“Non c’è nessun automatismo nell’alleanza con il Pdl“. A lanciare l’avvertimento è Roberto Maroni dal palco del Teatro Nuovo di Milano, dove si è riunito il congresso dei giovani padani. Se Silvio Berlusconi, proponendo un nuovo Pdl che tornasse alla Forza Italia del 1994, pensava di riproporre anche le vecchie alleanze, dovrà fare un passo indietro. Il segretario del Carroccio fa infatti sapere di non essere interessato “ai movimenti degli altri partiti”. Il governatore lombardo ricorda l’appuntamento con l’assemblea federale della Lega per il 21-22 settembre a Venezia. Per allora “il Pdl – sostiene – si sarà chiarito le idee e noi saremo in grado di decidere sulla base di contenuti se continuare l’alleanza. Tutto è aperto”. Poi specifica: ”Il Pdl non esiste più fra pochi giorni e noi abbiamo l’opportunità di entrare lì e conquistarne i consensi. Noi non abbiamo bisogno di cambiare il nostro nome, di cui non ci vergogniamo”. Primo obiettivo, rimane però “l’indipendenza della Padania“.
Poi richiama anche l’esecutivo, avvertendolo di essere pronto a violare “il patto di stabilità“. E spiega: ”C’è un modo molto semplice per diminuire la spesa pubblica: applicare i costi standard. Se non li si applicano subito, prenderemo adeguati provvedimenti. Quindi il governo Letta è avvisato: o applica i costi standard o la Lombardia farà come le altre Regioni”.
Se Maroni discute di alleanze, Matteo Salvini chiarisce chi sono i “nemici”. “I nuovi maiali sono a Bruxelles“, spiega Salvini. E lancia il proprio je accuse: “In mille hanno fatto l’Italia, in mille questa porcheria possono distruggerla. Oggi più che Roma ladrona, parlerei di Roma cialtrona. A Roma ci sono quattro peracottai. Oggi il vero pericolo non è al Sud, ma è in giacca e cravatta, lavora in banca e talvolta si ritrova con altri cinquanta in qualche località per decidere chi campa e chi muore”.
“I nuovi nazisti -prosegue nel suo intervento – sono qualcosa di più pericoloso, perché ci tolgono il futuro, le radici, l’identità. Vogliono che tutti diventiamo solo numeri, consumatori”. Per questo, rivolto ai giovani del movimenti, Matteo Salvini esorta a “decidere di non sopravvivere. O viviamo o facciamo la battaglia finale, o si vince o si perde. Questo è il momento di giocarsi il tutto per tutto”.
E mentre parla, a sottolineare come il vero antagonista ora sia Bruxelles, in teatro sventolano due bandiere dell’Unione Europea, una con falce e martello e l’altra con una svastica, sconfessati da Maroni. “L’Europa non è nè nazista nè comunista”, ha tenuto a chiarire il segretario della Lega Roberto Maroni, ritenendo “eccessive” le bandiere “L’Europa – ha proseguito Maroni – è una struttura inefficiente, preda di lotte e interesse, e per questo vogliamo cambiarla. Ma non è un’ Europa ideologica, e ben peggio perché almeno le ideologie avevano dietro delle utopie, questa Unione europea – ha concluso il governatore della Lombardia – è l’Europa delle lobby dei Mario Monti e dei banchieri”. Poi Salvini cerca di fare da paciere nella frattura tra Bossi e Maroni. La conclusione del suo intervento, infatti, richiama i due: “Viva la Lega, viva Umberto Bossi, viva Roberto Maroni!”.
Già dal raduno di Cermenate, il vice segretario della Lega aveva invitato i due a metter fine alle polemiche. “Te lo dico a nome di migliaia di militanti – ha detto Salvini a Bossi – il nemico è fuori, smettiamola di fare polemiche dentro e di martellarci le palle”. Poi l’appello all’unità: “Il nemico non è Umberto Bossi ma non si chiama nemmeno Maroni” .
Umberto Bossi poco prima aveva ribadito, richiamando un avvertimento lanciato da Maroni: “A volte mi fanno incazzare certe cose come le espulsioni e frasi come ‘chi non è d’accordo con me si accomodi fuori: è inaccettabile”. Poi chiarisce: “La Lega l’ho fatta e non ho nessuna intenzione di distruggerla“. “Dobbiamo ascoltare bene la base”, ha ribadito più volte il Senatur. Bossi ha ricordato i contestatori di Pontida e ha sostenuto però che “non bisogna avere paura dei fischi ma di non ascoltare la base”, altrimenti “il partito va in malora” e del resto “i risultati elettorali sono quelli che sono”. Il presidente della Lega ha ribadito di preferire “Padania a Prima Il Nord’’ e ha poi detto che “la cura Tosi ha distrutto il Veneto”. Nei giorni precedenti aveva affermato: “Bobo alle elezioni regionali in Lombardia ha vinto solo grazie alla crescita esponenziale di Berlusconi. Questa è la verità”.