L'incidente, causato da un cedimento del fondale marino, si è verificato ieri notte presso la foce del fiume Congo. Le procedure di emergenza hanno evitato il peggio, ma un membro dell'equipaggio risulta disperso. Secondo la nota diffusa dalla società non ci sarebbero danni ambientali
Nuovi guai per Saipem, società pubblica controllata da Eni: stamattina la compagnia petrolifera ha perso nelle acque dell’Oceano Atlantico una delle sei piattaforme marine ‘offshore’ che costituiscono l’eccellenza del gruppo attivo nella realizzazione di impianti petroliferi e nella perforazione. E nell’incidente un operatore risulta tutt’ora disperso, mentre altri sei sono rimasti feriti, in maniera non grave.
A riportare la notizia è stata la stessa società, con un comunicato ufficiale pubblicato sul suo sito. Il Perro Negro 6 – un mezzo di perforazione in grado di operare in acque profonde oltre i 100 metri – era impegnato presso la foce del fiume Congo, tra le coste dell’Angola e della Repubblica Democratica del Congo, ad una profondità di circa 40 metri: ieri notte, quando erano in corso le operazioni di posizionamento, a seguito del cedimento del fondale sotto una delle tre gambe, il mezzo si è improvvisamente inclinato e ha cominciato ad imbarcare acqua, fino a capovolgersi completamente ed affondare intorno alle 10.30 di questa mattina. “Le procedure d’emergenza prontamente attivate ieri – precisa la società – hanno permesso di evacuare rapidamente il personale”; al momento dell’affondamento nessuno era a bordo dell’impianto. Dopo il brusco inclinamento, però, uno dei 103 membri dell’equipaggio è risultato disperso mentre altri sei sono rimasti feriti, in modo non grave.
L’incidente, comunque, non avrebbe avuto ulteriori conseguenze: “Al momento non risultano danni ambientali, e vengono prese tutte le misure possibili di prevenzione”, conclude la nota della compagnia, che specifica anche di essere coperta da polizza assicurativa per perdite all’impianto, danni ambientali e rimozione del relitto. Una circostanza che dovrebbe rendere non particolarmente significativo l’impatto economico dell’incidente, attenuato anche dal fatto che il mezzo stava operando in ‘acque convenzionali”, ossia con profondità inferiore ai 100 metri e quindi con tariffe non particolarmente onerose.