Il presidente rifiuta l'aut aut dell'esercito che gli aveva dato 48 ore per andarsene. I militari costretti a precisare: "Nessun golpe". Intanto però si dimettono sei ministri e vengono arrestate le guardie del corpo di un leader dei Fratelli musulmani
Sale la tensione in Egitto. Il governatore di Ismailiya vicino alla Fratellanza, Hassan el Hawi, si è dimesso dopo essere stato nominato poche settimane fa dal presidente egiziano Mohamed Morsi, mentre le forze armate hanno dato 48 ore ai politici per rispondere alla richieste del popolo. In caso contrario, come afferma un comunicato delle forze armate letto alla tv di stato egiziana, saranno obbligate a presentare una road map la cui applicazione sarà controllata “direttamente”. Ma in tarda serata arriva la retromarcia: “Nessun golpe, solo un invito ad accordarsi con l’opposizione”.
Oltre ad el Hawi, si sono dimessi anche sei ministri egiziani, per affiancarsi a chi protesta contro Morsi. I ministri del Turismo, dei Rapporti col parlamento, delle Telecomunicazioni, dell’Ambiente e delle Risorse idriche hanno presentato una lettera di dimissioni irrevocabili spiegando di volersi unire i manifestanti e di essere contrari alla politica del governo. Mentre il presidente americano Barack Obama ha fatto sapere che gli aiuti all’Egitto saranno dati solo se sarà rispettata la legge, se il governo ascolterà l’opposizione e se non sarà usata la violenza.
Almeno 16 vittime negli ultimi due giorni
Nei giorni scorsi ci sono state proteste e manifestazioni anti Morsi anche violente: da ieri sono 16 le persone che hanno perso la vita, ma alcuni media parlano di almeno 20 morti. Le vittime dell’assalto alla sede della Fratellanza al Cairo sono 8, le altre si sono registrate ad Assiut, Kafr el Sheikh, Alessandria, Beni Suef e Fayum. Uno degli ultimi a perdere la vita è stato un ragazzo di 26 anni, colpito alla testa da colpi d’arma da fuoco durante gli scontri di domenica 30 giugno al Cairo davanti alla sede dei Fratelli Musulmani, dove è asserragliato Morsi. E proprio lunedì 1 luglio le forze della sicurezza egiziane hanno arrestato quindici guardie del corpo di Khairat el Shater, potente numero due della Confraternita.
Un ultimatum al presidente Mohamed Morsi era arrivato con un comunicato firmato dai Tamarod, il gruppo dei ribelli: “Via entro le 17 di martedì 2 luglio altrimenti sarà disobbedienza civile”. Gli attivisti chiedono inoltre “alle istituzioni dello Stato, compresi l’esercito, la polizia e la magistratura, di sostenere apertamente la volontà popolare, così come emerge dalla folla”. Il messaggio respinge l’appello al dialogo arrivato da Morsi, perché “non c’è alcuna possibilità di accettare soluzioni a metà. Non ci sono alternative alla fine pacifica del potere dei Fratelli Musulmani e del loro rappresentante, Mohamed Morsi”.
17 milioni di manifestanti in piazza al Cairo
Una marea umana ha invaso ieri il Cairo e tutte le regioni dell’Egitto per dire a Morsi, il primo dei Fratelli musulmani, di andarsene. Si è trattato delle manifestazioni più imponenti mai avvenute dalla caduta di Mubarak nel 2011: secondo fonti dell’opposizione, circa 17 milioni di persone sono scese in strada. Il presidente da parte sua ha detto che non cederà mai. Milioni di persone in tutto il Paese, ma nella capitale in particolare, sono scese in piazza con bandiere egiziane e migliaia di cartellini rossi, a simbolizzare la richiesta di espulsione per il capo dello Stato eletto democraticamente un anno fa.
Migliaia di manifestanti si sono invece assiepati nella contro-manifestazione, che per due giorni ha occupato lo spiazzo davanti alla moschea di Rabaa el Adwayea al Cairo, dove si sono riuniti i supporter di Morsi e della Fratellanza in nome della legittimità del presidente. Una legittimità che lo stesso Morsi ha invocato in una intervista al britannico The Guardian, una delle pochissime che ha concesso ad un media straniero. “Non c’è spazio di discussione su questo punto. Ci possono essere manifestazioni e le persone possono esprimere la loro opinione ma il punto cruciale è l’applicazione della costituzione. Questo è il punto cruciale”, ha messo in chiaro il presidente egiziano. Il portavoce della presidenza ha ribadito ai giornalisti che non ci saranno concessioni, anche se ha parlato della necessità di un dialogo. In serata Morsi ha fatto il punto con il premier Hisham Qandil dopo essersi tenuto in contatto per tutta la giornata con i ministri della Difesa, dell’Interno e il capo dell’intelligence.
Mentre il Fronte di salvezza nazionale, che riunisce gran parte dell’opposizione egiziana, ha diffuso in serata un comunicato nel quale esorta i manifestanti a rimanere “pacificamente” in piazza senza collaborare con un governo “fallito” e “proteggendo la rivoluzione fino a quando non ci sarà la transizione”.