A piazza Tahrir tornano i manifestanti, gli slogan e le tende, questa volta per chiedere le dimissioni del presidente egiziano Mohammed Morsi. Ieri, la manifestazione dell’opposizione sembrava inizialmente una sorta di prova generale per domani, giorno dell’attesa protesta nazionale contro il capo di Stato islamista. Manifestazioni a cui gli ikhwan (nome in arabo dei Fratelli Musulmani) hanno prontamente risposto con un sit in nel quartiere cairota di Nasser City.
Ma se al Cairo la situazione resta in una sorta di equilibrio precario, ad Alessandria e in altre città egiziane violenti scontri sono divampati tra attivisti e supporter della fratellanza mentre anche diverse sedi dei Fratelli Musulmani sono state attaccate. Secondo il ministero della Sanità egiziano, il bilancio è di centinaia di feriti e 4 morti. Tra di loro c’è uno studente americano di 21 anni che ad Alessandria insegnava inglese in un’organizzazione no profit. Gli scontri giustificano l’attesa per la manifestazione di domani, che coincide con il primo anniversario dell’elezione di Morsi.
La campagna dei Tamarrod (la ribellione) in pochi mesi è riuscita a raccogliere (secondo fonti dei ribelli) 22 milioni di firme per chiedere le dimissioni del presidente che nei sondaggi segna i minimi storici di gradimento. Il Fronte di Salvezza Nazionale, che è stato incapace di competere alle elezioni con i Fratelli Musulmani, cavalca la petizione dei Tamarrod che come ci spiega uno dei fondatori, Mahmoud Badr, “propone un governo transitorio tecnocratico e nuove elezioni in 6 mesi”.
Intanto gli egiziani temono il peggio e continuano a fare scorte e a prelevare dai bancomat in un paese che non è ma stato così tanto diviso e polarizzato: i Fratelli Musulmani attaccano l’opposizione, ritenendola responsabile delle violenze, mentre il leader del Fronte di Salvezza Nazionale, Mohammed El Baradei ribadisce l’intenzione pacifica delle manifestazioni e i parlamentari laici si dimettono dalla camera alta. Tahrir esattamente un anno fa festeggiava la vittoria elettorale del presidente islamista.
Ma la luna di miele con “il popolo di Tahrir” era durata pochi mesi, l’approvazione forzata della costituzione a dicembre aveva alienato le simpatie dei rivoluzionari che alle elezioni avevano scelto il candidato islamista al ballottaggio per evitare la vittoria di Ahmed Shafiq, ex primo ministro di Mubarak. Una rottura insanabile che nei mesi si è aggravata dopo la strage a gennaio di Port Said e altri atti di repressione gravi ma soprattutto a causa di una crisi economica senza precedenti che ha aumentato in maniera esponenziale lo scontento degli egiziani.
Le incognite, dunque, sono tante, a partire non solo dal numero di manifestanti ma anche dalla composizione della piazza che chiederà le dimissioni di Morsi. I tamarrod hanno avuto l’appoggio anche dei cosiddetti fulul, (ex membri e supporter del regime di Mubarak) mentre molti rivoluzionari sembrano strizzare l’occhio all’esercito che per il momento si erige come protettore della nazione ma le cui mosse potrebbero decidere la sorte del governo islamista. C’è anche chi critica i Tamarrod di non voler sfidare i Fratelli Musulmani alle urne e di voler prendere una scorciatoia, visto l’incapacità politica manifestata dal Fronte di Salvezza Nazionale. Ma Badr ribatte: “Morsi deve andarsene come Mubarak, con le sue mosse autoritarie è completamente delegittimato e non possiamo aspettare la fine del suo mandato”.
Mondo
Egitto, Morsi: primo anno da presidente. Contestatori in piazza: “Dimissioni”
Il gradimento per il capo dello Stato è ai minimi storici. La campagna dei Tamarrod è riuscita a raccogliere 22 milioni di firme. La luna di miele è durata pochi mesi: la rottura si è aggravata dopo gli atti di repressione e la crisi senza precedenti
A piazza Tahrir tornano i manifestanti, gli slogan e le tende, questa volta per chiedere le dimissioni del presidente egiziano Mohammed Morsi. Ieri, la manifestazione dell’opposizione sembrava inizialmente una sorta di prova generale per domani, giorno dell’attesa protesta nazionale contro il capo di Stato islamista. Manifestazioni a cui gli ikhwan (nome in arabo dei Fratelli Musulmani) hanno prontamente risposto con un sit in nel quartiere cairota di Nasser City.
