Grecia senza pace, stretta da un lato dalla morsa degli evasori con un’altra lista che scotta (dopo quella Lagarde) in arrivo da Bruxelles e dall’altro dall’annuncio di settemila licenziamenti da parte ministro per la Riforma pubblica, Kyriakos Mitsotakis. Per quanto riguarda la nuova schedatura dei “fuggitivi”, il ministro delle Finanze Yannis Stournaras ha presentato una richiesta ufficiale per l’invio di informazioni riguardanti individui e aziende che hanno i conti in Lussemburgo, con depositi stimati fra i 600 e gli 800 milioni. Le procedure hanno avuto inizio lo scorso 4 giugno, quando il primo ministro del Lussemburgo, Jean Claude Juncker, è stato in visita ufficiale in Grecia.
In quell’occasione il ministero ha inviato la richiesta per la lista tramite valigia diplomatica, oltre a una lettera personale che lo stesso Stournaras ha consegnato nelle mani del ministro delle Finanze del Lussemburgo Luc Frinten durante l’Eurogruppo del 17 giugno scorso. Secondo fonti diplomatiche elleniche la cosiddetta “lista Juncker” sarà inviata in Grecia ai primi di settembre e la valutazione dei dati verrà avviata immediatamente. Inoltre lo stesso Stournaras ha chiesto qualche giorno fa, attraverso i canali diplomatici formali, tutti i dati disponibili sui depositi dei contribuenti greci, persone fisiche e giuridiche, in Lussemburgo. In questo modo l’erario greco oltre ai 2.063 nomi elencati nella lista Lagarde, le cui indagini sono state ritardate per la mancata archiviazione ufficiale da parte dei due ex ministri delle Finanze Papacostantinou e Venizelos, potrà mettere le mani su altri illustri evasori.
Intanto però la notizia che preoccupa il Paese arriva dal neo ministro della Funzione pubblica Mitzotakis, che annuncia: “Ci saranno licenziamenti nel settore pubblico”. Facendo il paio con le richieste ufficiali avanzate dalla Troika come conditio sine qua non per ottenere la nuova tranche di aiuti prevista nel mese di agosto. La maggior parte dei tagli riguarderà dai 4000 ai 7000 dipendenti. Il primo gruppo da 1500 sarà nel settore giustizia, con l’haircut plan pronto a settembre, ed è frutto di quella legislatura di emergenza presente nel memorandum e avallata dal nuovo ministro della Giustizia, Christos Athanasiou. Mentre il titolare del dicastero della Salute, Adonis Gheordiadis, conferma ufficialmente la volontà di chiudere gli ospedali del Paese, così come anticipato da queste colonne nei giorni scorsi.
Ma non è tutto, perché nonostante le rassicurazioni del ministro del lavoro Iannis Vroutsis, la Troika sarebbe sempre più intenzionata a trovare le coperture che mancano ai numeri greci in un ritocco alla normativa sul lavoro, abbassando il salario minimo nel Paese a 350 euro. In sostanza si vorrebbe introdurre una nuova tipologia contrattuale definita “mini posti di lavoro”, dove la retribuzione massima sarà di 350 euro. Ufficialmente l’obiettivo dei creditori internazionali è quello di adottare un modello di lavoro flessibile, a bassa retribuzione, senza alcun ritorno fiscale. E vi sarebbero anche forti pressioni per adottare il provvedimento “in blocco”, ovvero dare diritto al datore di lavoro di rifiutarsi dil fornire servizi per conto di lavoratori che in precedenza erano in sciopero.
E nel Paese torna a farsi sentire lo scontro sociale, con 14 arresti, sabato a Patrasso, di attivisti anarchici che volevano fare ingresso in un hotel cittadino dove si teneva una manifestazione dei neonazisti di Alba dorata. Mentre il partito delle sinistre radicali del Syriza (che i sondaggi danno in testa assieme a Nea Dimokratia) attacca duramente il premier Samaras: “Mano nella mano con il signor Venizelos, sono adesso accomunati dal marcio del potere che li unisce. I loro giorni sono contati”.
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