«Vado a incontrarli, così ce li togliamo dai piedi» ha pronunciato il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri nell’ex palazzo di giustizia a Castel Capuano in occasione della protesta degli avvocati napoletani sabato scorso. Le parole sono udibili in un filmato di SkyTg24.

Parole particolarmente gravi non perché offendono una categoria ma perché emblematiche del perpetuo disprezzo che vige nel nostro Paese da parte della classe politica – chiamata a guidare e a decidere il futuro del Paese ma sempre più propensa a cristallizzare i propri privilegi – verso ogni forma di dissenso.

L’avvocatura protestava per lo stato comatoso della giustizia italiana, indi dello stato irreversibile del sistema di tutela dei diritti. Stato (nel duplice significato) comatoso che rende friabile e incerto il futuro della democrazia. Perché i diritti rappresentano il cibo della democrazia e da anni, decenni vengono calpestati, violati, smembrati, umiliati, derisi. Basti pensare al: sistema elettorale blindato che eviscera il diritto dell’elettore; rapporto impari tra privato e pubblica amministrazione; rapporto di sudditanza tra contribuente e fisco; la lunghezza di un processo che annichilisce qualsiasi legittimo diritto; la corruzione e la grande evasione non perseguite e così di fatto incentivate; le ricorrenti amnistie e condoni vari.

Dopo le carinerie del ministro è poi intervenuta la lettera del presidente dell’Ordine degli avvocati di Napoli, Francesco Caia, che ne ha giustamente condannato le parole, scrivendo come «tali gravissime affermazioni, oltre che ledere profondamente la dignità dell’Avvocatura italiana e della cittadinanza rappresentata dai sindaci, dimostrano quale sia la considerazione del ministro in merito alle istanze dei cittadini, alla tutela dei diritti nel nostro paese e al ruolo dell’Avvocatura che è costituzionalmente chiamata ad assicurare la stessa».

Dobbiamo tutti riflettere sull’atteggiamento di disprezzo che sente la classe politica verso il dissenso. Ne abbiamo un esempio costante anche da parte del Presidente della Repubblica, il quale più volte è intervenuto irritualmente e gravemente ben oltre i poteri assegnatigli dalla Costituzione, per “normalizzare”, ottenebrare, ricondurre ogni respiro alla sua visione politica, che propina come il bene per il popolo. Ed è questo disegno che mi inquieta: un Paese dove una classe dirigente gerontocratica, massonica, trasversale ed inciuciona opera nel proprio esclusivo interesse, raccontando tale percorso come espressione di democrazia, espellendo qualsiasi forma di pensiero contrario. Un Paese nel quale l’opposizione viene isolata, attaccata, denigrata è un Paese privo di democrazia. 

L’avvocatura ha grandi responsabilità perché troppo a lungo è stata autoreferenziale, egoista, fuori dalla realtà di una società che nel mentre cambiava, preda di una governance avida e gerontocratica (basti pensare che la metà degli avvocati italiani ha un’età media di 43 anni e il 45% è composto da donne, per poi riscontrare una assoluta non corrispondenza di ciò nelle istituzioni forensi), male e foltemente rappresentata in Parlamento da avvocati chiamati al capezzale per interessi personali e che hanno offerto una pessima immagine dell’avvocatura nel suo insieme, descritta paradossalmente come lobby. Gli avvocati sono antipatici (d’altronde sono spesso litigator), boriosi, polemici, cavillosi, palesemente immodesti. Eppure fondamentali perché svolgono uno dei ruoli più alti nella democrazia: la difesa dei diritti, senza padroni.

L’avvocatura si perde ancora in battaglie discutibili (discutibile la difesa ad oltranza del taglio dei tribunali minori, ragionevole quella dei tribunali efficienti e produttivi) e lo fa con metodi sbagliati (scioperi).

Ma l’avvocatura è il secondo pilastro della giustizia italiana e la sua specialità, autonomia, dignità non possono essere attaccati oltraggiosamente in questo modo.

La Guardasigilli dovrebbe invece preoccuparsi di “togliersi dai piedi” una Giustizia malata, che non funziona e che arreca danni irreparabili ai diritti di tutti e alla credibilità dell’intero Paese all’estero. Chi osa venire ad investire in Italia? Se non riesce a: recuperare un credito; risolvere un contenzioso; avere certezza del diritto verso il fisco; se è in balia di: una giurisprudenza creativa; un legislatore creativo ed etilico. E se è vittima della soppressione di diritti fondamentali.

Si preoccupi la Guardasigilli di tutto ciò invece di spostare l’attenzione solo sul problema carceri e sull’amnistia. Problemi che stanno molto a cuore della classe politica, molto attenta al futuro. Il proprio

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