Il parlamento europeo aveva pronte nuove norme per la riduzione delle emissioni di CO2 nell’industria automobilistica. Dal 2020 le nuove automobili prodotte in Europa non avrebbero dovuto superare – in media, per ogni casa automobilistica – la soglia dei 95 grammi di CO2 per chilometro. Ormai era tutto pronto, si era raggiunto un compromesso: i produttori di automobili avrebbero potuto compensare le emissioni dei veicoli più inquinanti di maggiore cilindrata con un bonus garantito a veicoli ibridi ed elettrici, che avrebbero pesato maggiormente nella media finale.
Poi però la Germania ha fermato tutto all’ultimo momento. La doccia fredda è arrivata giovedì scorso: “abbiamo ricevuto i risultati delle contrattazioni (a livello europeo) – all’ultimo minuto”, ha spiegato Merkel. “Dobbiamo coordinare gli obiettivi di politica ambientale con quelli di politica industriale, che riguardano anche l’occupazione”. E’ necessario verificare che le norme ambientali non “indeboliscano la nostra stessa base industriale”.
In poche parole, sulle nuove soglie il governo tedesco ha tirato il freno a mano e, molto probabilmente, la decisione sarà rinviata alla fine dell’anno. Nel frattempo – scrive il settimanale Die Zeit – la Germania potrebbe provare a ottenere nuove voci contrarie all’interno del Consiglio dei Ministri Europei, magari a partire dalla Croazia, che entra nell’Unione dal 1° luglio. Finora la posizione di Berlino è sostenuta da Slovacchia e Repubblica Ceca dove, guarda caso, hanno i loro stabilimenti anche importanti case automobilistiche tedesche (nella Repubblica Ceca ha sede Skoda, controllata da Volkswagen).
Sarà un dibattito interessante nel quale la Germania non mancherà di far sentire il suo peso. Tra pochi mesi anche con l’aiuto di Eckart von Klaeden, tesoriere della Cdu (il partito di Angela Merkel) dal 2006 al 2010, ministro aggiunto alla Cancelleria Federale dal 2009 e presto – dalla fine del 2013 – responsabile Global External Affairs e Public Policy di Daimler AG (Mercedes). Un lobbista di punta dell’industria automobilistica che arriverà direttamente dai vertici del partito al governo. Le porte girevoli tra politica e industria continuano a funzionare in modo efficiente anche in Germania. Per l’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici, purtroppo, è una pessima notizia.