Paolo Bianco, ricercatore di fama internazionale, all'attacco: "Il governo prenda subito le distanze da una pratica che dovrebbe essere solo perseguita legalmente e bandita". Altri suoi colleghi: "La rivista ha svelato una possibile frode scientifica". Il ministro Lorenzin: "Vannoni consegni il protocollo a una commissione scientifica"
Il metodo Stamina si avvia verso una strettoia. Dopo l’attacco di Nature – che ha parlato di documentazione plagiata – arriva il fuoco incrociato da una parte di due dei massimi esperti nazionali e internazionali di staminali che fanno appello al governo per bloccare la sperimentazione del protocollo Vannoni (“Andrebbe bandito, altro che finanziato” dice Paolo Bianco); dall’altra del ministro della Salute Beatrice Lorenzin che ora chiede a Vannoni di consegnare la documentazione perché sia esaminata da “una commissione di alto profilo scientifico”. E infine lo stesso Davide Vannoni che replica attraverso facebook, chiedendo maggiori garanzie al governo dando 5 condizioni: “Oppure salta tutto”.
Bianco: “Pratica da bandire immediatamente in tutti gli ospedali”
La strada si è fatta improvvisamente in salita quando Nature ha pubblicato l’articolo in cui parlava di un caso di plagio nel protocollo Stamina. Circostanza che ha dato modo ad alcuni dei massimi esperti internazionali del settore di criticare il metodo terapeutico proposto dallo psicologo: “E’ assolutamente indispensabile – rileva il ricercatore di fama internazionale di cellule staminali mesenchimali, Paolo Bianco, dell’università Sapienza di Roma – che il governo italiano prenda decisamente e immediatamente le distanze da una pratica che, invece di essere sperimentata a spese dei contribuenti, dovrebbe essere semplicemente perseguita legalmente da parte del governo e bandita immediatamente da tutti gli ospedali pubblici del Servizio Sanitario Nazionale in modo fermo, inequivocabile e irreversibile”. Anche per Michele De Luca, direttore del Centro di Medicina Rigenerativa “Stefano Ferrari” dell’Università di Modena e Reggio Emilia, alla luce della ricostruzione di Nature, “questa sperimentazione, che era inizialmente apparsa inevitabile, non ha adesso alcun senso e andrebbe evitata. Anche sulla base dei rischi ad essa connessi e già paventati dallo stesso ufficio brevettuale che ha respinto la domanda. Il tutto per rispetto verso pazienti che hanno creduto di trovarsi davanti ad una cura originale e in grado di rispondere alle loro speranze”.
Stem Cell Research: “Metodo che dà solo false speranze”
Si aggiunge poi la presa di posizione della Stem Cell Research Italy, “in rappresentanza di oltre 200 scienziati e ricercatori italiani che si occupano di ricerche sulle cellule staminali”, che ritiene che il metodo Stamina “sia privo di qualsiasi valore scientifico e la sua applicazione genererà nei pazienti e nei familiari false speranze che resteranno tali”. Dunque Stem Cell Research Italy “sollecita il governo italiano e le autorità competenti a voler riconsiderare le loro decisioni relativamente a questa presunta terapia con cellule staminali. L’associazione ritiene che il governo italiano non possa rendersi complice di un trattamento privo di basi scientifiche e mediche”. Un metodo “insussistente dal punto di vista tecnologico e fondato su dati falsificati”. Infine, la Stem Cell Research Italy invita le autorità “a voler attuare un’ampia consultazione con gli scienziati e ricercatori che si occupano di cellule staminali al fine di evitare il ripetersi di episodi” simili. Il documento è sottoscritto dal Consiglio di amministrazione a nome della Scr Italy: Umberto Galderisi, Assunta Pandolfi, Marilena Cipollaro, Bruno Bonetti, Patrizia Dell’Era, Giovanni Di Bernardo, Roberta Di Pietro, Roberta Piva e Stefano Pluchino.
Gli esperti: “Nature ha svelato una frode scientifica”
Ma c’è di più, secondo gli esperti di staminali contattati dall’Ansa. I dati presentati da Nature suggeriscono, secondo loro, un caso di frode scientifica. Per De Luca Nature ha fornito la “prova formale” di una “frode scientifica”. Per Elena Cattaneo, direttrice del Laboratorio cellule staminali dell’università di Milano “emerge ciò che sembra proprio una frode scientifica”. Secondo De Luca “appare adesso chiaro a chiunque, e non solo a noi scienziati, che il metodo Stamina non solo non esiste, ma si basa sulla appropriazione di dati e immagini già pubblicate tra il 2003 e il 2006 da un gruppo di ricerca russo”, così come “adesso sappiamo con certezza -prosegue – che la stessa domanda di brevetto, peraltro respinta senza appello dall’ufficio brevettuale americano, non poteva neanche essere presentata”. Secondo l’esperto “forse è questa la ragione per cui Stamina non ha ancora consegnato il presunto metodo per la sperimentazione clinica, fortemente voluta dal Parlamento, che sarebbe dovuta iniziare il primo luglio”. Proseguendo verso la sperimentazione, infatti, “il governo si troverebbe ad investire soldi pubblici su una frode scientifica, ridicolizzando se stesso nonché la scienza e la medicina italiana nel mondo. Mi chiedo – conclude – come le nostre Istituzioni siano arrivate a dare un tale credito a personaggi di questa caratura che proponevano quello che a tutta la gente di buon senso e a tutti gli scienziati degni di questo nome è sempre apparsa come una bufala”.
