Reo di aver chiesto che la figura di segretario del Pd coincida con quella del candidato Premier, Matteo Renzi viene oggi ammonito da Beppe Fioroni su La Repubblica: “deve convenire con me […] che è un nodo politico importante“. Nodo politico? Semmai questione di rispetto delle regole. Lo Statuto del Pd, infatti, all’art. 3 recita così: “Il Segretario nazionale […] è proposto dal Partito come candidato all’incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri“. Chiaro, no? Non per Fioroni. O meglio, non per Fioroni quando c’è di mezzo il destino politico di Enrico Letta: “decidere entro dicembre il futuro premier significa di fatto escludere Letta, il presidente del consiglio in carica, a prescindere dalla qualità del suo lavoro e dai risultati ottenuti. […] Dobbiamo trovare una soluzione diversa“.
Tradotto: se Letta decidesse di proseguire il suo mandato, magari sulla scia delle larghe intese, il Segretario del Pd – probabilmente Renzi – non sia così formale da chiedere il rispetto dello Statuto. E con lui quelli che lo hanno votato.
Non è la prima volta che esponenti di spicco del Pd chiedono di non rispettare le regole che loro stessi si sono dati. Tutti i giorni assistiamo alle dichiarazioni dei parlamentari Bindi, lo stesso Fioroni, Finocchiaro… Tutti beneficiari di deroghe che hanno permesso loro di ricandidarsi per l’ennesima volta. Lo Statuto, infatti, pone il limite dei 3 mandati (art. 21). Vabbè, si dirà che cambiare lo Statuto richiede tempo: occorre convocare l’Assemblea nazionale e ottenere la maggioranza assoluta dei suoi componenti (art. 42). E magari si convoca l’Assemblea e si scopre che questa è contraria. Sarebbe increscioso.
Allora fa ancora più specie quando sono i big a prendere le decisioni, per poi smentirle il giorno seguente. “Italia Bene Comune“, la carta d’intenti su cui poggiava l’alleanza Pd-Sel, aveva toni trionfanti: “Abbiamo alle spalle il decennio di una destra impregnata di promesse e parole che hanno reso più confuse e opache la politica e l’azione di governo. Mentre davanti a noi l’ansia del cambiamento si sente con più forza. Noi – i democratici e i progressisti – questa volta non inviteremo a sognare“. Non ci hanno invitato a sognare, no. Hanno direttamente trasformato la realtà in un incubo: un’altra volta Berlusconi al governo, e questa volta con quella che – un tempo – era l’opposizione.
Proposta: perché sbattersi così tanto per redigere Statuto, Carta d’intenti, e altre fesserie del genere, se ogni giorno è possibile cambiare idea a seconda di come tira il vento? Se volete Enrico Letta premier anche per il prossimo governo, magari sempre di larghe intese, fate un bel falò dello Statuto, un po’ come Calderoli con le leggi, e smettete di prendere in giro i vostri militanti ed elettori. Perché, nonostante il vostro impegno, ve ne è rimasto ancora qualcuno.