rotelli, titolare della prima quota azionaria (16% circa), ma decisa a gettare la spugna.
Evidentemente, però, la posizione non offriva sufficienti garanzie. Allo stesso Elkann o alle banche creditrici, Intesa e Unicredit in testa, strette tra le istanze della Fiat, quelle di Della Valle e quelle non secondarie dei loro azionisti e portatori d’interesse. E così il colpo di scena: Fiat ha deciso di alzare la posta e di tirare dritto oltre il 20% dell’editrice. Nella giornata di venerdì 28 giugno, infatti, ha acquistato altri 10.700.000 diritti di opzione che le daranno diritto alla sottoscrizione di 32.100.000 azioni Rcs. E “al termine dell’aumento, nel caso in cui risulti integralmente sottoscritto, la partecipazione sarà pari al 20,135%”, come si legge in una nota di Torino.
Una mossa che senz’altro rafforza la posizione di Elkann che da tempo coltiva un progetto di rafforzamento editoriale sull’asse Milano-Torino, con l’obiettivo di ottimizzare l’impegno della Fiat in un settore che è senz’altro fonte di soddisfazioni morali – come dimostra l’accoglienza ricevuta oggi sulla stampa quotidiana dall’intervento del presidente della Fiat di giovedì 27 in Bocconi sul successo del capitalismo familiare – ma lo è molto meno sul fronte materiale. Specialmente per quanto riguarda La Stampa di Torino, il quotidiano di famiglia che fa capo direttamente alla casa automobilistica e che soltanto nel 2012 ha registrato un rosso di circa 27 milioni di euro.
E così torna alla ribalta il piano di integrazione tra le due editrici dello scorso autunno, che era stato soltanto congelato in attesa proprio della prova della verità della ricapitalizzazione del Corriere. E che avrebbe dovuto riguardare in un primo tempo solo i servizi di stampa, distribuzione e raccolta pubblicitaria. Anche se l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, in passato non aveva fatto mistero di un’ideale ricollocazione della Stampa a livello locale, che ben si accompagnerebbe al contestuale controllo delle due case editrici da parte di Torino. E anche alla progressiva “fiatizzazione” della Liguria, dove alla guida dell’editrice del Secolo XIX è appena arrivato Maurizio Scanavino uomo di provata fiducia degli Agnelli. Gli osservatori, però, ora sono concentrati sul primo passo di Elkann, che si attendono sarà rivendicare l’ultima parola sulla nomina del direttore del Corriere. Proprio come il nonno.