Via libera alla costituzione del Comitato che si occuperà delle modifiche della Costituzione. Ma il Pd "blinda" il testo: "Nessuna modifica alla parte sulla magistratura". Sulla legge elettorale il ministro berlusconiano apre per l'abolizione della legge di Calderoli, ma viene criticato dai colleghi di partito
Il disegno di legge sulle riforme costituzionali regge e arriva all’esame dell’aula del Senato. La commissione di Palazzo Madama ha avuto il sì della maggioranza dopo aver esaminato tutti gli emendamenti al testo. Il disegno di legge prevede l’istituzione del Comitato che si occuperà delle riforme costituzionali. La prima notizia, dunque, ha un valore politico e cioè che i partiti che sostengono il governo hanno mantenuto l’intesa. La seconda è che è saltata ogni tentazione di mettere mano alla parte della Costituzione che riguarda il Titolo IV della Carta, che riguarda la magistratura. Un emendamento voluto dalla presidente della commissione Affari costituzionali, Anna Finocchiaro: il nuovo testo ha delimitato il campo d’azione del Comitato. “Ora è chiarissimo e non ci sono più alibi”, per intervenire su questo fronte dice la Finocchiaro dopo l’ok alla sua proposta arrivato con il si della maggioranza e il no di Sel e Movimento Cinque Stelle (poco persuasi, in realtà che con esso non si apra a successivi interventi in materia di giustizia).
L’emendamento della Finocchiaro tocca anche il tema “caldo” della riforma della legge elettorale specificando che il lavoro del Comitato (che ha anche il compito, al termine del percorso delle riforme, di lavorare a una legge elettorale conseguente alla nuova forma di governo che verrà scelta) non impedisce che le forze politiche si confrontino e provino ad approvare una “riforma ponte” del Porcellum per via ordinaria, nelle commissioni competenti. Un percorso, quest’ultimo, che, fa sapere il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello, il governo ha l’intenzione di “agevolare”, anche e soprattutto dopo che la Cassazione ha posto dei dubbi sull’attuale sistema di voto.
Ma le parole di Quagliariello gli procurano l’ira di diversi esponenti del Pdl visto anche che il partito ha da sempre auspicato una modifica del sistema di voto solo al termine del percorso delle riforme. “Ritengo errata e controproducente l’impostazione data dal ministro Quagliariello in merito alla questione del cambiamento della legge elettorale”, dice seccato il coordinatore Sandro Bondi. Quagliariello “si ostina contro il Pdl, è incomprensibile”, è l’accusa che gli viene anche da Altero Matteoli. Tanto più che il Pd è pronto ad auspicare e insistere su una modifica il prima possibile alla legge di Roberto Calderoli. “Auspico che ci siano intese politiche per arrivare presto a ritocchi”, all’attuale legge elettorale, dice Anna Finocchiaro. “I partiti cambino presto il Porcellum”, è l’invito anche del capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda. E anche il ministro Quagliariello, nonostante le polemiche dei suoi, ribadisce la linea. Con una legge che è “sub-iudice”, osserva, “oggettivamente non si può votare”, perchE il rischio è quello di avere un Parlamento delegittimato.
Il governo, dunque, agevolerà il percorso qualora ci siano intese per una “norma ponte” sulla legge elettorale. Ma dovrà anche cominciare a pensare, avverte il ministro, a mettere mano al delicato capitolo della giustizia e per questo può utilizzare come traccia il documento dei ‘saggì chiamati a lavorare sulle riforme da Giorgio Napolitano prima dell’incarico a Enrico Letta di formare il governo. Serve, però, un intervento, perché avverte il ministro: “I governi in Italia sono saltati sul tema della giustizia e questo governo o il tema lo tocca o non si potrà meravigliare se gli toccherà la stessa sorte”.