Bianco ritiene “inspiegabili gli amichevoli negoziati, anche indiretti o a mezzo stampa, tra Vannoni e Ministero. Dichiarazioni, contatti, telefonate, pressioni sulla composizione della commissione scientifica”. Adesso, prosegue il ricercatore “il presunto metodo che Vannoni per tre volte ha evitato di rendere noto ufficialmente agli organi tecnici del ministero è ora noto. E’ evidente che non esiste nessun metodo da sperimentare. E’ evidente che non si tratta di inattendibilità scientifica, ma di cose ben più gravi”. Bianco considera quindi “urgente proteggere i pazienti dal rischio che nel Servizio sanitario Nazionale vengano ulteriormente somministrati trattamenti che non sono nè possono essere in alcun modo considerati né terapie né tantomeno terapie con cellule staminali: sono semplicemente un inganno e un abuso violento e ignobile compiuto su esseri umani vulnerabili. Il ministero deve garanzie ai cittadini, non a Vannoni e ai suoi interessi. Dicano al pubblico gli organi tecnici del ministero come stanno davvero le cose”.
E’ d’accordo anche il farmacologo Silvio Garattini che parla di “chiara accusa di frode”. “Questa – ha aggiunto – è una ulteriore ragione per non fare la sperimentazione chimica. Non si può infatti condurre una sperimentazione sull’uomo di un prodotto sospettato di essere il frutto di una frode”. Per il farmacologo quanto è emerso in seguito all’articolo di Nature “era prevedibile fin dall’inizio”. Adesso, ha aggiunto, “ci si accorge che quando ci si avvolge troppo nel segreto ci sono probabilmente troppe cose da nascondere”. Da Nature, secondo il farmacologo, è emersa quindi “una ulteriore conferma di quello che si sospettava: evidentemente si tratta di un prodotto – ha detto riferendosi alle cellule staminali utilizzate nel Metodo Stamina – costruito senza che vi sia dietro un reale metodo né la prova scientifica dell’efficacia”. Garattini è quindi convinto che “questa sperimentazione non è etica e non va fatta. Non dobbiamo infatti sottoporre persone a trattamenti per i quali non ci sono evidenze di efficacia. Si studi invece il prodotto, si analizzino le sue caratteristiche in laboratorio e si sperimentino nell’uomo solo quando c’è una forte probabilità che ci sia un beneficio”.
Il ministro: “Vannoni consegni il protocollo senza trattative”
Il ministro della Salute Lorenzin dal canto suo parla di “luci e ombre”. “La denuncia di Nature sul metodo Stamina è molto grave – aggiunge – e soprattutto desta grande preoccupazione. Però a questo punto Vannoni ha una strada, che è quella tracciata dal Parlamento: consegnare il protocollo senza fare trattative”. Il presidente di Stamina Foundation, ha sottolineato il ministro, “deve lasciare il suo protocollo ad una commissione che è fatta di profili professionali di altissimo valore scientifico, e che dovrà esaminarne la bontà e la natura. La valutazione poi darà ragione o torto, come avviene in questi casi”. La sperimentazione verrà avviata come previsto “rispettando le regole. Non credo – ha detto Lorenzin – ci siano altre strade; questa è la strada tracciata dal Parlamento”.
Vannoni: “Cinque condizioni o perdiamo solo tempo”
Ma allo stesso tempo ecco l’ultimatum di Davide Vannoni: “Se il ministro Lorenzin vuole dareseguito a quanto deciso dalle Camere dovrà fornire a Stamina garanzie maggiori di obiettività della sperimentazione”. Lo psicologo scrive che “Nature, nella speranza di far fare brutta figura ad una fondazione onlus italiana, stia, in realtà, scadendo e facendo solo politica di basso livello”con argomentazioni “che sfiorano il patetico”. Se il ministro ritiene di dare seguito a tali argomentazioni, aggiunge Vannoni “chiediamo che ne dia comunicazione immediata, in modo da non farci perdere più tempo, in funzione, soprattutto, delle centinaia di persone che a Brescia attendono di essere trattate con la metodica Stamina e che, nonostante queste maccheroniche opinioni, è già una realtà terapeutica per centinaia di persone”. Vannoni chiede, per poter avviare la sperimentazione, 5 condizioni. La prima: “La standardizzazione che stiamo facendo della metodica non venga in alcun modo modificata”. Secondo: “Spetti a Stamina la scelta delle tre patologie su cui fare la sperimentazione (suggeriamo Sla, paresi cerebrale infantile ed una malattia degenerativa non neurologica”. Terzo: “Venga individuato un solo laboratorio per la produzione cellulare in cui i nostri biologi possano controllare la produzione”. Quarto: “Vengano individuati al massimo due centri per le applicazioni cliniche e le valutazioni che siano in prossimità del centro di produzione. Quinto: “Venga nominata una Cro (organismo di controllo internazionale super partes) che certifichi tutti i dati ottenuti e l’applicazione della buona pratica clinica. O si accettano queste condizioni, spiega Vannoni, “o non ci facciano più perdere tempo”.