“Un giorno spero di poter fare a meno della scorta: questo sarebbe un grande segno di civiltà, viste le minacce e gli insulti di ogni genere che ricevo”. Dalla Festa multiculturale di Collecchio, in provincia di Parma, arriva lo sfogo del ministro all’Integrazione Cécile Kyenge, che durante il taglio del nastro della manifestazione lancia l’idea di un’integrazione che sia prima di tutto rispetto per gli altri, anche per lei stessa.
Prima ancora di giungere nel Comune di Collecchio a inaugurare la 17esima edizione dell’iniziativa che ogni anno riunisce le etnie presenti nel parmense in un calendario di eventi che vanno dalla musica alla danza e alla cucina, il ministro è stato investito dalle polemiche sollevate dal segretario nazionale della Lega Nord Emilia Fabio Rainieri, che ha criticato la partecipazione della Kyenge alla Festa. “Il ministro può ovviamente andare dove meglio ritiene – aveva attaccato Rainieri – quello che non si capisce è perché a spese degli italiani e quindi in veste di ministro partecipi alla Festa della multiculturalità. Una festa fatta e voluta da chi non ha alcuna intenzione di rinunciare alla propria identità, tradizione e cultura per sposare quella italiana come invece chiede il ministro a gran voce. Sono persone che di cittadinanza italiana non vogliono nemmeno sentire parlare”.
Nel mirino della Lega anche le parole del ministro sull’abolizione del reato di immigrazione clandestina e l’evento di apertura della Festa: la consegna, alla presenza di Kyenge, dell’attestato simbolico di cittadinanza onoraria a circa duecento bambini stranieri nati e residenti nel parmense, definito uno “spot elettorale”.
“Io sono qui per un altro motivo, per sostenere una nuova cittadinanza. La Festa multiculturale è un esempio di buone pratiche di interazione tra popoli, un modo per diffondere un nuovo modello di convivenza – ha replicato il ministro, che ha poi ha smorzato le polemiche – Penso che il confronto vada fatto sempre nel rispetto delle persone. Il consegnare la cittadinanza onoraria è un atto simbolico, un atto di sensibilizzazione dei cittadini. Per questo motivo ovunque sto partecipando a eventi di questo tipo: non sto cambiando la legge, ma sto cercando di lanciare un messaggio di sensibilizzazione”.
Ad applaudire e a stringere la mano al primo ministro nero, come lei stessa vuole essere definita, una comunità multietnica che al parco Nevicati ha accolto la rappresentante del Governo italiano con canti, profumi e danze da tutto il mondo. Tra gli argomenti toccati da Kyenge durante la serata di apertura, l’impegno per lo Ius soli, ma anche il diritto d’asilo, i problemi legati alla Bossi-Fini e il ruolo e le difficoltà della donna nell’immigrazione. “Io non sono solo la ministra per i migranti, sono la ministra per tutti – ha detto – Oggi non bisogna parlare solo di integrazione, ma di interazione. Il punto è mettere i cittadini al centro di politiche e di progetti, sempre accompagnati dalla Costituzione”. Kyenge ha infine ribadito anche il suo nuovo impegno sulle Politiche giovanili, delega ereditata dopo le dimissioni di Josefa Idem: “Bisogna investire sui giovani al di là del colore della loro pelle, il nostro compito è aiutarli e sostenerli – ha aggiunto, sottolineando poi l’importanza della convivenza e del dialogo tra popoli – L’Italia non è un Paese razzista, è importante educare i nostri figli alla diversità”.