È una Rimini ancora ferita dal recente nubifragio, quella che accoglierà sabato la Molo Street parade. La città mentre si lecca le sue ferite e conta i danni va avanti e prova a recitare la parte della capitale del turismo, come se esistesse ancora quella “Rimini” inebriata da un perenne carnevale, che ha descritto Pier Vittorio Tondelli negli anni Ottanta.
80 dj, ospiti musicali tra i quali Boy George, Taboo, Marc Vedo, Frankie hi-nrg, Saturnino, Kay Rush, 100 pescatori, 12 pescherecci, 1 km di molo, 1 km di lungomare. Eccola la formula dell’evento che animerà il fine settimana. E a Rimini è subito polemica. La vox populi che si registra sul web si scaglia contro la kermesse e nel conto mette pure la Notte Rosa (prevista per il 7 di luglio), le spese per il Palacongressi, il Trc e la pista ciclabile sul lungomare. Oggi più che mai i riminesi sembrano voler parlare solo del sistema fognario da sdoppiare, responsabile dei disastri avvenuti in conseguenza del nubifragio. Qualsiasi altra voce di spesa pubblica è stigmatizzata. Eppure ieri sera è stato approvato il bilancio di previsione 2013 e oggi il Comune ha diffuso una nota nella quale sottolinea che “ha dato un drastico taglio alle spese (2.724.234 milioni), senza però arretrare sul capitolo principale di investimento, il welfare, su cui ha investito 572 mila euro in più rispetto allo scorso anno”.
Quanto costerà a palazzo Garampi la Molo Street parade non è dato ancora sapere. Enrica Dall’Ara, dall’ufficio comunicazione dell’assessorato al turismo, fa sapere che “gli atti predisposti non sono esecutivi”, per cui afferma di non potersi sbilanciare sull’ammontare delle spese prima della prossima settimana, ma assicura che “la maggior parte dei costi sono sostenuti dai 15 locali del Consorzio del porto che hanno gestito la parte logistica e artistica, adottando i 12 pescherecci su cui si esibiranno i dj tutta la notte”. A chiarire dove il Comune abbia preso i soldi per la sua quota è l’assessore alle risorse finanziarie Gian Luca Brasini che spiega: “Il costo di eventi come questo incide minimamente sul nostro bilancio, infatti è tutto a carico dei privati, tramite la tassa di soggiorno, che va dai 50 centesimi per un albergo a 1 stella ai 3 per un 5 stelle. Idem per la Notte Rosa. Nel 2012 ci è costata 166mila euro e i privati ne hanno messi altri 95mila. Quest’anno si pagherà tutto coi proventi della tassa, che dovrebbe garantire un incasso previsto a bilancio di 5 milioni di euro. Nei 160 milioni di euro di bilancio del Comune di Rimini, la Notte Rosa incide per lo 0,1%”.
Per la tanto chiacchierata pista ciclabile sono stati iscritti a bilancio 750mila euro, di cui 450 provengono da un finanziamento regionale. Lo stanziamento per i lavori del Trc è costato invece 102 milioni di euro, di cui circa la metà arriva dalla Cassa depositi e prestiti, mentre della parte restante se ne devono fare carico la Regione e i Comune di Rimini e Riccione. “Noi abbiamo ancora 3 milioni di euro scoperti da finanziare” puntualizza Brasini.
Più complessa è la vicenda del Palacongressi, costato una cifra complessiva simile a quella della metropolitana di costa. “Anche quello è nell’ordine dei 100 milioni –aggiunge l’assessore. Comune, Provincia e Camera di commercio di Rimini sono i 3 soggetti che hanno quote consistenti. I mutui accesi sono in capo a due società che si stanno ripagando con gli utili della Fiera, le royalties del sistema turistico attraverso Aia Palace e l’affitto a Covention Bureau a un canone di circa 1 milione di euro all’anno.
Intanto Aia, Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti cercano di proporre una loro ricetta per superare un momento di difficoltà. E allora in una nota, seppure riconoscano che “gli interventi sul sistema fognario non possono essere più rimandati”, invitano “a salvaguardare l’economia del turismo, l’unica ricchezza del territorio”. “Quindi –scrivono- non serve piangerci addosso, trovare il capo espiatorio e guardare solo agli aspetti di criticità, basta con azioni di disturbo e dietrologie”. Il turista prima di tutto dunque: “Nonostante sia partita la conta degli ingenti danni, in molti casi non coperti da assicurazione, da parte di tutti i cittadini e degli operatori quello che non dobbiamo fare in questo momento è mettere in discussione le politiche turistiche legate ad eventi e manifestazioni e altro, che rappresentano uno strumento mediatico per attirare presenze sul territorio”.
Non la pensano tutti così a Rimini. In internet si scatenano le polemiche e abbondano i post sul profilo Facebook del sindaco Andrea Gnassi. Luigi Camporesi, consigliere comunale del M5S, ne ha chiesto le dimissioni, perché lunedì avrebbe concordato con Hera in ritardo l’apertura dello sfioratore dell’Ausa, che serve il centro storico e perché dal 2011 sostiene: “Nulla è stato fatto a livello infrastrutturale, manutentivo oppure organizzativo per evitare disastri come quello appena verificatosi”. È stata creata pure la pagina, “È colpa di Gnassi”. Sottotitolo “Qualunque cosa succeda, ovunque succeda”. Al di là dei toni faceti di alcuni, non tutti hanno voglia di scherzare o di rifugiarsi dietro una facile retorica. Paolo Parmeggiani scrive sulla pagina del primo cittadino: “Se si sono trovati quelle centinaia di milioni di euro per opere così ‘strategiche’ (Palas, Trc ndr) credo che si debbano trovare quei 90 milioni per evitare di finire su tutti i giornali italiani e stranieri per allagamenti, morti, disagi. Sì, è vero, sono eventi straordinari quelli successi lunedì, però gli scarichi in mare, i divieti di balneazione, la puzza delle fogne, avvengono anche dopo un temporale un po’ più consistente del solito. Se io fossi –continua- un turista che ha bramato una settimana di vacanze dopo un lungo inverno di lavoro e ha fatto dei sacrifici economici per portare la figlia al mare a Rimini, dove si paga anche la tassa di soggiorno giornaliera, e poi mi ritrovassi la macchina in panne in 40 cm di acqua vicino al centro e in spiaggia un mare maleodorante, di colore ambiguo, con elementi galleggianti e rischiassi di fare il bagno nel caso mi sfuggisse il cartello nascosto con il divieto di balneazione, penserei subito ai miei pochi risparmi spesi in una vacanza assurda in un posto assurdo”.