Ma se al Cairo la situazione resta in una sorta di equilibrio precario, ad Alessandria e in altre città egiziane violenti scontri sono divampati tra attivisti e supporter della fratellanza mentre anche diverse sedi dei Fratelli Musulmani sono state attaccate. Secondo il ministero della Sanità egiziano, il bilancio è di centinaia di feriti e 4 morti. Tra di loro c’è uno studente americano di 21 anni che ad Alessandria insegnava inglese in un’organizzazione no profit. Gli scontri giustificano l’attesa per la manifestazione di domani, che coincide con il primo anniversario dell’elezione di Morsi.
La campagna dei Tamarrod (la ribellione) in pochi mesi è riuscita a raccogliere (secondo fonti dei ribelli) 22 milioni di firme per chiedere le dimissioni del presidente che nei sondaggi segna i minimi storici di gradimento. Il Fronte di Salvezza Nazionale, che è stato incapace di competere alle elezioni con i Fratelli Musulmani, cavalca la petizione dei Tamarrod che come ci spiega uno dei fondatori, Mahmoud Badr, “propone un governo transitorio tecnocratico e nuove elezioni in 6 mesi”.
Intanto gli egiziani temono il peggio e continuano a fare scorte e a prelevare dai bancomat in un paese che non è ma stato così tanto diviso e polarizzato: i Fratelli Musulmani attaccano l’opposizione, ritenendola responsabile delle violenze, mentre il leader del Fronte di Salvezza Nazionale, Mohammed El Baradei ribadisce l’intenzione pacifica delle manifestazioni e i parlamentari laici si dimettono dalla camera alta. Tahrir esattamente un anno fa festeggiava la vittoria elettorale del presidente islamista.
Ma la luna di miele con “il popolo di Tahrir” era durata pochi mesi, l’approvazione forzata della costituzione a dicembre aveva alienato le simpatie dei rivoluzionari che alle elezioni avevano scelto il candidato islamista al ballottaggio per evitare la vittoria di Ahmed Shafiq, ex primo ministro di Mubarak. Una rottura insanabile che nei mesi si è aggravata dopo la strage a gennaio di Port Said e altri atti di repressione gravi ma soprattutto a causa di una crisi economica senza precedenti che ha aumentato in maniera esponenziale lo scontento degli egiziani.
Le incognite, dunque, sono tante, a partire non solo dal numero di manifestanti ma anche dalla composizione della piazza che chiederà le dimissioni di Morsi. I tamarrod hanno avuto l’appoggio anche dei cosiddetti fulul, (ex membri e supporter del regime di Mubarak) mentre molti rivoluzionari sembrano strizzare l’occhio all’esercito che per il momento si erige come protettore della nazione ma le cui mosse potrebbero decidere la sorte del governo islamista. C’è anche chi critica i Tamarrod di non voler sfidare i Fratelli Musulmani alle urne e di voler prendere una scorciatoia, visto l’incapacità politica manifestata dal Fronte di Salvezza Nazionale. Ma Badr ribatte: “Morsi deve andarsene come Mubarak, con le sue mosse autoritarie è completamente delegittimato e non possiamo aspettare la fine del suo mandato”.
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Beirut, 16 mar. (Adnkronos) - Hezbollah ha condannato in una dichiarazione gli attacchi americani contro obiettivi Houthi nello Yemen. "Affermiamo la nostra piena solidarietà nei confronti del coraggioso Yemen e chiediamo a tutti i popoli liberi del mondo e a tutte le forze di resistenza nella nostra regione e nel mondo di unirsi per contrastare il progetto sionista americano contro i popoli della nostra nazione", ha scritto in una nota il Partito di Dio.
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi americani in Yemen sono "un avvertimento per gli Houthi e per tutti i terroristi". Lo ha detto a Fox News il vice inviato degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Morgan Ortagus, sottolineando che "questa non è l'amministrazione Biden. Se colpisci gli Stati Uniti, il presidente Trump risponderà. Il presidente Trump sta ripristinando la leadership e la deterrenza americana in Medio Oriente".
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Steve Witkoff, ha definito "inaccettabili" le ultime richieste di Hamas in merito al cessate il fuoco a Gaza. Riferendosi alla conferenza del Cairo di inizio mese, l'inviato statunitense per il Medio Oriente ha detto alla Cnn di aver "trascorso quasi sette ore e mezza al summit arabo, dove abbiamo avuto conversazioni davvero positive, che descriverei come un punto di svolta, se non fosse stato per la risposta di Hamas".
