La Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ha bocciato un risarcimento alla cittadina Karen Barlett del New Hampshire per un evento grave, come ammesso dalla stessa Corte, causato dall’assunzione di un antidolorifico generico. La stessa Corte Suprema, nel 2009, aveva invece stabilito che i pazienti che si ritenevano danneggiati potevano portare in giudizio i produttori di farmaci di marca. Come per dire che siccome i farmaci generici vengono immessi in commercio sulla base dei farmaci di marca corrispondenti, che necessitano di sperimentazione, solo i farmaci di marca possono essere soggetti a giudizio. Insomma non interessa cosa compone il farmaco generico, la colpa resta al farmaco di marca da cui deriva! In Usa l’80% del mercato è dei generici e se pazienti hanno complicanze gravi non importa. In Italia la quota di mercato del generico è di circa il 20%. In tutto il mondo occorre risparmiare sulla spesa dei farmaci non rischiando, a mio parere, sulla salute dei cittadini.

Ma non sarebbe più semplice sapere esattamente la composizione dei generici come principio attivo ed eccipienti? Non potrebbero essere esattamente uguali e costare meno per la confezione scadente, se non assente, mancanza di studi di marketing o altro? Non si potrebbe risparmiare sulle spese di costosissimi congressi medici in località amene che nulla hanno a che vedere con la salute dei cittadini? Chi gioca sulla salute dei pazienti? 

Basterebbe che le industrie farmaceutiche producessero un unico farmaco, “specifico” per ogni patologia ad un costo sociale equilibrato per le patologie essenziali e croniche. Gli altri fossero ad un costo più elevato per ridurne l’abuso e la “scorta” domestica. Così avremmo un equilibrio fra interesse economico del produttore e beneficio sicuro per il paziente. In questo quadro deve essere escluso il medico che deve restare la figura di equilibrio. Senza interesse alcuno se non il benessere di chi si affida a lui.

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