Se ne va 91 anni, dopo una vita di studio, scoperte, battaglie e soddisfazioni. Indomita, non si è mai fermata davanti a nulla, anche grazie all'educazione che ricevuta fin da piccola che non l'ha imprigionata in ruoli di genere predefiniti. “Non mi hanno mai detto fai questo o quello perché sei una bambina ma che dovevo andare avanti, fare carriera, studiare, affermarmi”
Margherita Hack avrebbe voluto vivere altri 10mila anni per scoprire cos’è la materia oscura, arrivare al primo istante del big bang e vedere “tutte le conseguenze meravigliose della mappatura del Dna”. Se n’è andata la notte scorsa, a 91 anni, dopo una vita di studio, scoperte, battaglie e soddisfazioni. Donna indomita, non si è mai fermata davanti a nulla, anche grazie all’educazione che ricevuta fin da piccola che non l’ha imprigionata in ruoli di genere predefiniti. “Non mi hanno mai detto fai questo o quello perché sei una bambina – ha raccontato più volte – ma che dovevo andare avanti, fare carriera, studiare, affermarmi”. Non si è quindi stupita quando, a soli 26 anni, dopo la laurea in fisica (con 101/110) e un breve impiego in un’industria di ottica, ha iniziato a insegnare astronomia all’Università di Firenze come associata. A 32 anni diventava docente di ruolo e cominciava a collaborare con varie università straniere tra cui Berkeley, in California, dove ha scritto “Stellar spettroscopy”, considerato ancora oggi un testo fondamentale. A 42 anni è stata la prima donna in Italia a dirigere un osservatorio astronomico.
Non si è mai sentita penalizzata dall’essere donna, anche se questo non le ha impedito di essere vicina alle lotte per i diritti e per la parità. “Bisogna essere combattive, non timide” diceva spesso. “Chi ha meno diritti si deve battere per averli e non aspettare che piovano dall’alto”. Vedeva nell’educazione il solo strumento per la vera indipendenza. Anche per questo credeva nell’importanza della divulgazione scientifica, in cui si è cimentata fin da giovane.
Il suo impegno civile è stato caratterizzato da un ateismo convinto, premessa dei libri “Libera scienza in libero stato” e “Il mio infinito. Dio, la vita e l’universo nelle riflessioni di una scienziata atea”, che l’ha portata a criticare le ingerenze della religione e a diventare garante scientifica del Cicap (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale) presidente onorario dell’Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) e ad iscriversi all’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica. “La vita e la morte appartengono all’uomo e non a Dio”, diceva. Secondo lei uno Stato laico e non teocratico deve riconoscere il diritto all’eutanasia come all’aborto, alle unioni civili, al divorzio, alla ricerca sulle cellule staminali embrionali.
Impegnata in prima persona in politica, è stata candidata per il partito dei Comunisti italiani e la Federazione della sinistra. Lo scorso aprile era entrata a far parte del comitato “Emma Bonino presidente”. Vegetariana convinta fin da bambina, ha sempre ritenuto un abominio mangiare la carne: “Non la mangerei mai, perché mi sembra veramente atroce uccidere milioni e milioni e milioni di animali. E’ veramente un’ecatombe ogni giorno sulla terra”, diceva sapendo, anche in questo, di essere controcorrente.