Hamas avrebbe insistito affinché i negoziati per un cessate il fuoco permanente iniziassero lo stesso giorno del prossimo rilascio di ostaggi e prigionieri palestinesi. Secondo Al Jazeera, Hamas ha anche chiesto che, una volta approvato l'accordo, i valichi di frontiera verso Gaza venissero aperti, consentendo l'ingresso degli aiuti umanitari prima del rilascio di Edan Alexander e dei corpi di quattro ostaggi. Inoltre, il gruppo ha chiesto la rimozione dei posti di blocco lungo il corridoio di Netzarim e l'ingresso senza restrizioni per i residenti di Gaza che tornano dall'estero attraverso il valico di Rafah.
"Abbiamo trascorso parecchio tempo a parlare di una proposta di ponte che avrebbe visto il rilascio di cinque ostaggi vivi, tra cui Edan Alexander, e anche, tra l'altro, il rilascio di un numero considerevole di prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane", ha detto Witkoff. "Pensavo che la proposta fosse convincente: gli israeliani ne erano stati informati e avvisati in anticipo". "C'è un'opportunità per Hamas, ma si sta esaurendo rapidamente", ha continuato Witkoff. " Con quello che è successo ieri con gli Houthi, ciò che è successo con il nostro ordine di attacco, incoraggerei Hamas a diventare molto più ragionevole di quanto non sia stato finora".
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano ha scoperto un nascondiglio di armi nel campo profughi di Nur Shams, fuori Tulkarem, nella Cisgiordania settentrionale. Lo ha reso noto l'Idf, precisando che sono state rinvenute diverse borse contenenti armi, una delle quali conteneva anche un giubbotto con la scritta 'Unrwa'. Le armi confiscate sono state consegnate alle forze di sicurezza per ulteriori indagini.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Un missile lanciato dagli Houthi è caduto a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai. Lo ha riferito la radio dell'esercito israeliano, aggiungendo che l'Idf sta indagando per stabilire se il missile fosse diretto contro Israele.
Passo del Tonale, 15 mar.(Adnkronos) - Che l’aspetto competitivo fosse tornato ad essere il cuore pulsante di questa quinta edizione della Coppa delle Alpi era cosa già nota. Ai piloti il merito di aver offerto una gara esaltante, che nella tappa di oggi ha visto Alberto Aliverti e Francesco Polini, sulla loro 508 C del 1937, prendersi il primo posto in classifica scalzando i rivali Matteo Belotti e Ingrid Plebani, secondi al traguardo sulla Bugatti T 37 A del 1927. Terzi classificati Francesco e Giuseppe Di Pietra, sempre su Fiat 508 C, ma del 1938. La neve, del resto, è stata una compagna apprezzatissima di questa edizione della Coppa delle Alpi, contribuendo forse a rendere ancor più sfidante e autentica la rievocazione della gara di velocità che nel 1921 vide un gruppo di audaci piloti percorrere 2300 chilometri fra le insidie del territorio alpino, spingendo i piloti a sfoderare lo spirito audace che rappresenta la vera essenza della Freccia Rossa.
Nel pomeriggio di oggi, dalla ripartenza dopo la sosta per il pranzo a Baselga di Piné, una pioggia battente ha continuato a scendere fino all’arrivo sul Passo del Tonale, dove si è trasformata in neve. Neve che è scesa copiosa anche in occasione del primo arrivo di tappa a St. Moritz e ieri mattina, sul Passo del Fuorn. Al termine di circa 880 chilometri attraverso i confini di Italia, Svizzera e Austria, i 40 equipaggi in gara hanno finalmente tagliato il traguardo alle 17:30 di oggi pomeriggio all’ingresso della Pista Ghiaccio Val di Sole, dove hanno effettuato il tredicesimo ed ultimo Controllo Orario della manifestazione.
L’ultimo atto sportivo dell’evento è stato il giro nel circuito, all’interno del quale le vetture si sono misurate in una serie di tre Prove Cronometrate sulla neve fresca valide per il Trofeo Ponte di Legno, vinto da Francesco e Giuseppe Di Pietra. L’altro trofeo speciale, il Trofeo Città di Brescia, ovvero la sfida 1 vs 1 ad eliminazione diretta di mercoledì sera in Piazza Vittoria, era stato anch’esso vinto da Aliverti-Polini.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".