Come annunciato lo scorso marzo, Google ha chiuso il suo popolarissimo Google Reader, l’aggregatore di feed RSS più usato sul web. Il servizio, secondo i vertici di Mountain View, non genera un traffico sufficiente per giustificare il suo mantenimento. Una scelta che Richard Gingras, direttore della sezione News & Social di Mountain View, ha giustificato in un’intervista su Wired con un cambio di abitudini da parte degli utenti.

Secondo il Senior Director di Google, il consumo delle notizie ha cambiato modalità a causa della diffusione di smartphone e tablet: ora le notizie verrebbero consumate in “pillole” nel corso della giornata, a discapito della modalità di lettura “concentrata” all’inizio o alla fine della giornata. Insomma, il sistema della rassegna stampa attraverso RSS avrebbe fatto il suo tempo, soppiantato da una forma di consumo delle news in tempo reale.

All’annuncio di Google avevano fatto seguito le proteste degli aficionados di Reader, sfociate anche in una petizione online sul popolare sito Change.org che ha raccolto più di 100.000 firme. A spingere per il mantenimento del servizio è stato chi utilizza il programma per lavoro (giornalisti in primis), ma soprattutto chi ha trovato nell’aggregatore targato Google un metodo per superare le censure online e accedere a contenuti che altrimenti sarebbero irraggiungibili. Niente di tutto questo ha turbato i propositi della dirigenza di Google, che oggi ha proceduto puntualmente all’eutanasia del suo storico Reader. Unica “concessione”, il rilascio di un’applicazione dedicata per esportare il patrimonio di feed (i collegamenti ai siti) al fine di permettere la migrazione ad altri servizi.

E qui si apre il capitolo che ha più appassionato i commentatori sul web. Già all’indomani dell’annuncio, avvenuto il 13 marzo, infatti, i concorrenti di Google Reader avevano visto una crescita esponenziale di iscritti. Primo tra tutti Feedly, che si era ritrovato 500mila nuovi iscritti nel giro di una manciata di giorni. Tra i competitor pronti a raccogliere l’eredità di Reader anche Facebook. La notizia ha fatto capolino sui siti specializzati un paio di settimane fa, quando lo sviluppatore Tom Waddington ha detto di aver “rintracciato” riferimenti ai Feed RSS nella sezione dedicata alle API del social network.

La questione, per il momento, è ancora relegata alla dimensione di mera speculazione, visto che i riferimenti citati da Waddington farebbero pensare più che altro a un sistema che permetterebbe di creare feed relativi ai profili degli utenti Facebook. Di qui a proporre un clone di Google Reader a marchio Facebook la strada è lunga, ma le politiche accentratrici di Zuckerberg lasciano pensare che l’ipotesi non sia così campata per aria.

I candidati a raccogliere l’eredità e gli utenti del lettore di Google sono tanti. alcuni sviluppati molto recentemente come Digg Reader che è stato lanciato pochi giorni fa.

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