La pasionaria berlusconiana si definisce "pitonessa" e attacca magistrati, presidente del Senato e il Pd. E' la favorita per sostituire Lupi alla vicepresidenza e il Pd deve fare i conti con i malumori interni: "Speriamo sia solo fantasia". Il Pdl: "O così o giù il governo"
Come se non bastasse anche il voto per la vicepresidenza della Camera potrebbe logorare le fondamenta delle larghe intese. All’ombra dell’enorme spada di Damocle delle questioni giudiziarie di Silvio Berlusconi, con il tavolo ancora ingombro delle vicende (non ancora del tutto superate) su Imu e Iva e il tema F35 che per il momento è l’unico ostacolo apparentemente superato, ecco che il Pdl – martedì 2 luglio – vorrebbe eleggere vicepresidente dell’assemblea di Montecitorio al posto di Maurizio Lupi (nominato ministro) una figura senz’altro istituzionale: Daniela Santanchè. Il nome, si può capire, ha provocato più che un malumore tra i parlamentari del Pd e qualcuno è già venuto allo scoperto. I “franchi tiratori” stanno già prendendo la mira, ma la “pasionaria” – sempre in prima linea in difesa del Cavaliere – si dice “serena e tranquilla”. “E’ vero – spiega – sono combattiva, ma sulle cose importanti e questa non è la battaglia della mia vita”. Insomma, esclude che possano esserci conseguenze politiche per governo e maggioranza. Ma pare più una prova di forza che non una vera e propria previsione: “Questo è un governo di coalizione o no? Io a quello sono rimasta – dichiara in un’intervista a Repubblica l’ex candidata premier della Destra – Mi stupirei se qualcuno pensasse di piazzare trappole. Se poi non mi voteranno, pazienza. Sarà un problema politico, non di Daniela Santanchè”.
D’altronde chi meglio della Santanchè può ricoprire un ruolo di garanzia come presidente dell’Aula. Per esempio oggi la parlamentare del Pdl è tornata sul tema della giustizia. Ha attaccato intanto i magistrati chiedendosi “perché non si può dire che un giudice è un cretino o un incapace”. Poco dopo se l’è presa con il presidente del Senato Piero Grasso: “Per me il presidente del Senato è un arbitro e non dovrebbe essere un giocatore. Sino a pochi mesi fa era un magistrato e apparteneva a quella casta e fa gli interessi di quella casta. Io non ci sto. In Italia si può parlare male di tutti, politici ladri, idraulici ladri, ma non si può dire che ci sono magistrati incapaci…”.
Cosa fa il Pdl se Berlusconi viene condannato e magari finisce ai domiciliari? “E’ una ipotesi che non abbiamo fatto – risponde la candidata vicepresidente – Voglio continuare a sperare che alla fine anche per Berlusconi ci sarà una giustizia giusta, ma nel caso noi combatteremo, non staremo a pettinare le bambole fino alla sentenza. Berlusconi è una persona responsabile e continua a dire non pensate a me ma all’Italia, ma noi non staremo fermi. Berlusconi ha dalla sua una forza di 10 milioni di voti. Ci batteremo per la libertà e perché non ci sia un ordine dello Stato che segue una parte politica che usa la magistratura per farlo fuori dalla politica. Si legge che ‘la legge è uguale per tutti’, ma non lo è per Berlusconi”. Infine l’ultima dimostrazione di equilibrio quando torna a parlare di politica: “Dobbiamo rispondere ai nostri elettori: non ci piace governare col Pd. Credo che un movimento politico come il nostro deve rispondere ai suoi elettori. Avevamo un programma rivoluzionario. E il ‘niente Imu’ sta diventando realtà”. Se, in caso di elezione, riuscirà ad avere un profilo sufficientemente istituzionale si vedrà. Di certo sarà una vicepresidente “pitonessa”, come dice lei stessa. “Non sono né falco né colomba – sottolinea – Non ci sono divisioni, ma ruoli diversi: chi sta al governo e chi nel partito e deve fare da pungolo al governo. Facciamo ognuno la propria parte”.
La Santanchè parla anche del destino del centrodestra, dell’eventuale ritorno a Forza Italia e della prossima successione dinastica alla guida del Pdl o di quel che sarà. Marina Berlusconi leader, dunque? “Sì, ma non a questo giro bensì al prossimo, perché a questo giro ci sarà ancora Silvio Berlusconi”. Alfano potrebbe essere il segretario della nuova Forza Italia, ma l’ex sottosegretario non vorrebbe, spiega, “nessun ruolo politico al di fuori di Berlusconi presidente. Non vorrei la figura di segretario, a noi basta il presidente”.
Difficile capire cosa avverrà martedì in Aula: se, cioè, il Pd resisterà e riuscirà a non votare la Santanchè o far virare il Pdl su un altro nome. Per intanto Pippo Civati scrive con ironia su Twitter che fa piacere apprendere dai giornali che la parlamentare Pdl è candidata alla vicepresidenza “dopo l’ampia e approfondita discussione, che non c’è stata. Ricordate: se non votiamo la Santanchè ‘potrebbecadereilgoverno’. Ogni settimana ha la sua croce”. Civati è stato fin dall’inizio contro le larghe intese. Ma questa volta riceve anche il sostegno di un altro deputato, il giovane Francesco Laforgia, uno dei firmatari del cosiddetto “Documento dei non allineati”. “Immagino che la candidatura della Santanchè sia frutto della fantasia dei giornali, visto che al gruppo non ne abbiamo mai parlato – spiega – Attendiamo con ansia di capire anche quale sarà il nome proposto dal Pd. In ogni caso sono sicuro che sarà scelto sulla base del merito e non dell’appartenenza a correnti”.
E così ecco la controreplica, dell’ex ministro Stefania Prestigiacomo, che ributta la palla nel campo avversario: la colpa è del Pd, sostiene, perché “non è in grado di gestire le fibrillazioni al proprio interno e diventa favorevole al governo di larghe intese Pd-Pdl solo quando questo avvantaggia il Pd”. Quindi: “E’ un problema serio”. E di nuovo la minaccia che possa cadere il governo, come ironicamente aveva previsto Civati: “Se nel Pd quella di Civati e di Laforgia diventano la linea dominante nei fatti, allora sarà complicato continuare a mantenere in vita un governo per il quale la responsabilità viene chiesta al Pdl nel nome degli interessi generali del Paese e non al Pd che nel frattempo bada ai propri interessi di bottega. Non dobbiamo mai perdere di vista le ragioni per le quali questo governo è nato: l’emergenza economica e le riforme. O si fanno davvero, o la ragion d’essere di questo governo viene meno in re ipsa”. Emergenza economica e riforme, ma anche la vicepresidenza della Camera.